Mentre guardo o ascolto Ballarò per cercare di capire meglio le prime informazioni sulla manovra economica mi viene da scrivere alcune riflessioni sparse, di cose lette o sentite negli ultimi giorni. Comincio dalle notizie più fresche e grottesche. La prima: l'idea di spostare l'apertura dell'anno scolastico al primo di ottobre allo scopo di favorire il turismo. Si può approndire leggendo gli articoli di Francesco Merlo su Repubblica e di Irene Tinagli su La Stampa (entrambi in allegato). La proposta viene da un senatore del Pdl che non so chi sia, ma non mi sorprende più di tanto perché di cose strane se ne vedono tante anche da queste parti (intendo dire nelle aule parlamentari). Invece quello che è davvero sorprendente è l'apertura di credito verso questa proposta fatta subito dal Ministro Gelmini. E mi astengo da qualsiasi apprezzamento.
La seconda l'ho letta su Europa. Mario Adinolfi rivela che sul sondaggio (sic!) lanciato da l'Espresso per individuare chi sarà tra i giovani emergenti il nuovo leader del Pd ha prodotto dei risultati molto curiosi. Viene fuori che i nomi più accreditati sono stati votati online per migliaia di volte da pochi Ip. Cioè Matteo Orfini su un totale di 4.635 voti 3.493 sono segnalati dallo stesso Ip; Matteo Renzi su un totale di 8.373 ne ha avuti 5.204 da soli 3 Ip; Debora Serracchiani su un totale di 7.627 circa 5.361 sono arrivati da 3 Ip; Giuseppe Civati su 8.345 ne ha raccolti 5.296 da 3Ip; Nichi Vendola su 8.245 ne ha avuti 4.810 da 4 Ip. Il titolo del pezzo è : "Se i "nuovi leader" dem si votano da soli ". Che dire ? Meglio passare ad altro. Però, e ne riparleremo, che disastro l'idea di una politica basata sul personalismo e sul mito della comunicazione. Ma il merito, in politica, dove si trova? come si misura? Davvero si fa online? Poi mi torna in mente un sondaggio fatto dall'ANCI tra i giovani amministratori tre settimane orsono e dal quale veniva fuori che il 45,5% pensa che per fare politica la cosa più importante sia avere un "padrino" o un capocorrente, e il 52,2% rispondeva che i giovani amministratori non sono "né più e né meno onesti" dei più grandi. Allora sarà meglio cambiare argomento e riflessione……almeno per ora.
Passo al pezzo di Mario Pirani su Repubblica di ieri (anch'esso in allegato) in cui contesta duramente la proposta approvata dall'Assemblea Nazionale del Pd, sostenuta da Maria Chiara Carrozza e dal gruppo di lavoro sull'Università. Nel merito si tratta dell'idea di produrre uno "shock generazionale" nelle nostre università obbligando i professori ad andare in pensione a 65 anni favorendo così il ricambio e l'ascesa di nuove energie. Pirani dice che così si rischia il depauperamento di esperienze e di specializzazioni che porterebbe ad un impoverimento del sistema universitario. Sostiene che c'è una eccessiva "animosità antiaccademica" e che attaccare "il potere dei baroni appare una ripresa farsesca degli slogan sessantotteschi". Non sono in grado di dare giudizi approfonditi. Ma noto che Pirani usa in modo opposto la stessa foga quando si tratta di criticare i politici che vogliono stare abbarbicati ai loro posti e pretendono di mettere bocca sull'attribuzione di responsabilità nella sanità o nella pubblica amministrazione. Non mi sembra una grande dimostrazione di coerenza. Semmai si sente odore di corporazioni.
In ultimo due piccoli pensieri sulla tv. Il primo mi viene da una lettera pubblicata sul settimanale del Corriere qualche settimana fa (in allegato). Il lettore scriveva che aveva capito perché il centrosinistra perde guardando i dibattiti politici sulla Rai: la sinistra ride troppo, di tutto e di se stessa. Me l'ha riportata in mente Angelo Guglielmi che intervistato dalla Dandini venerdì scorso diceva che "oggi ci vuole una tv meno ironica e più pedagogica". Forse ha proprio ragione. I tempi cambiano e non sempre in meglio. E allora bisogna saper trovare o ritrovare anche il valore della serietà e dell'educazione. L'ultimo pensiero è per Maria Luisa Busi e per gli altri giornalisti del TG1 allontanati da Scodinzolini. Chi l'avrebbe immaginato qualche anno fa che la Busi si sarebbe caratterizzata come ribelle di fronte al potere costituito? Vuol dire che ormai non ci sono più limiti, e nemmeno pudore. E l'attacco alla libertà di stampa contenuto nel progetto anti-intercettazioni ne è un segno assai preoccupante.
5 Commenti
Caro Paolo,
ho trovato un po’ fuori tono l’articolo di Pirani contro la proposta di Carrozza. Tuttavia rilevo, e con qualche cognizione di causa non foss’altro che per l’esperienza nell’università, che qualunque criterio generalista, e quindi anche quello dell’età, è poco utile per cambiare una situazione ormai prossima all’implosione. C’è una sola via: merito e scelte, e valutare la gente per quello che fa, nella ricerca e nella didattica.
Ps. sulla cronaca: trovo fantastica la lettera dei tre sindaci della val di Cornia contro la neoassessora Marson, alla quale evidentemente non riconoscono neanche il diritto di esprimere una opinione sommessa e ragionevole (“qualcosa non ha funzionato nel rapporto tra piano strutturale e regolamenti …bisogna riflettere”) senza averli prima – così dicono – consultati. Un campo di decentramento l’urbanistica, e si vede!
Caro Paolo,
oggi sulle lettere di Repubblica c’e` una risposta a Pirani di Marco Meloni.
Per quanto riguarda i 65 anni, questo limite si trova per esempio anche in Germania, solo che li` i professori bravi diventano “emeriti” e benche` pensionati, (e quindi non piu` pagati dalle Universita` ) possono seguitare a fare ricerca, avere studenti di dottorato, partecipare a convegni etc. Ero giusto l’altra settimana ad un convegno in onore di un sessantenne spagnolo e il primo giorno hanno parlato 4 emeriti professori tedeschi, tutti piu` anziani del festeggiato. Al solito, basterebbe entrare nel merito.
Sommessamente su questo argomento, mi permetto di criticare il nostro partito per la scelta dei responsabili del settore. Non ho nulla contro Carrozza e Meloni, pero` la prima dirige il Sant’ Anna che non e` propriamente una generica universita` meritevole e povera, il secondo e` un giovane avvocato con molte e qualificate esperienze, ha anche un contratto di insegnamento universitario, ma quand’e` che sceglieremo uno scenziato esperto in ricerca di base, invece che legulei, medici ed ingegneri?
Fontanelli, non ho potuto votarla all’assemblea comunale del Pd perchè non ne ho diritto. Ma l’ho sostenuta e sono stato molto felice della sua elezione. Penso che una persona che si candida alla guida di un partito cittadino (a maggior ragione se di maggioranza) debba avere un’idea chiara sullo sviluppo della città. Io ero e rimango dalla sua parte perchè lei quell’idea ce l’aveva e gli altri due no. O almeno io proprio non l’ho colta. Le scrivo questo non per riaprire ”polemicuzze” spero superate. Ma per esplicitarle un ragionamento sulla questione generazionale: io non l’avrei votata perchè aveva una quindicina (vado ad occhio) d’anni in più dei suoi concorrenti, no. L’avrei votata per l’idea di città, e di partito cittadino, che ha proposto. A prescindere dall’età.
Questo però vale anche all’inverso: non è che quelli più anziani sono in quanto tali più bravi. No, non è vero nemmeno questo. Confrontiamo il merito, e come dice giustamente lei,il nodo è come si misura il merito in politica. Però, ecco, mi perdoni: noto che, sempre più spesso, i bersaglio delle sue critiche interne sono i c.d. giovani esponenti del Pd e della sinistra. Prima Renzi, Serracchiani, Civati, Vendola. Ora, io non conosco bene nemmeno uno di questi e può darsi abbia assolutamente ragione lei nel criticarli. Però, ecco, intanto almeno un paio di questi (Renzi e Vendola) qualche elezioni vera l’hanno vinta … E poi, mi perdoni, spero vivamente che si sbagli, perchè se i giovani del nostro partito sono tutti “furbetti carrieristi”, come talvolta mi sembra di cogliere dalle sue parole, allora davvero saremmo un partito quasi alla frutta … Perchè un partito (come qualunque altra organizzazione peraltro) senza giovani in gamba è un partito che non ha futuro. Allora, ecco, le chiedo un segno d’incoraggiamento: le credo, perchè ho stima di lei, e quindi ammettiamo pure che renzi, serracchiani, etc non siano bravi … Ce lo scrive un taccuino sui giovani bravi del Pd o, se proprio non ve ne fosse nemmeno uno, su come si fa a formare giovani bravi in tempi relativamente brevi? Perchè nel caso mi sa che ne avremmo davvero bisogno.
Mi sembra che i due commenti di Francesca e Cristiana trovino un punto d’incontro sull’esigenza di valorizzare finalmente nell’università il merito e quello che effettivamente si fa nella ricerca e nella didattica. Anch’io penso che questa sia la via maestra, molto di più di quella del ricambio generazionale. Però bisogna fare i conti anche con la realtà di fatto. Oggi l’università italiana brilla per la scarsa promozione di energie nuove e appare fortemente bloccata da una scarsa mobilità interna, che fa il paio con la bassissima mobilità sociale del nostro paese dove prevalgono meccanismi familistici, amicali o clientelari. Proprio oggi è stato presentato il rapporto dell’Istat che parla di 2 milioni di giovani italiani fra i 15 e i 29 anni a rischio di esclusione sociale perché costretti all’inattività, senza sbocchi. Record europeo. Così come abbiamo quello dei “cervelli in fuga”. Ecco io penso che il problema vada preso innanzitutto da questo verso e la proposta fatta dal gruppo di lavoro sull’università del Pd va in questa direzione. E comunque la veemenza dell’articolo di Pirani la considero sbagliata e dettata più da interessi e relazioni che da un giudizio argomentato e equilibrato.
Ma cambiamo tema. Stamani sono stato all’iniziativa organizzata da compagni e amici per festeggiare gli ottantacinque anni di Alfredo Reichlin. E’ stato un bel momento con un filmato che partiva dalla scelta di un giovane che appena finito il liceo decideva di andare a combattere contro il fascismo e ripercorreva le tappe di una vita spesa per la politica, nel partito, per far avanzare l’idea di uguaglianza. Poi i video-saluti e il discorso di D’Alema. Se lo trovo lo metterò sul sito. Vale la pena di leggerlo. Comunque la cosa più divertente è stato il saluto in video di Bersani che si giustificava perché “era stato inviato in Cina a dirimere una controversia fra i compagni cinesi e il compagno Togliatti, però questi cinesi sono tutti ingegneri e non ne vogliono sapere di ideologie.”. E per stare sul leggero vi consiglio di leggere il pezzo di Vittorio Sabadin, pubblicato su La Stampa, che racconta i rituali con i quali si tiene il discorso della Regina a Westminster. Non lo sapevo e mi sono incuriosito e divertito. Lo trovate in allegato.
Quando ho scritto l’ultimo commento non avevo letto quello di Gregorio. Altrimenti avrei risposto ben volentieri. La risposta a Francesca e Cristiana, comunque, almeno in parte tocca alcune delle questioni poste da Gregorio. Quando parlo della necessità di sbloccare la società italiana e dare fiducia ai giovani, infatti, ciò vale anche per la politica. Non ho alcuna prevenzione per le nuove generazioni. Anzi. Però sono contrario alle generalizzazioni in ogni senso e sopporto poco concetti senza sostanza e senza merito come quello delle “facce nuove”. Soprattutto perché vengono indotti e veicolati sulla base dell’idea che contano non le idee, e la capacità di portarle avanti, ma l’immagine e la comunicazione. Comunque in quel taccuino io non ho dato giudizi sulle persone citate. Ho solo riportato una notizia “sorprendente”, poi ripresa anche dal Corriere della Sera e da altri, anche simpatizzanti e cultori della democrazia online. Ma chissà che non sia stato proprio un trabocchetto psicologico architettato da quelli de L’Espresso.
Comunque a Gregorio voglio dire che nel Pd ci sono molti giovani bravi e capaci che hanno ruoli e funzioni importanti. Forse si fanno notare poco, o forse il partito non li valorizza abbastanza, ma ci sono. Basta prendere l’elenco del segretari regionali per trovare alcune individualità di grande valore, oppure l’elenco dei sindaci e degli amministratori del Pd e domandare nei rispettivi territori –anche in Toscana- qual è il giudizio. Certo c’è da fare un po’ di selezione, ma la materia prima non manca. Anche negli organismi dirigenti nazionali e tra i parlamentari del Pd, inoltre, ci sono persone tra i trenta e i quarant’anni che hanno dei numeri. Il problema è ancora quello –spero per poco- del funzionamento di un partito che mette alla prova e selezione sulla base del merito e non delle correnti o delle spinte di Repubblica o di altri mezzi di comunicazione. Non mi metto a fare nomi perché non è simpatico, però almeno uno lo faccio perché già il nome è di buon auspicio: Roberto Speranza, segretario regionale della Basilicata.