Stamani, rientrato a Pisa, tra le persone che ho incontrato girando in città, ho trovato un vecchio amico e compagno che mi ha chiesto dell'attività parlamentare e poi mi ha domandato perché "di fronte a tutto il troiaio che emerge la gente continua a votare Berlusconi". Bella domanda, anche se assai consueta di questi tempi. Ma è la risposta che è un pò più complicata e forse meno bella. Perché è del tutto insufficiente e anche fuorviante dire che Berlusconi è lì "perché l'opposizione non lo incalza a dovere". Allora a me è venuto subito in mente il testo di uno scritto di Elsa Morante del 1945 pubblicato su "La Repubblica" di ieri. Leggetelo. Non perché porta ad un fin troppo facile parallelo tra Mussolini e Berlusconi. Ma per quel passaggio in cui dice che "purtroppo il popolo italiano, se deve scegliere tra il dovere e il tornaconto (…) sceglie sempre il tornaconto". Come si vede, il male ha radici antiche, da cui oggi sono sbocciati frutti in grande quantità e toccano in profondità anche la platea sociale e culturale di coloro che, si presume, dovrebbero opporsi a questa deriva. Però ieri sera, ad attenuare almeno in parte queste pessimistiche considerazioni, è arrivata la lettura della rubrica di Pietro Calabrese su "Sette". Anche questo leggetelo. In questo caso il "non siamo tutti uguali" rappresenta non una affermazione di superiorità ma un invito a non rassegnarsi all'indifferenza. Facciamolo nostro. Invece la lettura dei giornali locali di stamani ci ha regalato uno scampolo di ilarità con l'intervista di quel giovane fiorentino, Giovanni Donzelli, che il Pdl ha candidato come capolista a Pisa. Il titolo è tutto un programma: "Io a Pisa. E chi la conosce? Però studierò tanto". Certo per il centrodestra pisano è proprio un bel colpo! Non c'è che dire, si vede che sono tenuti nella massima considerazione dai loro capi romani. Forse dovrebbero mandare una lettera di ringraziamento a Silvio. Così potrebbero anche esprimere il loro apprezzamento per la scelta dell'On. Faenzi come antagonista di Enrico Rossi. Infatti sulla vicenda degli alluvionati toscani si è guardata bene non solo dal sostenere le loro rivendicazioni in Parlamento, dove lei sta e non pensa affatto di venire via, ma non ha dato segno di presenza e di interesse alcuno. Comunque la campagna elettorale è in via di svolgimento. Il nostro Enrico sta percorrendo la Toscana in lungo e in largo. Ha fatto le prime scelte sul programma, l'alleanza e la vicepresidenza. Ci sono le premesse per una vittoria sicura. Tuttavia la nostra battaglia non può fermarsi solo alla conferma del ruolo maggioritario di governo del centrosinistra in Toscana. Contribuire all'alternativa significa spostare consensi, indebolire il centrodestra e contrastare l'annunciata espansione della Lega anche verso le regioni del centro Italia. E per farlo bisogna avere proposte credibili, soprattutto nella risposta alla crisi economica che attacca l'occupazione, e quindi i lavoratori dipendenti, ma anche il lavoro autonomo e i ceti medi. Per fare questo è necessario che la nostra proposta sia chiara sul piano della certezza e della efficacia nella governabilità della Toscana. Il documento programmatico posto alla base dell'intesa della coalizione di centrosinistra dice cose abbastanza chiare. Ma se per governabilità si intende anche la coerenza tra il dire e il fare allora alcune delle forze firmatarie di quell'accordo dovranno fare dei concreti passi in avanti anche localmente. Mi riferisco in particolare a Rifondazione Comunista. Come non vedere alla luce di ciò che è scritto in quel documento una certa contraddizione, che se prolungata diventerebbe un'insostenibile doppiezza, con le posizioni che sostiene sul piano locale. Anzi, se non vi è un'evoluzione chiara e visibile, certe posizioni finiscono solo per rendere strumentale, al solo fine della caccia delle poltrone, la scelta di stare in un progetto di governo per la Toscana. Penso che su questo punto dovremo tornare a discutere.
1 Commento
No, non siamo tutti uguali. Qualche volta, per la verità, a leggere le cronache, mi verrebbe voglia di considerare la frase un congiuntivo esortativo…..! Tuttavia penso che, nella politica come nella società civile, ci siano delle sostanziali differenze, e io non mi sento per niente uguale a Berlusconi, ai suoi accoliti e ai suoi cantori. Ma chiedersi “come mai la gente continua a votare Berlusconi”, in tutto questo sfascio, è la domanda delle domanda, ed è quella a cui neanche Bersani a Manifutura ha risposto, quando giustamente ha elencato i disastri del centrodestra e i pregi dei progetti della sinistra.
Non ho risposte, ma sono convinta che il Pd debba rilanciare alcune riforme dal segno moralizzatore, su cui mi pare abbia mollato. Ne dico un paio: 1.ridurre il numero (e i costi) dei parlamentari e in generale dei rappresentanti politici (cons. regionali).
2. lavorare per un fisco giusto e saggio. per esempio, se si potessero detrarre dal reddito le spese mediche in toto, o anche le spese per il restauro e messa a norma della casa ecc ecc ecc, nessuno accetterebbe di non farsi rilasciare fatture in cambio di sconti, perchè ci rimetterebbe, e si darebbe un bel colpo all’evasione fiscale.