Riparte il progetto partecipativo di “Pensieri e Persone Per Pisa”, che si è sviluppato con il ciclo di incontri dei mesi scorsi, presso la sala incontri Langer venerdì 18 e lunedì 21 maggio. Crediamo che sia utile a stimolare il ragionamento sui problemi della città non dal punto di vista della propaganda elettorale ma da quello della ricerca di una visione e di un disegno per il futuro. Da quello che possiamo vedere fino ad ora, sui giornali o nei confronti diretti, il confronto elettorale stenta a emergere come confronto di idee e di programmi. Si assiste più ad una logica di interdizione, tutta in negativo, che non a mettere al centro i fattori propositivi. Questo in un quadro che vede 10 candidati a Sindaco, 22 liste e 611 candidati al Consiglio Comunale. Un conto approssimativo porta alla valutazione che il rapporto fra iscritti alle liste elettorali e candidati è ben al di sotto dei 100 elettori per candidato. Un rapporto che indica un livello di frammentazione della rappresenta enorme, e il rischio è che la scelta sulle preferenze avvenga più sui rapporti personali e parentali che non su quelli della competenza o dell’effettivo legame con la realtà del territorio. Non so se si tratta di una preoccupazione esagerata, ma il clima che sentiamo in giro, fatto di molti motivi di scontento e talvolta di rabbia, avrebbe bisogno di risposte aggreganti, capaci di costruire coesione e fiducia. Certamente la lunga crisi economica di questi anni ha prodotto un oggettivo peggioramento delle relazioni sociali, della qualità della vita, delle prospettive di lavoro e di reddito. L’insicurezza è diventata la cifra prevalente nell’approccio con gli effetti della crisi e ha inciso anche sul modo di vivere la città. Amplificata anche dai limiti dell’intervento pubblico: Stato e istituzioni locali. E tutto questo porta alle chiusure, all’abbandono degli spazi pubblici, alla limitazione delle occasioni di incontro e di relazioni sociali.
Ma la risposta a questi problemi non può arrivare da una sostanziale rincorsa dietro a quel malessere, a quel senso di insicurezza. La risposta efficace viene semmai da una “riappropriazione della città, di quelle strade e quelle piazze che non sentiamo più nostre, perché appartengono a tutti e quindi non sono di nessuno”. Ho usato il virgolettato tratto da un simpatico libretto intitolato “Le panchine ribelli” per dire che si deve ripartire da una forte iniziativa civile volta a affermare l’idea che pubblico non significa di nessuno ma di tutti, e quindi anche mio. È questa la prima condizione per ricostruire un senso di comunità. Ed è anche la condizione per chiedere di rimuovere quelle situazioni che generano una situazione di particolare e inaccettabile degrado. Ma è dalla sfida della convivenza collettiva, che va rimessa insieme, che si può e si deve partire per costruire il futuro, evitando di rimanere prigionieri del giorno per giorno. Per questo occorre un maggiore sforzo progettuale, un’idea di città capace di far guardare in avanti e di collocare i singoli interventi in un ragionamento che ne valuti tutte le implicazioni.
Noi cercheremo di farlo proseguendo con gli incontri di Pensieri e Persone Per Pisa.
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