Scrivo di sabato. Volevo farlo ieri sera dopo la partita del Pisa, al rientro dall'arena Garibaldi. Ma dopo l'esito della partita è scomparsa la voglia. Comunque il primo punto che avrei commentato è quello dell'iniziativa di ieri pomeriggio con Ignazio Marino. C'era tanta gente nonostante la "concorrenza" imprevista di Saviano alla Normale. Sul merito è stata una occasione ottima, direi di grande livello culturale, del tutto al di fuori dai modi e dai toni prevalenti della politica -e anche della cultura- ridotta a spettacolo mediatico-televisivo. Marino è stato molto efficace nella sua argomentazione su testamento biologico, fine vita, laicità, immigrazione e anche sui limiti attuali del progetto del Pd. Ha pienamente ragione quando dice che per tenere insieme e amalgamare esperienze e provenienze politiche diverse l'unico modo è quello di credere nei circoli territoriali e di farli pronunciare sulle scelte politiche e non solo sulle primarie. E ha fatto bene a parlare delle diffuse ipocrisie che segnano il dibattito italiano, in particolare sui temi di confine tra laicità e moralità pubblica e moralità individuale. In realtà oggi stiamo assistendo al massimo di dissociazione fra l'uso politico che viene fatto di alcuni grandi temi e valori che si richiamano alla dottrina cattolica e i comportamenti reali, che li contraddicono in profondità. Basta pensare ai modelli di società e di relazioni che vengono concretamente proposti e praticati a tutti i livelli. E quelli più alti nella scala politica e istituzionale fanno, non solo esempio, ma anche scuola.
Eppure chi dovrebbe preoccuparsi di più e denunciare questo stato di cose non lo fa, o lo fa blandamente quasi offrendo un punto di vista giustificatorio. Che magari poi si traduce in sostegno politico. In cambio di cosa non si sa, però quello che certo è che, così non si salvaguardano i grandi valori morali ma solo il potere politico costituito.
Tuttavia di ipocrisie ce ne sono a iosa e in molte direzioni. In proposito propongo la lettura del "Bonsai" di Sebastiano Messina (in allegato). Oggi, e non solo oggi, Antonio Di Pietro rappresenta l'altra faccia del populismo berlusconiano: nessun limite e nessuna remora sull'obbiettivo di guadagnare voti. Ho visto direttamente come si muove nelle alleanze politiche per le amministrative e nella campagna acquisti per le liste. Nel Molise, la "sua" terra, siamo al massimo della sofisticazione del trasformismo. Eppure ci sono tanti che accreditano Di Pietro come campione dell'antiberlusconismo. Ma quando mai……. In conclusione penso che una bella discussione sull'ipocrisia italiana farebbe bene. Che ne dite? Non so valutare se c'è e com'è quella di altri Paesi, ma ogni contributo è ben accetto.
Per chiudere: ho letto i giornali di stamani sulla crisi economica, sul calo del Pil – il più grave da trent'anni- e sull'ottimismo del Presidente del Consiglio. Secondo voi va meglio o peggio di due anni fa? O di quattro? O di sei?
P.S. Su San Suu Kiy voglio dire a Henry che la provocazione di invitare l'ambasciatore birmano, se c'è, è comunque utile e va ribadita. E Fassino sarà proprio in quei giorni in Asia per tentare qualcosa in direzione della liberazione di San Suu Kiy. Ma come abbiamo letto è più probabile che l'arrestino di nuovo. E allora diamoci da fare.
2 Commenti
Condivido molto questi commenti ed in particolare le valutazioni su Di Pietro.
“Ha pienamente ragione quando dice che per tenere insieme e amalgamare esperienze e provenienze politiche diverse l’unico modo è quello di credere nei circoli territoriali e di farli pronunciare sulle scelte politiche e non solo sulle primarie”
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Fa piacere leggere che c’è chi crede ancora nei circoli territoriali. Peccato che la sua affermazione e quella di marino siano in netto contrasto con quanto ha affermato oggi Manciulli sull’intervista rilasciata a Repubblica nella sezione Regionale nel passaggio che riguarda la candidatura di Domenici che afferma “ siamo convinti che sia la persona giusta, lo abbiamo deciso in pieno accordo fra la Direzione Regionale e quella Nazionale”. Mi sembra che ai circoli territoriali rimanga solo e soltanto il lavoro materiale che è quello di fare il solito volantinaggio delle decisioni prese altrove, al fine di sostenere le passeggiate popolari nei mercati paesani.
Manfellotto intitola il suo editoriale di oggi sul Tirreno “ La sinistra che verrà” ed evidenzia la trasformazione sociale dei rapporti di lavoro e la vicinanza fra precario e partita iva sopratutto in tempi di crisi perché entrambi soggetti all’incertezza del domani.
In questo contesto lei domanda come si sta rispetto a diversi periodi precedenti, La mia risposta personale è si sta peggio ma per quanto mi riguarda per il momento non è un peggio economico ma è un disagio sociale. Sto peggio in quanto:
– non vedo chiaro il mio futuro e se io non lo vedo dietro mi porto nell’incertezza venti capifamiglia ( anche se loro non lo sanno)
– mi sembra che le valutazioni sulla crisi siano alquanto bizzarre si va da un Premier che la vuole sconfiggere con l’ottimismo……a una signora che rappresenta L’industria che un giorno ci dice che stiamo vedendo la luce e oggi su Repubblica avverte che la crisi sarà molto dura e profonda
– sto peggio perché stamani commentando con alcuni amici che fanno politica di professione leggendo l’articolo di Mafellotto lo commentavano così “ in fondo siamo sicuri che l’operaio è sempre stato di sinistra, guarda cosa è successo alla FIAT a Rinaldini che rappresenta la parte più a sinistra del sindacato. A noi ci vota la parte più colta della società”
– sto peggio perché mentre rientravo a casa mi sono fermato a parlare con alcune donne e una di loro affermava “ io ho sempre votato a sinistra ma ora voto Lega, mi sono stancata di tutta questa la farsa sugli immigrati che ci propongono i leader di sinistra”
– sto peggio perché guardando il telegiornale sento Bossi che afferma “ la sinistra che ho conosciuto io aveva capacità reale di analisi dei bisogni sociali[….] ma questa che c’è ora no questa non è sinistra”
– Sto male perché sentendo Fassino intervistato all’elefante di giuliano Ferrara afferma “ Io sono d’accordo con il respingimento degli immigrati in mare in acque internazionali, è conforme agli accordi che io come ministro degli esteri ho firmato a suo tempo. La determinazione Dell’ONU che impone il riconoscimento in mare è formalmente corretta ama inattuabile” ( tanto di capello per il coraggio e l’onesta intellettuale dell’uomo).
Ma siamo tutti d’accordo nel PD con le affermazioni di Fassino?
Mi fermo qui perché credo di avere superato abbondantemente le trenta righe. Se c’è seguito risponderò successivamente.