Approvata alla Camera, dopo lunga gestazione parlamentare e diversi richiami internazionali, la legge che introduce il reato di tortura. Ma il testo, nel suo percorso, è stato fortemente ritoccato e annacquato, tanto da provocare una forte delusione in ampi settori dell’opinione pubblica progressista e di sinistra. Certo, rispetto al niente è un passo avanti. Ma sta di fatto che nel niente non ci si poteva più stare, e osare un po’ di più non sarebbe stata un’impresa difficile. Ma purtroppo, nella confusa situazione politica in cui ci troviamo, la logica delle misure dai titoli simbolici ma con contenuti flebili vanno alla grande. Poi si è discusso di immigrazione sulla base delle comunicazione del Ministro degli Interni Marco Minniti, che ha rappresentato la grave situazione in cui si trova l’Italia, lasciata sola dall’Europa ad affrontare un fenomeno migratorio di dimensioni enormi, sempre più difficili da gestire. Per questo il Governo si sta muovendo per richiamare gli altri Paesi europei alle loro responsabilità. Ma per adesso le risposte cha abbiamo ricevuto non sono soddisfacenti e forse occorre pensare a qualche iniziativa più energica in ambito europeo. Il rischio più serio, in questa fase, è che di fronte alle difficoltà si pensi di rincorrere le politiche che mettono al primo posto il ridimensionamento della questione dell’accoglienza. Del resto la crisi economica e sociale alimenta e accresce un sentimento di diffusa chiusura e di ostilità verso gli immigrati, e i populismi ci sguazzano. Questo problema non si risolve con la denuncia ma richiede un’azione forte e concreta su diversi piani, portata avanti dai principali governi europei. Il punto è capire se bastano le politiche di contenimento del fenomeno attraverso l’accoglienza e l’integrazione a cambiare il clima sociale, senza mettere in campo un ragionamento sul futuro dell’Europa, sulle scelte e sulle risorse necessarie per costruire una prospettiva di crescita e di progresso per le nuove generazioni. Ci pensavo dopo l’iniziativa di lunedì scorso sul tema della messa al bando delle armi nucleari. La realtà ci parla di espansione e di enormi investimenti in corso e programmati e mi chiedo se non sia anche questo un terreno possibile di sensibilizzazione, di proposta e di mobilitazione per far capire che il nodo della crisi si può sciogliere evitando di alimentare la guerra fra le parti più deboli della società.
Sul versante delle notizie sul lavoro i dati dell’Istat smentiscono le periodiche dichiarazioni del Governo sul rilancio dell’occupazione e l’Italia si conferma di gran lunga la maglia nera della disoccupazione giovanile. È evidente che il Jobs Act, oltre ad avere indebolito i diritti del lavoro, non ha prodotto risultati apprezzabili, soprattutto se confrontati con i miliardi spesi nelle incentivazioni alle imprese anziché negli investimenti.
Un’ultima considerazione sul piano locale. Ho visto dalla rassegna stampa il balletto di giustificazioni che sono state usate sul caso dell’assessore regionale Remaschi, che a Lucca, nella fase del ballottaggio, ha promesso aiuto al candidato del centrodestra. Prima ha negato la telefonata, poi ha detto che era uno scherzo e infine che si trattava di una strategia. Leggo che il PD, dopo qualche titubanza, si è schierato in difesa dell’assessore. Tutto ciò è ridicolo e la dice lunga sul livello del confronto all’interno del PD. Ma comunque finisca questa storia, con le dimissioni, la sostituzione oppure nulla, la credibilità di Remaschi e del gruppo dirigente del PD lucchese e regionale ne esce molto compromessa. A meno che in queste ore non ci sia uno scatto di responsabilità, o meglio, in un caso come questo, di dignità.
Infine, venerdì sera parleremo di ambiente, aree protette e di politica, al circolo Il Fortino a Marina di Pisa. Cominceremo alle 20 e proseguiremo con una degustazione a base di pesce. Un’occasione per stare insieme e ragionare INSIEME sul progetto presentato sabato scorso a Roma da Pisapia e Bersani.
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