Stamani ho visto sul Corriere che Guido Bertolaso è andato alla sfilata degli alpini a Bergamo (non è dato sapere per quale emergenza…) e ha preso una buona dose di applausi, così che si è affrettato a dichiarare "la gente è con me". Ciò proprio nel giorno in cui più di un quotidiano, come il Sole 24ore e La Stampa, hanno sollevato serie perplessità sulla sua conferenza stampa di autodifesa e il ministro degli esteri è stato costretto a prendere le distanze per l'incauta battuta su Bill Clinton. Anzi proprio il Corriere aveva pubblicato sabato scorso in prima pagina un articolo di Giovanni Bianconi che metteva in evidenza come quella iniziativa poteva configurare un "piccolo abuso" del tutto inopportuno, non solo e non tanto per la battuta quanto per la sovrapposizione dei ruoli istutuzionali con la sua personale vicenda giudiziaria. (leggetelo in allegato). Ecco che allora vi suggerisco di leggere anche il Gramellini, sempre di sabato scorso, dal titolo "Con quelle facce un po' così". Ora tra i premi della repubblica di Cialtronia ci va anche, a pieno titolo, il nostro Superman della Protezione Civile.
Comunque il dibattito attuale nel nostro Paese, compreso quello interno al Pd, appare sempre più generico, povero e provinciale di fronte a temi così rilevanti come la crisi e il futuro economico del nostro continente. La vicenda della Grecia ne è una dimostrazione evidente. Ma anche la riflessione -mancata, finora- sul significato dei risultati elettorali più recenti in Francia, in Gran Bretagna e ieri in Germania. La prima domanda che viene da fare è perché la crisi negli altri Paesi penalizza i governi e rafforza le opposizioni mentre da noi questo non accade, o almeno non accade nello stesso modo e nella stessa misura? Le risposte possono essere tante: dal peso effettivo della crisi alla mancanza di un'alternativa credibile, dalla crescita della sfiducia nella politica al condizionamento dell'informazione. Credo che comunque una peculiarità italiana ci sia. A mio parere sta nella debolezza strutturale della cultura civica e democratica dell'Italia, oggi attaccata dal populismo e dalla frammentazione sociale e corporativa, coltivata e spinta con forza dal centrodestra e da un sistema di comunicazioni di massa (giornali e tv) che quando non è sottomesso, o costretto al compromesso, è del tutto asservito. Anche coloro che fanno parte dei gruppi editoriali antagonisti a Berlusconi si prestano quotidianamente allo "sputtanamento" della politica rinunciando ad ogni qualsivoglia tentativo di distinzione. Anzi, ormai in molti casi si teorizza che la politica fa notizia solo quando ci sono scandali o dietrologie. Quando, invece, la politica fa la politica, cioè si confronta sulle idee o si occupa dei problemi, non interessa a nessuno, così si dice …. e si fa.
Del resto anche noi ci mettiamo del nostro: si è appena concluso l'appuntamento dei sostenitori della mozione "Franceschini" a Cortona e la parola d'ordine che tutti hanno usato è quella che "il Pd ha bisogno di un cambiamento di passo". Bene, ma è la stessa parola d'ordine, uguale uguale, che stava al centro della mozione di Bersani al congresso. Forse è il caso di avere almeno un po' più di fantasia. Ma soprattutto bisognerebbe mettere da parte i personalismi e alzare il livello dell'analisi e del confronto sulle prospettive della nostra società, sugli obbiettivi di sviluppo e di rinnovamento, sulle proposte per rendere possibile e credibile l'alternativa.
Voglio concludere con una domanda: è possibile pensare in Italia a reali processi di riforma in un contesto politico normale, con una maggioranza che farà di tutto per tutelare gli interessi di chi l'ha votata e un'opposizione che cercherà innanzitutto di guadagnare spazio sulle debolezze della maggioranza senza, ovviamente, urtare il proprio elettorato? Credo che sia una domanda meritevole di attenzione e non la vedo risolvibile né con le alchimie sulle alleanze politiche né con l'idea di grande e convergente battaglia di tutte le forze dell'opposizione. Allora, che fare ?
1 Commento
Caro Paolo, non sono d’accordo su una cosa che dici, “una maggioranza che farà di tutto per tutelare gli interessi di chi l’ha votata”. Penso che la maggioranza fara` cio` che dice il padrone che pensera` solamente a tutelare i suoi personali interessi.
Cio` detto chiederei al partito un dibattito aperto sul ruolo dell’Europa, quello che ha e quello che dovrebbe avere, le cospicue quote di sovranita` che dovrebbe avere la Commissione, se e` bene che la Commissione risponda ai governi nazionali o invece al Parlamento europeo eletto dai cittadini eccetera eccetera, temi che riguardano la crisi e le agenzie di rating, e la politica estera e la politica per l’immigrazione, il lavoro e la cittadinanza.
Personalmente penso che tutte le politiche di welfare sono nate e si sono sviluppate in Europa e solo l’Europa le puo` difendere, a patto di divenire un’entita` politica forte e unita e non la somma di una ventina di egoismi regionali. La libera circolazione non serve a niente se non si fa una politica industriale a livello europeo che abbia come obiettivo il lavoro e l’espansione della cittadinanza.
Un dibattito su questi temi, tenuto ad un livello alto, credo ci aiuterebbe a indicare in modo chiaro la via per l’alternativa e forse ad accendere qualche speranza. Come dire, alziamo la testa dal fango in cui siamo e guardiamo l’orizzonte.