Ieri, alla notizia della piena assoluzione di Enrico Desideri, la mia prima reazione è stata di soddisfazione e insieme di rabbia. Non so se questo stato d'animo si legge nel comunicato che ho subito mandato ai giornali e che allego a questa nota. La gioia per l'assoluzione era scontata poiché sono sempre stato convinto della pretestuosità di quella iniziativa giudiziaria e della piena correttezza dell'operato di Desideri. Scontata ma l'aspettavo da tempo. Troppo.
Mentre la rabbia non era nel conto. Ho sempre pensato a un'ingiustizia ma senza un particolare risentimento. Invece… Ripensare all'arresto e ai tanti giorni di detenzione motivati con ipotesi di reati assai sproporzionate per i provvedimenti assunti e alle conseguenze immediate per la vita personale, familiare e professionale di Desideri è stato come rivedere un bruttissimo film. E poi mi sono tornate in mente le paginate dei giornali, i titoloni a effetto che moltiplicavano i dubbi e i sospetti, "Ospedalopoli", il credito accordato con grande superficialità a dossier di presunti moralizzatori, i tentativi di strumentalizzazione politica fatti da più parti -dalla destra come dalla sinistra radicale- con l'obbiettivo di gettare fango sul lavoro dell'Azienda Ospedaliera, del Comune e della Regione.
Alcuni sono gli stessi che ancora oggi si impegnano soprattutto nel tentare di riproporre il tema delle speculazioni edilizie di cui sarebbero responsabili le amministrazioni cittadine. Chissà se oggi avranno la capacità e l'intelligenza di riflettere sui danni umani e anche operativi (i rallentamenti nell'attuazione del progetto del nuovo ospedale sono oggettivi) che quella vicenda ha prodotto. Comunque un accenno di riflessione autocrica fatica a emergere dalla lettura dei giornali di stamani. Anche qui non c'è proporzione tra l'evidenza e lo spazio con cui per giorni e giorni hanno scritto e titolato su quell'indagine e la notizia dell'assoluzione. Ovviamente vi sono differenze fra giornale e giornale e le potete rilevare facilmente. Ma sarebbe utile fare una bella rassegna stampa del prima e del poi. Se qualcuno ha tempo e voglia ci provi: può essere molto istruttivo.
3 Commenti
La giustizia è amministrata in nome del popolo. Ma sarebbe bene che l’amministrazione della giustizia fosse al di sopra dei vizi antichi del popolo italiano. Tanto lesto a condannare quanto a dimenticare. Idem – o anche peggio – la libera stampa.
La sinistra deve liberarsi dal ricatto giustizialista (dipietrista) e iniziare a dire alcune cose che, prima di essere ovvie, sono vere: che anche i magistrati sbagliano; che quando altri magistrati accertano che i primi hanno sbagliato, i primi devono risponderne; che quando un cittadino è assolto, il danno da lui subìto deve essere, almeno in parte, risarcito. Altrimenti rischia, la sinistra, di rimanere aggrappata a un manipolo di cattivi magistrati, come accade ai vari Travaglio, Santoro, Di Pietro etc. E di perdere – ancora di più! – la fiducia dei tanti cittadini che pensano, figurarsi!, che la giustizia in Italia non funziona. E’ vero: non funziona per motivi opposti a quelli che lamenta Berlusconi. Ma non funziona. Perché arriva troppo tardi. E, come sappiamo o dovremmo aver imparato, la giustizia ritardata è una giustizia negata. Bravo Paolo
Parliamo di sentenze; Desideri assolto, Mills condannato, Berlusconi colpevole, in contumacia da lodo Alfano. Cosi` come Craxi, non esule, bensi` latitante. Andreotti assolto per prescrizione e per mancanza di prove, ma con la prova di aver mentito.
Perche` non ci riappropriamo delle parole corrette? A forza di propaganda si smarrisce la visione della realta`.
Concordo totalmente con Paolo. Chi ripaga Desideri per questi anni?