Scrivo stamattina sulla strana giornata parlamentare di ieri. In aula si doveva discutere e votare sul collegato alla legge Brunetta intitolato "Semplificazione e carta dei doveri delle amministrazioni pubbliche". Invece il povero Brunetta ha dovuto fare marcia indietro e chiedere di ridiscutere in commissione il provvedimento. Questo perché da un lato doveva rispondere alle obiezioni fatte dal PD sulla regolarità di un testo che è stato modificato dopo che si era concluso l'iter in commissione, e dall'altro non faceva i conti con i rilievi sulla copertura finanziaria. Dato che tale provvedimento era il "pezzo forte" dell'attività parlamentare di questa settimana è subentrato un certo smarrimento nella maggioranza, che dimostra limiti evidenti nella capacità di governo. Tutto ciò nel quadro dell'emersione di un diffuso processo corruttivo, che sta toccando diversi personaggi e modi di essere e di fare del centrodestra, e che alimenta un clima di forte incertezza anche sulla tenuta della legislatura. E' in questo clima che ho guardato con un po' di sollievo ai risultati elettorali nei comuni del Trentino e dell'Alto Adige. Il centrosinistra ha tenuto bene e il PD è andato avanti recuperando anche verso la lista di centro che fa capo a Dellai e a Rutelli. Tuttavia il clima generale, nel paese, non è incoraggiante. E' vero che si registra una caduta di credibilità del Pdl e di Berlusconi. Che, però, fatica a sfociare nella ricerca di una alternativa politica mentre sembra orientarsi di più verso lidi populistici. Monta l'onda dell'antipolitica, sostenuta e cavalcata anche da esponenti del governo come il ministro Calderoli -e non solo- che si sono subito buttati sui tagli agli stipendi dei politici. La strumentalità è evidente. Non perché non si debba discutere dei costi della politica. Anzi, bisogna farlo. Ma a partire da un serio ragionamento riformatore che porti al superamento del bicameralismo e alla riduzione dei parlamentari. Invece sorprende che è proprio su questo piano, quello del qualunquismo populista, che si sviluppano iniziative anche sul web basate su dati e informazioni del tutto falsi. Oggi mi hanno fatto sapere che nella rete del mondo universitario pisano girano documenti sugli stipendi e sui privilegi dei parlamentari del tutto infondati, gonfiati e errati in modo arbitrario. Eppure chiunque, soprattutto se ha i mezzi e la pratica per andare su internet, può verificare le cifre e le condizioni garantite ai deputati e ai senatori, nei rispettivi siti. Però l'impressione è che si lasci andare, senza alcun approfondimento o riflessione, una campagna che è destinata a delegittimare le basi della repubblica parlamentare. Nel passato taccuino accennavo a Waimar. Non siamo lontani. Forse sono pessimista ma gli sbocchi autoritari, di destra e populisti, si costruiscono così. A meno che non si tratti, come pensa qualcuno, di un trucco per non parlare della crisi e della dura manovra economica che si sta preparando e che dovrà ridimensionare sostanzialmente, come dice Tremonti, "la mano pubblica". Ma se anche così fosse il problema e la preoccupazione non cambiano. La semina produrrà inevitabilmente un indebolimento della credibilità del nostro sistema costituzionale, basato sulla democrazia parlamentare e sui partiti.
In ultimo voglio dire che in prima commissione abbiamo iniziato l'esame degli emendamenti sul progetto di legge che riordina il sistema e le funzioni delle autonomie locali. Ne parleremo più diffusamente nei prossimi giorni, però mi preme dire che nelle prime battute siamo riusciti a salvare un articolo proposto dal nostro gruppo per l'introduzione formale dell'Anagrafe degli eletti. Il ministero del bilancio aveva fatto obiezioni sul costo e proposto, quindi, l'inammissibilità. Dopo le nostre controdeduzioni ho concordato una integrazione che dovrebbe portare alla accettazione della proposta emendativa. Speriamo.
4 Commenti
Caro Paolo
Mentre leggo la tua analisi politica del momento, che ovviamente condivido, in televisione c’è Di Pietro in conferenza stampa con Calderoli che illustrano il federalismo! Ma di Pietro non dovrebbe fare le conferenze stampa col nostro segretario? Cosa sta succedendo? Come si fa a tenere una linea di lungo respiro che consenta a questo paese di uscire da una crisi politica grave, come quella attuale?
Conteporaneamente a quanto sopra, Santoro ha trovato il modo di assicurarsi il futuro tradendo per trenta denari e senza batter ciglio quanti l’avevano seguito nella lotta per una libera informazione! altro che onda dell’antipolitica, se continua così sarà uno tsunami!
L’intervento di Luigi mi permette una immediata considerazione sul decreto del Federalismo demaniale. Ieri è stato approvato un testo assai diverso da quello inizialmente presentato dal governo. E ciò grazie soprattutto al lavoro concreto e propositivo del gruppo del Pd e in particolare di Marco Causi, vicepresidente della bicamerale e relatore. Basta andare a leggere i resoconti del lavoro della commissione per avere un riscontro chiaro di questa affermazione. Quindi il contenuto normativo è migliorato e proprio per questo il Pd ha deciso di dare un voto di astensione su un provvedimento che mantiene limiti e carenze.
Mentre Di Pietro ha ritenuto di votare a favore e di fare una operazione propagandistica invitanto alla sua conferenza stampa il ministro Calderoli. E questo senza alcuna riflessione sul fatto che fino a poche ore prima, e lo farà di nuovo, non aveva perso occasione per accusare il Pd di tiepidezza verso il governo. Alla grazia della coerenza ! Però ciò non meraviglia perchè, come si può facilmente dedurre da ogni sua dichiarazione, Di Pietro persegue innanzitutto l’obbiettivo di guadagnare voti a spese del Pd. La mia opinione è che dovremmo dirlo con più chiarezza e prendere le distanze da un comportamento che in realtà è un’altra faccia del populismo.
Ciao,
non mi piace avere paura, ma in larga misura condivido l’analisi. Credo però che il riferimento al mondo universitario debba essere approfondito. Mi si passi il linguaggio retrò. Ne chiedo venia in anticipo ma mi viene così: negli atenei vince la destra. E’ mostruoso in sé. Ma come si fa ad essere moderati a vent’anni? Come si fa ad essere conservatori a vent’anni? Il problema non è l’antipolitica, ma la mancanza di speranza che si sta diffondendo e che colpisce i giovani in modo allarmante: essere conservatori a vent’anni significa che domani sarà peggio di oggi. Vuol dire si salvi chi può, teniamoci stretti su questa zattera di passato, perché il futuro non sarà bello. Ecco quel che mi spaventa. Il desiderio casa-marito-stationwagon: rassicurante come un pavesino e falso come giuda. Tutto questo è prossimo parente della scarsa voglia di approfondire. Mi sembra che si stia pericolosamente diffondendo il desiderio di rendere tutto semplice, quando al mondo di semplice c’è ben poco. Ma i ragazzi spesso tagliano corto, non vogliono sentire, non vogliono sforzarsi di capire. E non credo sia per scemenza, ma per paura di guardare un avvenire che non è all’altezza dei loro sogni, e francamente di quelli di nessuno. Non tutti sono così, ma tanti si. Non accettano che i problemi complessi abbiano soluzioni difficili da capire o solo intravedere. Politico:ladro. Migrante: delinquente. Donna:venale (se va bene). Non vorrei sembrare disfattista, ma c’è un livello di banalizzazione impressionante, che mi sembra si usi da placebo, come i malati che non vogliono sapere. Da qui si dovrebbe provare a ripartire, per innalzare il livello del confronto, al di là dell’esito che potrà avere. Certo significa mettersi in gioco, dare ai più giovani le chiavi della macchina: se ti costringo a capire dove stai nel mondo, devo poterti mettere nelle condizioni di muoverti. E mi pare che qui non si sia all’altezza, soprattutto per gli scarsissimi mezzi economici in campo. Per questo credo ci sia davvero più che mai bisogno di buona politica, per dare ai giovani uomini e donne almeno l’opportunità di capire quel che succede intorno a loro. Non è una soluzione, ma almeno ci sottraiamo all’ignavia. Grazie per la pazienza a coloro che mi hanno letta. Sono andata lunga …
le iniziative di Calderoli sono strumentali; però le domande che fa Rizzo sul Corriere hanno un fondamento e rispecchiano il senso comune. E proprio perchè emerge una corruttela diffusa dentro e attorno al governo e gli episodi di malcostume proliferano, mentre si prospetta una stretta alla libertà di stampa, è giunto il tempo che il Pd prenda in mano la questione della riforma della politica.