Oggi, giovedì, c'è stato il voto finale sulla legge finanziaria. Un voto già precostituito dal pronunciamento sulla fiducia di ieri. All'opposizione non restava che la possibilità di presentare gli ordini del giorno. Lo abbiamo fatto cercando di riproporre il senso degli emendamenti che sono stati annullati da quella scelta. Io ne ho proposto uno che impegnava il governo ad accellerare la riforma delle autonomie locali dopo che il governo l'ha più volte annunciata in modo propagandistico e invece ne ha estrapolato solo un pezzo per metterlo nella finanziaria, penalizzando ulteriolmente i Comuni e le Province. Ma il Governo e la maggioranza lo hanno respinto dimostrando, come ha commentato anche il capogruppo Dario Franceschini, che "sul federalismo predicano in modo e razzolano in un altro".
Tuttavia nell'aria, e non solo, resta il peso rilevante della posizione assunta da Fini che ha giudicato immotivato e "deprecabile" il ricorso alla fiducia. Oggi ne abbiamo avuta una riprova importante. In Prima Commissione abbiamo concluso l'iter per portare in aula la Proposta di legge sulla cittadinanza. E' un tema "caldo", connesso all'evoluzione dei processi di immigrazione, al tema centrale dell'integrazione e, per quanto concerne le "sensibilità" dei leghisti e di una certa destra, collegato al problema della sicurezza. Noi abbiamo proposto un progetto fin dall'inizio della legislatura. Lo hanno fatto anche altri gruppi. La maggioranza di centrodestra ha reagito proponendo un testo che di fatto rappresenta un arretramento, in senso restrittivo, rispetto alle normative già in vigore. Comunque noi abbiamo chiesto di accelerare la discussione. E oggi è successo che in Commissione cultura è passato a maggioranza un parere che contraddice un punto fondamentale del testo proposto dal centrodestra e blindato nel rapporto con la Lega. Questo perché una parte dei deputati cosiddetti "finiani" ha votato con il centrosinistra. E' così è scoppiata una bella grana nella maggioranza, che non ha effetti immediati ma proietta un interesse particolare sulla fase che arriverà poi, quando si comincerà a votare in aula. Ma vederli sconcertati e innervositi era una scena assai divertente. In seguito, vedremo.
Infine due parole sulle primarie. Ho letto i commenti e in effetti non mancano alcune forzature e dietrologismi che tradiscono qualche delusione personale oppure delle riserve radicate, strutturate e adattabili a tutte le situazioni. Innanzitutto credo che non sia proponibile alcun confronto fra la sostanza e la partecipazione alle primarie per il segretario del PD e quella delle primarie per definire la graduatoria nelle liste dei candidati al consiglio regionale. Anche se ci fosse stata di mezzo la scelta per il Presidente della Regione probabilmente sarebbe stato difficile raggiungere i livelli di coinvolgimento raggiunti in ottobre. Basta pensare all'incidenza della comunicazione su scala nazionale che ha mosso una enorme quantità di voto di opinione. Un livello difficilmente ripetibile in assenza di un clima e di una informazione più generale. E non bisogna far finta di non sapere che domenica scorsa le primarie si facevano solo in Toscana. Detto questo non voglio dire che la partecipazione sia stata soddisfacente. Anzi io la considero modesta perché il vero raffronto era con quelle di cinque anni fa e la partecipazione si è dimezzata. Le ragioni sono diverse, ma non credo che si possa sottovalutare quella della stanchezza, a fronte di una motivazione politica "debole" perché esclusivamente legata alla scelta sulle persone. Non è una caso che in quasi tutta la Toscana le punte più alte si sono manifestate dove in campo c'era un obbiettivo di rappresentanza territoriale. In genere invece hanno prevalso le convergenze sulle riconferme e sulle principali proposte sostenute dai gruppi dirigenti. Ma tutto ciò non può comunque sminuire e annullare il valore di un pronunciamento che ha coinvolto più di centomila cittadini, che in una qualsiasi manifestazione di piazza "diventano" almeno mezzo milione e fanno grande notizia. E poi se si predica la partecipazione il torto è di chi non partecipa e non di chi la promuove. Per quanto riguarda il risultato pisano non vedo proprio grosse contraddizioni con l'ipotesi che si poteva tranquillamente fare, dal momento che in lizza nelle otto candidature c'erano due consiglieri uscenti e il segretario provinciale. E credo che anche la "battaglia" tra i candidati sia stata, tutto sommato, abbastanza attenta a evitare eccessive radicalizzazioni o sovrapposizioni territoriali; anche se il livello non elevatissimo della partecipazione ne ha accentuato alcuni effetti. Semmai è l'idea che saranno soltanto due gli eletti di Pisa ad aver creato punte di preoccupazione e di irrigidimento. Ma io penso che l'obbiettivo di eleggere tre consiglieri sia nelle nostre possibilità, come era presente nel momento della definizione delle candidature. E comunque per questo ci dobbiamo impegnare.
2 Commenti
Su richiesta, pubblico il messaggio di Roberto.
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Caro Paolo, nel tuo ultimo intervento sul blog argomenti che il risultato delle primarie per il consiglio regionale non è stato poi tanto male. Giustifichi il drastico calo della partecipazione con la stanchezza per le troppe chiamate al voto e con la mancanza di una vera competizione politica che coinvolgesse anche il candidato alla Presidenza. Forse qualcosa di vero c’è. Però anchè nel confronto con le primarie per le regionali di cinque anni fa c’è stata una netta diminuzione della partecipazione. Anch’io non sono andato a votare, perché in effetti non ho trovato stimoli e interesse per farlo. Qual’era lo scopo politico? Confermare due consiglieri uscenti che hanno ben poco rapporto con il territorio? Nessuno sa cosa hanno fatto per Pisa e la sua provincia. E quello che si sa è spesso legato ai propri interessi di protagonismo o di relazioni anzichè a quelli dei cittadini, o anche a quelli del partito a cui appartengono, in senso lato. Oppure per sostenere la candidatura del segretario di federazione che, per prassi consolidata, dopo un certo periodo deve essere promosso ad altro incarico? Dove stava la motivazione politica o la proposta programmatica che doveva spingere gli iscritti e gli elettori del Pd ad andare a votare in massa alle primarie ? E quali erano, o sono, le differenze fra i candidati? Dov’è il segno di apertura e di rapporto con la società del Pd ?
Faccio queste domande per affermare che senza la politica, le idee, le proposte, la partecipazione diventa una cosa poco interessante. O peggio diventa lo strumento per la carriera di questo o quello. Forse era meglio, dato che sul candidato Presidente vi era già l’accordo di tutti, le primarie farle più avanti nel tempo e legarle ad una discussione sul programma per la Toscana dei prossimi anni. Allora avrebbe avuto un senso scegliere fra diversi contendenti ascoltando le loro idee in proposito. Ma finora l’impressione è che mandiamo in Regione persone che rappresentano in modo parziale e limitato la nostra realtà e che stentano a interpretarne i bisogni.
Roberto, 20 dicembre
oggi stop! a tutti i frequentatori del blog e al suo titolare BUON NATALE!