Oggi sono tornato a Vecchiano dopo qualche giorno dalla grave emergenza che si è generata con la rottura dell'argine del Serchio il giorno di Natale. E come il 28 dicembre sono andato con il Sindaco Pardini a fare n giro nell'area alluvionata. La situazione è in via di miglioramento ma resta ancora molto difficile. Ci sono ancora case e aziende impraticabili per la presenza dell'acqua. I danni sono comunque pesantissimi. Oggi c'era anche Enrico Letta e abbiamo incominciato a parlare, insieme al Sindaco e al Presidente della Provincia, dell'ordinanza di protezione civile annunciata da Bertolaso. Si tratta di vedere cosa farà il Governo, quante risorse destinerà a questa calamità e con quali criteri per stabilire il recupero dei danni per i privati. E' importante che si decida subito anche sul commissariamento: la scelta migliore è quella di nominare il Presidente della Regione che ha alle spalle una struttura in grado di gestire adeguatamente l'ordinanza e di farlo con un coinvolgimento costante degli Enti Locali. Comunque i provvedimenti del Governo dovranno passare dal Parlamento e qui dobbiamo fare la nostra parte come deputati del territorio. Speriamo di avere presto a disposizione il testo dell'ordinanza per poter verificare la sua corrispondenza con i problemi e le attese dei cittadini e delle imprese colpiti dall'alluvione.
Di seguito pubblico l'articolo che ho scritto per Il Tirreno qualche giorno fa e pubblicato nella edizione odierna.
Il copione è lo stesso. Viene recitato allo stesso modo ogni volta da tutti i soggetti dell'opera, ma dal giorno dopo viene regolarmente dimenticato. Mi riferisco alle reazioni e ai commenti che in Italia vengono svolti a seguito delle calamità naturali e particolarmente verso quelle di tipo idraulico o idrogeologico. Si denunciano cause straordinarie e imprevedibili e allo stesso tempo si richiamano gli studi che evidenziano la grande e diffusa esposizione al rischio idrogeologico di gran parte del territorio italiano. Tutti i fiumi, nel nostro Paese, sono un potenziale pericolo così come gran parte delle zone montane manifestano fragilità e propensione per movimenti franosi, spesso drammaticamente distruttivi. Queste considerazioni vengono ribadite ogni volta da almeno vent'anni. E per qualche giorno (di solito quelli dell'emergenza) si riflette sulle cause: l'eccessivo consumo del territorio, l'urbanizzazione di zone critiche dal punto di vista idraulico, la carenza di manuntenzione, e così via nella ricerca di qualcuno o qualcosa a cui dare la colpa. Subito dopo si dice che la soluzione del problema è quella della prevenzione, che deve agire per annullare o contenere questi rischi e si annunciano i Piani di intervento necessari. Però poi tutto finisce nel dimenticatoio. Certo si affrontano le emergenze, si attivano le risorse per riparare i danni e andare incontro alle esigenze delle famiglie e delle imprese colpite dall'alluvione o dalla frana, in qualche caso -come in Versilia e in Garfagnana nel 96- si ricostruisce tenendo conto della prevenzione, ma nel complesso si cerca di rimettere a posto la situazione nel più breve tempo possibile. E ci auguriamo che sia così anche stavolta per le aree di Vecchiano e della lucchesia colpite e ferite dal maltempo di questi giorni, e che stanno ancora combattendo per uscire da una situazione disastrosa prodotta dagli effetti alluvionali. La decisione della Regione di stanziare subito una cifra significativa è importante, come lo sono le promesse di sostegno finanziario annunciate da Bertolaso. Tuttavia non possiamo scansare la domanda sul perché i Piani di bacino del Serchio e dell'Arno, elaborati dalle specifiche Autorità nominate dal Ministero competente, non hanno finora trovato le risorse e l'impegno necessario per essere attuati. Perché di fatto, dopo le analisi delle prime ore, ci si "dimentica" di inserire nei bilanci dello Stato gli stanziamenti finanziari previsti ? Perché la parola prevenzione diventa un puro esercizio retorico ? Perché la funzione della Protezione Civile viene sempre più spinta verso l'intervento di emergenza e di ricostruzione e sempre meno su quello della prevenzione ? E perché su questi temi si propongono e si praticano politiche centralizzatrici che emarginano e depotenziano gli Enti Locali ? Di questioni su cui ragionare- come si vede- ce ne sono, oltre a quelle giustamente poste dall'articolo di Roberto Bernabò di domenica scorsa. Ma tutte, credo, ci chiedono di fare anche una riflessione più ampia, di tipo culturale. Cioè: se esiste ancora una sufficiente sensibilità verso la cura del territorio. Indubbiamente le trasformazioni prodotte dallo sviluppo hanno modificato molte delle ragioni materiali che impegnavano l'uomo nella cura del proprio ambiente, sia in montagna che in campagna. E spesso è proprio l'abbandono del territorio a causare i disastri più gravi; non è vero che la natura lasciata a se stessa è sempre un fattore positivo, almeno sul piano della sicurezza. Però è vero che il territorio deve essere rispettato e curato. Questo è ancora più vero oggi di fronte ai cambiamenti climatici che certamente aggravano il rischio alluvionale per il nostro Paese. Allora è necessario agire per cambiare radicalmente l'approccio: bisogna che le risorse economiche per la difesa del suolo e per la prevenzione siano una vera priorità nel bilancio dello Stato e anche in quello degli Enti Locali competenti alle manutenzioni. Bisogna introdurre dei meccanismi di verifica sullo stato del territorio più efficaci e stringenti. Si devono superare doppioni e separatismi di funzioni fra Enti nella gestione del sistema idraulico che spesso sono causa di confusione. Bisogna creare più consapevolezza su questi rischi, non cedere con facilità alle molte pressioni particolari sull'uso del territorio e pensare ad uno sviluppo sostenibile anche da questo punto di vista. E' una sfida che riguarda tutti, amministratori e cittadini (foto Il Tirreno).
1 Commento
Se la Regione Toscana volesse costituire un capitolo di bilancio dedicato alla prevenzione, non vedrei nulla di terribile nel finanziarlo in parte con una tassa di scopo. Sarebbe un modo anche per cercare di mettere nella testa dei cittadini che un aspetto della democrazia e` pagare le tasse in cambio di servizi.