La notizia dell'approvazione del Piuss di Pisa da parte della Regione è un fatto molto positivo. Significa che il Comune ha lavorato bene e il finanziamento di 24 milioni e mezzo degli interventi integrati mette in moto concretamente il percorso di valorizzazione culturale della città. I progetti sono molti, ma di particolare rilievo sono quelli che si intrecciano con la realizzazione del sistema museale dei lungarni. L'area della Cittadella su tutti. Ma questo annuncio così importante mette anche in rilievo i gravi ritardi con cui sta procedendo l'idea dell'allestimento del museo delle navi romane agli Arsenali Medicei. Qui la responsabilità è interamente del Ministero dei Beni Culturali che ha tra le mani il progetto di fattibilità almeno da cinque anni. Progetto che allora fu finanziato dalla Fondazione della Cassa di Risparmio di Pisa. In questo senso gli impegni erano chiari, anche perché il Ministero ha sempre rivendicato a sé il compito di progettare e fare il museo. C'è evidentemente una disattenzione assai seria e preoccupante, poiché quest'opera permetterebbe di arricchire sostanzialmente l'offerta culturale non solo di Pisa ma dell'Italia. Ora, con le cose che si muovono grazie alla progettazione del Comune, questi ritardi non possono più trovare alcuna giustificazione e anche le soprintendenze che operano nel nostro territorio (archeologica toscana e territoriale pisana) dovrebbero fare le opportune sollecitazioni. Per quanto riguarda le mie possibilità di parlamentare presenterò al più presto un'interrogazione al Ministro Bondi.
Invece l'altro tema che voglio commentare è ancora il Pd a pochi giorni dalle primarie. La campagna elettorale è in corso. Ho seguito il confronto tra i candidati e vedo che c'è la tentazione di alzare i toni polemici. Tuttavia io non sono tra quelli che pensano che nella battaglia politica tutto è consentito pur di acchiappare i voti. Credo che per salvaguardare la dignità della politica, della buona politica, la correttezza e la coerenza siano cose molto importanti. Anche nelle argomentazioni. Passi la gara a chi è più antiberlusconiano. E passi pure la gara a chi è più nuovo (anche se sul piano del nuovismo quello di Veltroni è insuperabile). Quello che invece non può passare con disinvoltura sono per esempio le dichiarazioni di solidarietà di Marino a Napolitano, dopo che il candidato alla Segreteria era andato a stringere la mano a Di Pietro proprio nei giorni in cui quest'ultimo accusava di "viltà" il Capo dello Stato. E poi oggi sviluppare ragionamenti chiaramente volti ad accattivarsi le simpatie dei dipietristi; inseguire l'IdV non mi sembra proprio una grande strategia. Altra cosa che non può passare senza commento sono le affermazioni di Franceschini come quella: "non consentirò il ritorno ad una stagione di ambiguità, di inciuci, di tregue non dichiarate". Quali sono? Quelle di Veltroni, di Prodi, di Fassino o di D'Alema? Il bello è che il giorno dopo alla Camera è successo il casino delle assenze sul voto allo scudo fiscale e la responsabilità più evidente è quella della direzione del gruppo che è nelle mani di persone di fiducia proprio di Dario. Si trattava di una "tregua non dichiarata"? E poi la gestione della vicenda della legge sull'omofobia. Di chi è la responsabilità? Solo della Binetti? Continuiamo ad andare avanti così che andiamo bene! Certo è apprezzabile il richiamo insistente di Franceschini per un'opposizione più forte. Spero proprio che il segretario del Partito lo recepisca……. Comunque se si va alla ricerca spasmodica della battuta e dei toni alti si rischia di perdere di vista l'importanza della coerenza. In questo quadro ho apprezzato ancora di più la pacatezza, il rifiuto della polemica e l'immagine di forza decisa e tranquillizzante che cerca di trasmettere Pierluigi Bersani. Anche sul problema dell'eventuale ballottaggio di cui si discute in queste ore bisogna avere misura. Io l'avevo già segnalato in questo blog. Decidere il segretario nel ballottaggio interno all'assemblea dei mille significa scontare un indebolimento sia del segretario che del Pd. Tuttavia è la regola statutaria che vale quanto quella che regolamenta il voto degli iscritti e quello degli elettori. Certo c'è un problema politico, come dicono in tanti e lo dico anch'io. Però questo problema si supera bene solo se un candidato supera il 50% dei voti. Solo così non ci saranno obiezioni, dubbi o limitazioni interpretative sulla legittimità e sull'autorevolezza del Segretario e del Partito. Per questo dico: forza Bersani!
P.S.. Nei notiziari toscani di oggi si parla della candidatura di Riccardo Conti per la Presidenza della Regione. Poi è arrivata la smentita di Conti che dice di essere solo a disposizione del Partito. Vedremo gli sviluppi della situazione regionale dopo le primarie del 25 ottobre. Tuttavia una riflessione: con le regole attuali dello statuto il Presidente si decide con primarie di coalizione a cui possono partecipare più esponenti del Pd (teoricamente fino a cinque). E comunque molti auspicano un confronto fra più candidati o autocandidati. Legittimo. C'è però un interrogativo da porsi preliminarmente. Non è che attraverso la candidatura si pone comunque un'opzione per un ruolo di primo piano anche se si è sconfitti nelle primarie? Se fosse così sarebbe un errore perché incoraggerebbe un meccanismo di attribuzione delle responsabilità assai distorto e una vera e propria corsa alle autocandidature. Bisogna metterci rimedio, innanzitutto con le scelte politiche e con criteri chiari e trasparenti. E mettiamoci pure un po' di "merito" visto che ne parliamo tanto.
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