Stamani, venerdì, la giornata è iniziata proprio male: prendo"La Repubblica" e vedo la sequenza dell'assassinio camorristico a Napoli, ripresa da una telecamera, con tanto di colpo di grazia e con i cittadini che assistono nella più totale passività (o meglio: omertà). Apro e vedo le foto diffuse dalla famiglia di Stefano Cucchi, il giovane arrestato dai carabinieri per detenzione di stupefacenti e morto pochi giorni dopo in "circostanze misteriose" sotto la custodia dello Stato. Sono due fatti che meritano certamente una riflessione su questo nostro Paese ma che intanto non possono diminuire la gravità della denuncia . Lo fa bene Roberto Saviano nel suo articolo (in allegato) così come lo hanno fatto Rita Bernardini e i parlamentari del Pd che hanno interrogato il governo sul caso Cucchi già ieri l'altro. Ma ha fatto una certa impressione vedere al Tg3 di oggi il Ministro Maroni che restava muto di fronte alle domande dei giornalisti. Vedremo nelle prossime ore se dai nostri governanti verrà un minimo segno di serietà e di responsabilità di fronte a vicende così gravi e sconvolgenti.
Poi, sempre nella mattinata ho incontrato un amico che mi ha raccontato della trasmissione di Santoro di ieri sera, dedicata al caso Marrazzo. Da quello che ne ho potuto ricavare posso solo dire di essere ancora più convinto della scelta di non guardare Anno Zero. Si tratta di un modo di fare giornalismo non solo fazioso (sarebbe il meno) ma soprattutto populistico e qualunquistico, molto spesso speculare a quello della destra. A me non piace guardare dal buco della chiave. Per queste ragioni l'inizio del taccuino è più triste del solito (lo dico perché parlare di cose della politica non è proprio il massimo del divertimento).
Ma veniamo a quello di cui volevo parlare: il Pd dopo le primarie. Lo faccio brevemente per sollecitare una riflessione. La vera sfida che abbiamo davanti adesso è quella di costruire un forte partito popolare, presente e ben collegato nel territorio e nella società italiana. Le primarie ci hanno detto che le basi ci sono, ora dobbiamo tirare su l'edificio. E dobbiamo farlo con tecniche innovative e attenti a usare bene le energie disponibili. Per farlo c'è bisogno di tutti. A me è piaciuta la frase di Bersani all'assemblea dei deputati: "non mi piace parlare di gestione unitaria del partito, preferisco parlare di gestione plurale". In queste parole c'è l'idea di rifuggire dalla logica delle correnti o dei gruppi organizzati, magari intorno alle mozioni, e invece di "valorizzare i migliori". E', a mio parere, un buon punto di partenza. Tuttavia per fare un partito popolare bisogna lavorare con grande lena, tutti i giorni, pensando più alle ragioni comuni che non a quelle personali. E bisogna in tal senso sfruttare tutte le possibilità che ha il partito per allargare e consolidare il rapporto con la società, con i i cittadini, con le categorie sociali. Guai se si pensa che fare il partito significhi stare nei recinti degli "addetti ai lavori" e poco altro.
Di questo c'è bisogno in tutto il territorio della nostra provincia e soprattutto in città, a Pisa, dove i segni di un allentamento nelle relazioni sono evidenti già da tempo. Per questo dobbiamo tutti mettere a disposizione un pò del proprio tempo, e anche della propria esperienza relazionale, per radicare davvero il Pd nella società. Per quando mi riguarda, lo avevo già detto, sono disponibile a fare la mia parte indipendentemente dagli impegni parlamentari. Le cose non sono affatto in contraddizione. Tra l'altro non è detto che nel nuovo assetto del gruppo dirigente nazionale mi debba ancora occupare degli enti locali. L'altro ieri ho parlato con Bersani per informarlo delle questioni più urgenti che riguardano il sistema delle autonomie e nell'occasione gli ho detto che io non sono un problema, comunque decida. Quello che più conta in questa fase è dare un segnale di impegno a prescindere dagli incarichi. I tre milioni di partecipanti alle primarie si aspettano da noi qualcosa che non è una discussione sui ruoli di questo o quello, vecchio o giovane che sia, ma vogliono un partito che torni a fare politica sui problemi dei cittadini e del mondo del lavoro.
2 Commenti
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Cittadino pisano deluso da anni di ”partito leggero”, leggo con estremo piacere il suo taccuino di venerdì 30 ottobre, che prelude a un suo rinnovato impegno nella politica locale della nostra città. Camminando per strada, parlando con le persone, ho infatti la sensazione che il PD pisano abbia bisogno del ritorno in prima lineadi un politico della sua levatura. Parlo all”ex sindaco, che ha saputo certamente amministrare con maggiore saggezza Pisa di quanto stia facendo la giunta Filippeschi, che ha il difetto imperdonabile di non conoscere l”arte della mediazione, che governa con piglio autoritario, che liquida con male parole chi
prova a esprimere una critica, o una posizione diversa. Questo non è degno di un vero partito di centro-sinistra, di cui invece ritengo che l”Italia di oggi, e Pisa con essa, abbia gran bisogno. Ma il problema mi sembra più generale. I toni con cui Landucci e Ferrucci hanno liquidato la ragionevolissima lettera di due miti persone come Fioravanti e Floriani sugli sgomberi delle baracche dei Rom ne offre una prova eloquente. Personalmente ritengo che la ”tolleranza zero” non porti a niente (se non a far vincere la destra), ma quale che sia il punto di vista di ciascuno, è mai possibile trattare così un ex sindaco, esponente dello stesso partito?
Sono sicuro che lei non è d”accordo con la replica dei due segretari e spero che la maggior presenza che annuncia nella vita locale del PD sia l”avvio di una svolta profonda, che sappia restituire alle istituzioni pisane quell”anima di centro-sinistra che in anni recenti ne ha fatto un modello per molte città italiane.
anche a me sembrano in genere agghiaccianti i messaggi trionfali del Pd di Putignano, che esulta per la distruzione delle baracche abusive. La legalità. che sempre deve essere perseguita, non può distaccarsi dall’umana comprensione e dalla costante ricerca di soluzioni fattive, che pure la giunta persegue, in genere. Se no sarà solo uno spostamento, delle baracche e del problema. Ho trovato anch’io fuori tono la risposta a Floriani, accomunato alle “frange della sinistra radicale! (!) Ma via!
Speriamo anche nel partito autenticamente popolare, che, per essere tale, deve far pulizia di poteri e oligarchie autoreferenziali. Tra milioni hanno votato, ma, come è stato deto, si è trattato di un voto insieme di speranza e di disperazione. L’ultima mossa.