Ieri mattina ho fatto in tempo a partecipare alla cerimonia per i 95 anni di Pietro Ingrao. Un omaggio dovuto. Ma chi l'avrebbe detto trent'anni fa, ho pensato, che a presiedere un simile appuntamento fosse un uomo di destra, di origini fasciste, come Gianfranco Fini. Però l'attuale Presidente della Camera ha ricordato un episodio della presidenza di Ingrao, tra il 77 e il 79, che non conoscevo. Allora fu invitata la commissione esteri della Camera ad una visita in Unione Sovietica, ma quando i sovietici videro che nella commissione c'era Mirko Tremaglia del Msi chiesero la sua sostituzione. Ma Ingrao rispose con fermezza che o andavano tutti o nessuno, difendendo decisamente il ruolo e il pluralismo del Parlamento e dei parlamentari. Poi la cerimonia è proseguita con la lectio magistralis di Mario Tronti su "Persona e politica" e chi vuole può leggerla in allegato. Le presenze erano davvero tante e importanti a cominciare da quella del Presidente della Repubblica Napolitano. La sala era quella della Lupa. Per un interista come me è stata dura, dopo la partita persa con la Roma, trattenermi a lungo con quell'immagine sullo sfondo. Però ho resistito.
Nel pomeriggio in aula tanti commenti sui risultati elettorali. Dominavano le preoccupazioni e anche le amarezze, soprattutto fra i parlamentari del nord, ma un po' alleggerite dalle notizie sui risultati delle comunali di Venezia, Lecco e Lodi. Devo dire che le sconfitte di Brunetta e di Castelli una certa soddisfazione la danno.
Poi ho dato un'occhiata più approfondita ai dati pisani, sollecitato anche dai commenti sul blog e voglio fare alcune considerazioni. La prima è che il risultato provinciale di Pisa è in linea con quello regionale: grande affermazione di Rossi e significativo recupero del Pd sulle europee (fra il 3,5 e il 4,0 per cento). Il tutto avviene in un contesto di forte aumento dell'astensione e quindi di una consistente diminuzione dei votanti e quindi del numero dei voti (il Pd rispetto a un anno fa ne prende circa 150mila in meno e il Pdl quasi 250mila). Confrontando i dati complessivi della provincia pisana con quelli della Toscana non sembra che vi sia un effetto particolarmente significativo della candidatura di Enrico. Il "fattore Rossi" ha inciso sul nostro territorio meno di quanto si pensava e si sperava. O quantomeno non ha ridotto il fenomeno del non voto. Certamente ci sono differenziazioni e si vedono nel rapporto tra i voti al Presidente e la somma dei voti delle liste che lo sostengono. E' più alto a Pontedera (27,72%) e in Valdera dove evidentemente c'è stato un numero più alto di voti di opinione sul candidato Rossi, ma è sceso in linea con la media regionale nel resto della provincia (14% circa). A Pisa comune Rossi ha preso 3.714 voti in più della coalizione e forse tra questi anche un po' di voti di elettori del Pd che non hanno messo il segno sulla lista.
Comunque rispetto ai voti di lista nel raffronto con quelli di un anno fa il Pd ha preso 4000 voti in meno, quanti ne ha persi anche il Pdl. Le uniche liste che hanno avuto il segno "+" sono la Lega con un incremento di 323 voti, la SEL di 122 e l'IdV di 6 voti. Rifondazione ne ha persi 296. E' evidente che questi numeri non indicano automatici spostamenti e vanno letti nel quadro del forte aumento dell'astensione. Però qualche spunto possono offrirlo. Io ne indico uno. Il risultato della SEL a Pisa sembra migliore di quello ottenuto da altre parti e forse ha inciso la ricerca del voto utile su una candidatura locale conosciuta nella sinistra pisana. Come dire: ha tirato. Mentre penso che sia il voto alla Lega che quello all'IdV abbiano il segno prevalente della proiezione della politica nazionale.
Sul piano delle percentuali il Pd a Pisa tiene rispetto alle europee, come richiama Gregorio, ma non ha l'incremento medio che c'è stato in gran parte degli altri comuni della provincia. E questo merita certamente un approfondimento specifico, compresa la similitudine con Firenze e con altre grandi città. Non bisogna mai perdere di vista l'impatto del non voto che forse trova uno spazio più grande nelle dimensioni urbane più complesse. Credo che sia utile mandare avanti la riflessione su questi aspetti. Invece penso che non sia utile spostare la discussione sul leader o sul gruppo dirigente del Pd o sulle vicende interne, che semmai sono state causa dei nostri ritardi sulla proposta politica. Ma non credo che Cristiana volesse dire questo quando parla di "scelte morbide" di Bersani. Anche perché rifugge -e concordo- dalla politica dura di Luttazzi e c.. Quello di cui c'è bisogno è rilanciare il progetto del Pd, con il tempo e il respiro necessario, in termini di visione dei problemi, di proposte per il futuro, di contenuti di reale rinnovamento della politica intesa come servizio e impegno collettivo e non come carriera. A partire dalla "pratica dell'esempio", come ci esortava a fare Vittorio Foa.
2 Commenti
Scusate, mi avvarrò di lunghezze bibliche. Perdonatemi!
Il risultato di questa tornata elettorale non può farci esultare, è chiaro. Ma alcune valutazioni che scongiurano un’ipotesi di disfatta sul piano nazionale devono essere considerate. E’ vero che abbiamo perso voti, che il forte astensionismo ci porta ad analisi più alterate e sicuramente bruciano alcune sconfitte come in Piemonte, ma è anche vero che c’è una sostanziale diversità di risultati rispetto alle Europee del 2009, quando alcune Regioni tradizionalmente o potenzialmente di centrosinistra, vedevano una forte avanzata del centrodestra che ne ribaltava addirittura l’assetto politico. Sono convinto che se non si fosse intrapresa un’analisi chiara e obbiettiva della situazione, sicuramente oggi non saremo così sicuri di avere la Liguria o le Marche e forse con più difficoltà avremmo raggiunto risultati netti come in Toscana e Basilicata.
Dunque la chiave di lettura è una sostanziale tenuta del PD e una risalita del centrosinistra laddove la situazione si era fatta molto critica. Non tralasciamo inoltre il fatto che due Regioni si sono perse sul filo di lana e che in una buona parte di Comuni abbiamo vinto (Venezia e soprattutto Lecco due veri exploit) o siamo in vantaggio per i ballottaggi. Se consideriamo poi che per tre anni “si fa festa”, sarà una buona occasione per fare una bella messa a punto al partito. Per questi motivi sono d’accordo con Paolo quando dice che il PD c’è ed è in campo e che non ci saranno più alibi.
Non vorrei poi svilire il dibattito con paragoni sportivi, in politica è tutta un’altra storia si sa, ma il PD mi sembra come una grande squadra di calcio che arranca a raggiungere grandi risultati. Si dice spesso che potrebbe essere un forte partito popolare, leader indiscusso nella coalizione, di governo e vicino ai bisogni del cittadino, ma si parla sempre al condizionale. Questi però sono gli obbiettivi da raggiungere e che possiamo raggiungere, ma per farlo è necessario un grande sforzo, un enorme impegno per intraprendere un processo culturale di cui ormai non possiamo più fare a meno. Serviranno risposte chiare verso un elettorato stanco e finito in un pericolosa e ormai consolidata tendenza astensionista. Neanche in Toscana l’emorragia è stata contenuta, nonostante una tradizionale partecipazione massiccia di elettori e un aspirante presidente come Enrico Rossi, che ha fatto veramente bene come amministratore e candidato.
Malgrado ciò il voto di Enrico è un grande risultato sia personale che di coalizione. Dispiace un po’ per il PD, ma non siamo immuni neanche qui, sia in Toscana che a Pisa, agli attacchi di malcontento, ai quali dobbiamo trovare risposte di qualità anche se credo derivino in buona parte all’ondata emotiva nazionale. Penso poi che un rilancio del PD sia già partito. E’ molto lento e sarà lento. Esso vive una fase embrionale, non percepibile, ma credo stiamo imboccando la strada giusta, che non per forza ahimè è sempre quella in discesa o più immediata; quindi non ci buttiamo giù di fronte a risultati poco incoraggianti o sui quali speravamo di ottenere qualcosa di più.
Ieri non potevamo sperare neanche in questo, ma oggi la soddisfazione che abbiamo è che i dirigenti PD, da quelli nazionali a quelli pisani, stanno pensando e lavorando ad un rilancio. A qualcosa di buono si giungerà. Impegno e tenacia devono essere le nostre armi. Dobbiamo crederci. Così ripartiremo più forti.
Non è che volessi tornarci sopra … Ma oggi, aprendo i giornali, ho pensato: ci risiamo? Leggo di 49 senatori che mettono in dubbio la leadership di Bersani. E’ vero? Davvero si pensa che, ogni volta che le elezioni non vanno bene, la risposta sia cambiare il leader? Il recente passato non ha insegnato nulla? Non è che adesso per altri 6/12 mesi torniamo a parlarci addosso? Fontanelli ci aiuti almeno a capire qualcosa: i giornali hanno esagerato o davvero le cose stanno così?
Poi un ultima considerazione: mi pare, leggendo i giornali locali, che sia tornato in auge anche fra alcuni esponenti del Pd pisano anche il tema del ricambio generazionale. Sul Corsera di oggi c’è un colonnino in cui Zingaretti risponde a Renzi. Al di là della circostanza occasionale della polemica, riporto la conclusione: “Il problema del Pd non è solo la difficoltà di una vecchia classe politica ma anche il rischio che taluni nuovi riescano ad esprimere solo il metallico rumore del nulla e dell’offesa”. Al di là dei toni, sottoscrivo questa preoccupazione.