Scrivo in treno di ritorno da Roma. Un po' prima delle due si è conclusa la seduta sul decreto Protezione Civile che è stato approvato e ora deve tornare al Senato, dopo le modifiche, per il voto definitivo. Il risultato è stato molto positivo. Lo ha sottolineato bene Franceschini nella sua dichiarazione di voto. I cambiamenti ottenuti hanno sventato un pericolo serio e reale, già in parte avviato, come dimostrano gli intrecci perversi e il sistema gelatinoso tra gestione delle emergenze con poteri straordinari e relazioni affaristiche che emergono dall'indagine giudiziaria. La soppressione delle nome che istituivano la Protezione Civile SpA e lo scudo giudiziario sulle vicende dei rifiuti in Campania è sicuramente un fatto molto positivo. Certo, come è evidente, ha pesato anche l'impatto sull'opinione pubblica delle indagini in corso, il quadro sconcertante che è emerso dalle intercettazioni e anche dai contenuti delle relazioni che, intrecciandosi con altri casi di corruzione, ha riportato in prima pagina la questione morale. Berlusconi è corso ai ripari con una tempestiva mossa propagandistica proponendo pene più dure per i corrotti. Inutile dire che sa di falso lontano un miglio. Tra l'altro gli è scappato un "birbantelli" che si avvicina molto al "mariolo" con il quale Craxi definì il primo arrestato della vicenda di "Mani Pulite" nel 1992. E' evidente che queste cose devono avere risposte chiare, dalla magistratura e dal sistema politico, pena la crescita della sfiducia e la perdita di credibilità delle istituzioni. In proposito ho trovato interessante la riflessione di Gian Enrico Rusconi su La Stampa di stamani (lo trovate in allegato). Mi farebbe piacere commentarla con altri nel blog. Per tornare al decreto, non abbiamo ottenuto tutto quello che volevamo. Restano norme ambigue e sbagliate sul sistema dei rifiuti, non è passata la nostra proposta di netta separazione fra la gestione straordinaria delle emergenze, che è compito della Protezione Civile, e la gestione dei "grandi eventi" che non hanno niente di straordinario: l'applicazione in questi ultimi casi delle deroghe straordinarie produce una situazione abnorme di opere che vengono attuate senza gare e senza controlli. Inoltre non sono passati i nostri emendamenti sull'alluvione di Natale, sostituiti da promesse "rafforzate", per dirla così, dagli ordini del giorno che il governo ci ha accolto. In conclusione: siamo contenti per il risultato politico, ma molto meno per quello che riguarda il nostro territorio.
Tuttavia voglio approfondire brevemente il tema del dibattito sulla Protezione Civile e soprattutto del ruolo di Bertolaso. Lo faccio perché sono rimasto colpito molto negativamente dalla sua "lettera aperta alle donne e agli uomini della Protezione Civile" (la trovate in allegato). Quella in cui ha detto che "si sente come un alluvionato". E' la sua difesa di fronte alle accuse, alle illazioni o alle ipotesi di cui sono piene le pagine dei giornali. Al di là delle sue ragioni, che sono serie quando dice che tutte le cose devono essere provate e anche quando allude al fatto che lui non può rispondere di tutti i comportamenti, mi ha sorpreso l'impostazione per due ragioni. La prima è che si rivolge agli operatori della Protezione Civile come se fossero il reparto di un esercito. Forse è il portato di una sorta di militarizzazione strisciante, avviata o auspicata. Non so, però è preoccupante che un funzionario pubblico faccia un simile ragionamento. Ed è ancora più grave se la medesima persona ha un ruolo politico, com'è quello del sottosegretario di governo. La seconda è quel passaggio in cui si lamenta di dover rispondere al Parlamento anziché andare a fare i sopralluoghi sulle frane. C'è un che di populismo e di insofferenza verso le regole della democrazia che mi ha turbato. Mi sembra che ci sia materiale su cui riflettere. Infine, per commentatori, voglio dire chiaramente, perché pochi commentatori lo hanno fatto, che la Protezione Civile italiana non è nata con Bertolaso. L'ideatore fu Zamberletti dopo il terremoto del Friuli e il primo costruttore è stato Franco Barberi. Che non ha messo su un mega-dipartimento centralizzato ma ha sviluppato una struttura più agile (e meno costosa) imperniata sul rapporto con le autonomie locali e con il volontariato. Eppure con quella struttura ha gestito drammatiche calamità naturali come l'alluvione dell'Alta Versilia e della Garfagnana del 1996 e il terremoto dell'Umbria e delle Marche del 1997. Sono eventi che hanno visto una risposta rapida e adeguata in termini di emergenza e di ricostruzione, e non hanno lasciato strascichi di polemiche o di inchieste. Ecco perché è del tutto fuori luogo il contorno mediatico che ha affiancato Bertolaso negli ultimi tempi. E poi non c'è mai bisogno di superuomini, anzi bisogna diffidarne.
1 Commento
bene, sono molto contenta. L’appello al popolo di Bertolaso è, oltretutto, privo di un minimo di autocritica! Più sfrontato di così! La protezione spa e lo scudo giudiziario sarebbero stati pericolosissimi, visto quello che è emerso. Una bella risposta a chi, riferendosi ai giornali che hanno pubblicato le intercettazioni e ai magistrati, osa parlare di “cricca”!
Ma soprattutto mi è piaciuta molto la cronaca in diretta dalla camera, che ho seguito per quanto ho potuto su un notebook. Vedi il web, non fo per dire, com’è bello e com’è utile…….