Scrivo in viaggio verso Roma dopo la lettura dei quotidiani. I commenti intorno alla notizia di ieri sullo stralcio e l'abbandono dell'articolo del decreto che istituiva la S.p.A. Protezione Civile, fortemente voluto da Berlusconi e Bertolaso, concordano sul fatto che il Governo ha subito un colpo assai serio. Il Pd aveva già posto con forza nel passaggio al Senato il problema dell'anomalia e dei rischi che stavano alla base di quella scelta. Ma la maggioranza ha tirato dritto senza ascoltare, ignorando anche alcuni significativi distinguo che erano emersi nel centrodestra. Ora, di fronte all'esplosione dell'indagine giudiziaria e anche ad alcune goffe reazioni di alcuni dei protagonisti, non è più possibile chiudere gli occhi. Quindi si fa marcia indietro, con la speranza che questa vicenda non indebolisca il Governo a poche settimane dalle elezioni regionali. Sulla retromarcia ha pesato indubbiamente anche l'annuncio del Pd di fare una dura battaglia parlamentare volta a far scadere i termini di conversione del decreto iscrivendo tutti i deputati nella lista degli interventi. Bene, adesso che la SpA non c'è più, ci sarà un confronto di merito più costruttivo e la nostra attenzione si concentrerà sul tentativo di far passare gli emendamenti che prevedono i finanziamenti necessari alle famiglie, alle aziende e ai territori alluvionati il 25 dicembre scorso.
Però, al di là dei ragionamenti politici che vengono fatti, mi è venuto da pensare a due passaggi che riguardano Bertolaso. Il primo è l'auspicio che alcuni esponenti del Pdl gli hanno fatto nel momento in cui partiva per Haiti: "caro Guido, vai tu a mettere a posto le cose che anche Obama ha bisogno di te". Il secondo è la nomina a Ministro annunciata sul campo da Berlusconi. Mi chiedo: che qualcuno porti sfiga ? Forse dovrebbe chiederselo anche Bertolaso invece di prestarsi anzitempo alla sua santificazione.
Piuttosto parlando di cose ancora più serie, come la crisi economica e il suo impatto sulla vita di tante persone, mi preme sottolineare l'esito positivo della iniziativa Manifutura. Molti sono stati i temi affrontati nei diversi dibattiti, ma meritano una citazione particolare gli interventi di Prodi, Visco e quello finale di Bersani, ricchi di analisi e di dati sulla crisi e i suoi effetti (trovate le sintesi in allegato). La preoccupazione per il futuro del nostro sistema produttivo e per la capacità competitiva dell'Italia è seria. Preoccupazioni riscontrate anche in un incontro con gli imprenditori del nostro territorio che abbiamo promosso con la partecipazione dei deputati Pd della commissione attività produttive Andrea Lulli e Matteo Colaninno. C'è bisogno di una risposta all'altezza dei problemi, che finora è assolutamente mancata da parte del Governo. Bersani ha proposto l'urgenza di un "Piano Nazionale Anticrisi", composto di politiche di sostegno alle imprese e all'occupazione contenga anche di stimoli per la ripresa dei consumi. E' su questi temi che si dovrebbe rivolgere in modo preminente l'attenzione delle categorie del mondo del commercio e anche del settore alberghiero, che sicuramente rispetto ad altri periodi, attraversano una fase di forte difficoltà. Ma è un errore pensare di risolvere i problemi in una logica localistica. Non è prendendosela con gli Enti Locali che si rilanciano i consumi. Anzi gli Enti Locali, che sono sottoposti ad una stretta molto forte dal patto di stabilità, fanno fatica a investire nelle attività di promozione e infrastrutturazione che sono di aiuto al sistema commerciale e turistico. Ignorare questi fattori è miope. Ho indicato la necessità di questa riflessione anche nella polemica di qualche giorno fa con Federalberghi, che ha replicato alla mia nota senza tuttavia spiegare perché a Pisa, in controtendenza con i dati nazionali, i turisti sono aumentati pur in "assenza", secondo la loro opinione, di una città presentabile e accogliente. Anche chi ha cercato di fare da paciere, dando un po' di ragione e di torto a tutti quanti, ha glissato su questo punto. Forse perché non è utile per sostenere tesi o giudizi sullo stato della città. Però è un errore, perché Pisa ha certamente molti problemi, che devono essere visti e affrontati, ma ha anche progetti e iniziative che ne esaltano le potenzialità. E i dati concreti ne sono una conferma. Certo si tratta di scelte che non sempre soddisfano le esigenze immediate di alcune attività ma che possono camminare solo se sorrette da una idea di interesse generale. Per questo la via non può essere quella di "tegameggiare", per dirla alla pisana, ma dobbiamo invece partire proprio dalle potenzialità, con un confronto serio e ampio con la città e le sue categorie economiche, per attrezzarsi al futuro con in testa una disegno di sviluppo. Sostenibile, certo. Ma sviluppo.
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