Siamo ormai all'ultima settimana dello svolgimento dei congressi di circolo. Finora ho partecipato alla presentazione delle mozioni in cinque circoli e, al di là dei risultati del voto, guardando anche a come sono andate le cose complessivamentele considerazioni principali da fare sono due: una buona partecipazione di iscritti alle votazioni, che in molti casi supera ampiamente il 50%, e una insufficiente e deludente partecipazione al dibattito politico. Ciò è anche la conseguenza di una impostazione regolamentare che privilegia il voto sul confronto. Che senso ha infatti aprire le urne subito dopo la presentazione delle mozioni? Senza una discussione vera, che preveda la possibilità di confrontarsi e, quindi, anche di cambiare idea, o comunque di replicare e di approfondire con il proposito di cercare una sintesi migliore sul piano politico e sull'iniziativa per sviluppare la presenza del partito nel proprio territorio. La logica, purtroppo, rischia di essere solo quella del "portare la gente a votare" e sarà così, in modo ancora più forte, nella fase delle primarie. Certo votare è importante, ma un partito che vuole essere radicato sul territorio, presente e attivo rispetto ai problemi dei cittadini, non può limitarsi a organizzare votazioni. Speriamo che i propositi da tutti enunciati di voler fare un soggetto politico fondato sulla partecipazione aiutino a superare questi limiti.
Già in alcuni interventi di illustrazione delle mozioni i sostenitori di Franceschini, per motivare il buon lavoro e la fiducia propugnata dal segretario, hanno esaltato l'attuale modalità di svolgimento dei congressi e sostenuto che in questo modo si dimostra la volontà di far contare gli iscritti, e quindi di voler costruire un partito più presente e radicato sul territorio. C'è un fondamento, sicuramente, in questo discorso. Ma che succede su, poi, le primarie rovesciano completamente i risultati del voto degli iscritti? Qual è il messaggio che ne viene fuori? Che gli iscritti non sono in grado di interpretare il ruolo del partito? Che si fa, si mandano a casa come si farebbe con un gruppo dirigente o con un candidato che hanno perso le elezioni? Gli diciamo "è la democrazia bellezza": voi lavorate, pagate la tessera, fate attività per il partito ma altri decidono chi vi deve guidare. E dove finisce quella fiducia negli iscritti tanto decantata in queste settimane? Ovviamente ciò riguarda il tema dell'elezione del segretario del partito. Altra cosa sono le primarie per scegliere i candidati alle cariche pubbliche o al parlamento. Tuttavia queste sono tutte domande che meritano una discussione, se davvero si vuole costruire un partito degli iscritti e degli elettori. Altrimenti si fa solo il partito degli elettori e dei comitati elettorali al servizio di un leader nazionale candidato premier, che cambierà ogni volta – o si confermerà – a seconda dell'esito delle elezioni politiche nazionali. Per questo, per fare chiarezza sul modello di partito che vogliamo, bisogna cambiare anche lo statuto attuale che in realtà è un ibrido fra due modelli diversi. Voi che ne dite ?
4 Commenti
Caro Paolo, sono perfettamente d’accordo con te.
Una cosa e` chiedere agli elettori di scegliere un candidato sindaco o un candidato senatore tra alcune diverse candidature del partito o della coalizione. Si chiede di scegliere chi ti governa o chi ti rappresenta. Altra cosa e` il segretario di un partito, la cui linea in teoria dovrebbe nascere dalla volonta` dei “proprietari” del partito, che sono gli iscritti. Diro` di piu`. Io resto convinta che questa elezione del segretario non dovrebbe essere diretta. I circoli dovrebbero scegliere l’opzione che piu` li convince sui vari temi, che so, quale tutela del lavoro, come finanziare la ricerca sulle fonti rinnovabili, quali politiche per l’accoglienza dei bambini immigrati. E poi eleggere i delegati per il congresso di livello superiore sulla base del dibattito, della stima e della conoscenza che hanno dei candidati. Solo il congresso nazionale, dopo le sintesi sui vari temi eleggera` il segretario.
Cosi come e` organizzato, mi sembra che le posizioni restino necessariamente ingessate perche` o ti va bene una mozione cosi’ come e` o niente. Inoltre dopo i congressi dei circoli, a che serve il congresso nazionale? E dov’e` l’interesse per la cittadinanza? Dove e` che si scaldano i cuori?
Per quanto mi riguarda, diro’ queste cose nel mio congresso dopodomani e mi ramarrichero` di non poter simultaneamente scegliere da Bersani il modello di partito e da Marino le considerazioni sulla democrazia.
Speriamo bene, che ce ne e` proprio bisogno!
Paolo coglie perfettamente la realtà quando parla di “..insufficiente e deludente partecipazione al dibattito politico”. E’ il fatto che più mi ha colpito nelle ultime settimane. Cosa fare? Certamente stare attenti ad alcuni pericoli immediati come quello di cui fa cenno Paolo, ma rimane una situazione di “sbando” che non avrei mai previsto. Parteciperò al dibattito di domani con questo in mente.
Anch’io penso che lo statuto vada cambiato, ma non in quella parte che riguarda le modalità di elezione del segretario. Trovo più insoddisfacente il fatto, che presentate le mozioni, i relatori non possano rispondere e partecipare al dibattito. E’ per questo che ho apprezzato molto, l’impegno della federazione provinciale di far anticipare i congressi da un’assemblea preparatoria,in cui era possibile discutere e ragionare, un modo per non limitare il congresso ad una conta.
In questi anni la politica ha assistito impotente ad un continuo distacco fra lei e la gente, fra lei e i suoi elettori, le primarie possono essere uno strumento utile, in questa fase, per cercare di mostrare coerenza tra le scelte della politica e quelle dei cittadini, perché questo sono, prima di tutto iscritti ed elettori. I comitati nati in questi anni anche in città, mostrano questa frattura, l’esigenza di ricorrere alle liste civiche evidenzia i limiti di una politica autoreferenziale che parla a se stessa.
Nulla in questa fase politica può essere monolitico e statico se non i valori che ci distinguono, tutto il resto,statuti compresi, sono strumenti e gli strumenti si evolvono e cambiano.
Stiamo facendo di una questione come le primarie, l’essenza del partito, senza considerare che siamo di fronte ad una fase e in questa fase, a mio modesto e profano parere, l’elezione di un segretario anche attraverso il contributo degli elettori, può aiutare ad avvicinare la politica ai suoi iscritti, che in molti partiti in questi anni sono stati sempre meno, e agli elettori, che sono comunque dei potenziali iscritti e militanti.
Il problema vero, non sono le primarie ma i contenuti e il significato che alle primarie si danno.
Abbiamo l’esigenza di formare una nuova classe dirigente che non scimmiotti ma che impari a ragionare con la propria testa,che impari, che difendere le proprie opinioni anche avendo tutti contro e mettendo in gioco se stessi, è una prova di crescita e di maturità, e non di forza.
Non è di prove di forza che abbiamo bisogno ma della serenità necessaria per pensare quale futuro vogliamo dare a questo nostro partito.
sandra
Caro Paolo,
anche io penso che uno statuto sia uno strumento e come tal possa essere cambiato, quindi ben venga una discussione sul cosa cambiare, pero’ sinceramente al momento l’argomentazione mi pare un po’ stumentale (e forse per questo ti scrivo perche’ non mi sembra nel tuo stile).
Di fronte al rischio che paventi, cioe’ di trovarsi con risultati del voto degli iscritti ribaltati dalle primarie degli elettori, temo che un dibattito su quale sia il voto che vale di piu’ sarebbe non solo sterile ma dannoso.
Immagino, nella mia mancanza di esperienza di vita di partito, che la soluzione che eventualmente dovremo trovare sara’ quella di ricercare una sintesi che non sara’ ne’ semplice ne’ scontata, sopratutto in un assemblea che ha già una maggioranza definita dal voto delle assemblee provinciali, ma altrimenti rischieremmo di produrre lacerazioni gravi e profonde.
Entrando nel merito della tua riflessione, beh, capisco e condivido, ma sappiamo benissimo che il rischio di ridurre tutto ad una conta che passa anche dalla capacità di portare la gente a votare, non è ne’ remoto ne’ condizionato dall’utilizzo o meno delle primarie per gli elettori, perche’ oggi e’ già una realta’ che i nostri circoli in parte vivono (chi di piu’ chi di meno) e non vedo come possa aggravarsi aumentando il numero dei partecipanti.
Al momento attuale, infatti, la legge dei grandi numeri mi da’ l’idea che possa stemperare il peso di questi fenomeni, e, se anche sono convinto che questa possa non essere la soluzione definitiva, mi pare meglio di nulla.
Comunque grazie per questo spazio di riflessione e confronto che ti sforzi di mantenere, i tuoi post sono diventati ormai un gradevole appuntamento settimanale.