Scrivo dopo gli impegni degli ultimi giorni che mi hanno sottratto tempo per occuparmi del sito. Però sono abbastanza contento. La manifestazione di Roma è andata meglio di quanto pensavo. Ovviamente non credo che sia stata decisiva per imprimere un cambiamento, o per mettere la destra sulla difensiva. Anzi, in questa fase, la contrapposizione più netta è ciò che cerca proprio Berlusconi, che teme l'astensionismo di una parte dei suoi elettori così come è avvenuto in Francia. Per questo rilancia sulla campagna di "persecuzione" contro di lui. E in questo modo evita che la gente, soprattutto quella che lo ha votato, faccia un minimo di riflessione sulle condizioni del Paese, e anche sulle proprie. Ecco che l'uomo più bugiardo d'Italia ha battuto ogni record dell'imbroglio nella ricostruzione dei fatti sulla mancata presentazione della lista Pdl nel Lazio. Alla fine il decreto salvaliste non è servito a niente e sarà divertente vedere quale cammino farà in Parlamento: continueranno a dire che si trattava di norme interpretative necessarie o lo lasceranno perire come una cosa inutile e fallimentare? Tuttavia se le tendenze all'imbroglio e alla forzatura istituzionale non sono una novità, come non lo è la conferma per l'appellativo di "Scodinzolini" che si è guadagnato il direttore del Tg1 l'aria che tira in Italia sul valore e il rispetto delle regole non è delle migliori. La cosa che preoccupa di più è chela questione non è totalmente legata alla scadenza elettorale. In questo contesto la manifestazione di sabato è stata un passaggio utile, anche se non rappresentava una proposta politica. Ed è bene che sia stato così: perché sarebbe stata una proposta per candidarsi a rimanere minoranza. E' stato utile, invece, mostrare la presenza e la mobilitazione di un vasto movimento in difesa delle fondamentali garanzie costituzionali che si è manifestata in un clima positivo, preoccupato, e anche indignato, ma "festoso". In quella piazza non si respirava l'aria di "incarognimento" tanto auspicata dalla destra, da Silvio e dai sui giornali e telegiornali. Ora l'obbiettivo è quello di ottenere, nelle elezioni regionali, un risultato che dia il segno di una inversione di tendenza rispetto alle politiche e alle europee. Poi dovremo ragionare sulla proposta politica per il governo dell'Italia.
Anche l'iniziativa di ieri a Firenze, "Prima di tutto la salute", è andata bene. Qui il Pd ha indicato le priorità per il sistema sanitario, tema centrale nel ruolo delle Regioni. Certo la scelta di farla in terra toscana era già un messaggio, e non solo per la candidatura di Enrico Rossi che si è meritato gli apprezzamenti e l'appoggio di tutti. Però aver messo al primo posto l'esigenza di combattere l'insostenibile divario e disomogeneità tra i diversi sistemi regionali, a partire dalla contaminazione sulle "buone pratiche", facendo leva sulla istituzione di un meccanismo di valutazione, di confronto e di verifica, rigoroso e unico su scala nazionale è una bella sfida. Lavorare per migliorare la qualità del sistema, nella cura, nella "presa in carico" e nella prevenzione, significa allo stesso tempo anche combattere le inefficienze e gli sprechi. Sono due facce della stessa medaglia. Sarebbe sbagliato, infatti, fermarsi a rivendicare la prima senza guardare alla seconda. Ma il punto di partenza, da tenere ben fermo, è la difesa del sistema universalistico di tutela del diritto alla salute. Comunque l'iniziativa ha visto una partecipazione davvero massiccia e gli interventi sono stati seguiti con attenzione. Tutti, e non solo quelli di Ignazio Marino, di Rossi di Bersani. Un buon segno. Per il merito e soprattutto per l'immagine di un partito che smette di parlare di se stesso e si presenta come una forza che vuole parlare dei problemi del Paese.
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