Stamani riprendono i lavori parlamentari. Prima in commissione e poi in aula. Non sono in discussione provvedimenti di particolare rilievo mentre è stata messa all'odg la mozione presentata dal nostro gruppo sull'immigrazione e sulla cittadinanza. Ma non ho notizie, per ora, sullo svolgimento dei lavori.
In treno oltre alla lettura dei giornali ho pensato alle cose da dire, sul voto regionale, nell'assemblea comunale pisana di domani sera. Come ho già commentato credo che il tema principale della riflessione sia quello dell'astensionismo. E' il non voto che ha determinato i risultati delle elezioni poiché tutti i partiti hanno raccolto, in voti reali e non in percentuali, meno consensi di un anno fa. Ciò che ha fatto la differenza, alla fine, è stato il grado di fedeltà degli elettori della Lega e dell'IdV che si sono recati ai seggi più degli altri. Soprattutto di quelli del Pdl e del Pd. Ed è proprio sulle ragioni di questo atteggiamento che si deve riflettere poiché, secondo alcune indagini, almeno il 51% di coloro che non sono andati a votare lo hanno fatto consapevolmente, per scelta. Quindi non è solo un problema di disinteresse e di distacco dalla politica. C'è tanta delusione e anche repulsione. Certo, si può leggere questo atteggiamento come critica e domanda di cambiamento verso una politica che non risolve i problemi e, per quanto ci riguarda, è incapace di indicare un'alternativa netta a questo stato delle cose. Però si può leggere anche in chiave di conservazione. In primo luogo perché è evidente che decidere di non votare significa rinunciare ad un atto, pur piccolo che sia, di concreta spinta al cambiamento. A meno che non si ragioni con la logica del "tanto peggio tanto meglio". E poi perché alcuni dati della realtà qualcosa possono dire: mentre si parla della crisi e dei suoi effetti si legge che in Italia più della metà degli italiani denuncia meno di 15.000 euro di reddito e solo l'1% ne denuncia più di 100 mila. Sono dati che forse non producono una grande ansia di cambiamento. E' una risposta ? Non lo so. Forse è semplicistico, ma qualcosa c'entra con la visione dello Stato e con la concezione dei diritti e dei doveri. Che ne dite?
Quanto ai commenti sul blog penso che l'interrogativo sul voto cattolico posto da Fulvio sia interessante ma non so se può trovare una risposta esauriente. A Fabiano voglio dire che forse il titolo su Renzi era "troppo", come dici, ma serviva a richiamare l'attenzione (così dicono i giornalisti..). Tuttavia nei contenuti la penso così: cambierò idea quando Renzi avrà dimostrato di saper fare il sindaco e non il comunicatore per esigenze di visibilità personale. Ma, al riguardo, ancora di risultati non ne vedo. Quando parliamo di merito, per me, parliamo di questo: della capacità di fare bene e in modo onesto il proprio compito, quello per cui i cittadini ti hanno dato la responsabilità. In questo senso il richiamo di Gregorio è giusto, ma è inevitabile che Rossi debba anche trovare un equilibrio per garantire coesione stabilità alla giunta e alla maggioranza, che sono la condizione primaria della governabilità. Sulla toscanizzazione dell'Italia auspicata da Henry concorderei, ma è solo un auspicio che innanzitutto ci deve rendere consapevoli che, anche qui, non tutto è scontato, che non c'è un modello strutturato e inattaccabile, che il logoramento è dietro l'angolo, e un po' si è affacciato (astensioni e voto leghista), anche nella nostra Toscana.
Concludo invitando a leggere la rubrica di oggi del solito Gramellini: è di un realismo spiazzante ! A qualcuno può far cadere le braccia (il mito della speranza). Ma quello che ci chiede il finale è ancora più impegnativo, per ciascuno di noi. Che ne dite?
3 Commenti
Caro Paolo, non ti rispondo nel merito di quanto scrivi, ma su un’altra cosa.
Come facciamo a far sentire il nostro sdegno per il cosiddetto legittimo impedimento? Leggevo oggi che anche solo l’aver convocato un referendum contro questa ulteriore legge ad personam ne bloccherebbe gli effetti, anche se non capisco come. Ne ho discusso con compagni del mio circolo e si diceva che se tutto il partito sostenesse con forza il Referendum, come non e` stato fatto in altre occasioni, si potrebbe avere il quorum. Io non sono del tutto convinta della praticabilita` di una cosa del genere, pero` e` certo che dobbiamo trovare il modo di farci sentire. Se no passa l’idea che noi siamo disposti a fare pasticci con questa maggioranza sciagurata. Se non diamo una idea netta che con i mascalzoni non scendiamo a patti, perche` la gente non si dovrebbe astenere?
Sono la persona meno indicata per dire se è possibile, o meno, raggiungere il quorum per il referendum. Però sono d’accordo con Francesca: qualcosa, di forte e con una certa visibilità, andrebbe pur fatto. Altrimenti rischiamo di confermare il messaggio che, alla fine, non c’è gran differenza fra destra e sinistra. Credo, infatti, che l’idea del “ma in fondo son tutti uguali” sia decisamente diffusa e, almeno in parte, spieghi anche l’astensionismo consapevole giustamente evidenziato da Fontanelli.
Mi pare, infatti, che dietro il buon andamento della Lega e dell’IdV non vi sia tanto la più volte enfatizzata (forse eccessivamente) capacità di parlare alla pancia della gente. Boh, magari un qualche peso l’avrà pure avuto, ma secondo me ha pesato e pesa ancora di più la questione identitaria: almeno guardandoli dall’esterno Lega e IdV ne hanno una delineata abbastanza chiaramente. Anche ai miei occhi, che pure non li voto, appaiono come le due forse politiche dall’identità meno confusa: so, o credo di sapere cosa sono, e …. appunto per questo non li posso appoggiare. Però so cosa sono. O almeno me la danno ad intendere talmente bene, che ho la convinzione di saperlo.
possibile che non riusciamo a pensare altro che ad attaccare berlusconi?
Possibile che non si riesca a dire qualcosa di propositivo e innovativo, per la politica e per l’Italia? A stringere la destra sulle cose, senza inseguirne l’agenda? si può condividere o no, ma Orlando sulla giustizia ci ha provato.
lustri di attacchi a berlusca dovrebbero insegnare che a far così si perde, disgraziatamente.