Dopo il ponte del 25 aprile e delle discussioni interpretative che lo hanno accompagnato, a mio parere poco appassionanti, è ripresa l'attività parlamentare della Camera con un tema assai spinoso: il disegno di legge in materia di sicurezza pubblica. Quel testo cioè di cui si è tanto parlato per i contenuti fortemente discriminatori verso gli immigrati, a cominciare dall'obbligo di denuncia per i medici, norma che il governo ha ritirato nella riunione della commissione ma che lascia aperto il problema se codificare, o meno, il reato di immigrazione clandestina. Inoltre, come purtroppo sospettavamo, si reintroducono in questo disegno di legge le norme bocciate qualche giorno fa sulle ronde e sull'allungamento dei tempi di permanenza nei centri di identificazione degli immigrati.
Ma del merito ne riparleremo nei prossimi giorni. Ora voglio evidenziare un tema, su cui ci siamo scambiati delle impressioni con Gianni Cuperlo durante i lavori delle commissioni riunite Affari costituzionali e giustizia, partendo da un fatto: su una questione così importante è stato programmato un confronto in commissione non superiore alle dieci ore di dibattito e, in occasione della seduta dedicata al dibattito generale, c'è stata la presenza solo dei parlamentari di opposizione con l'assenza dei membri di maggioranza e degli stessi relatori. Ebbene ciò rappresenta uno dei tanti momenti di mortificazione e di svuotamento del ruolo del Parlamento. Ci chiedevamo, con Gianni, come si può fare per far arrivare fuori, nella società, nell'opinione pubblica, nella sensibilità democratica, questo problema. Oggi una opposizione che urla e si agita su un problema come questo sarebbe ascoltata ? Oppure questo tipo di problemi -che sono parte essenziale della democrazia- troverebbero un ascolto assai flebile di fronte alla priorità del "fare" (poche chiacchiere e perdite di tempo….) ? Forse sono domande un po' desolanti, ma credo che non sia inutile rifletterci e parlarne. Prima di svegliarci un mattino e scoprire che non esiste più la democrazia.
10 Commenti
Caro Paolo, hai toccato uno dei punti piu` dolenti e meno presenti agli occhi del pubblico, sempre incline a pensare che i parlamentari siano troppo pagati e passino il loro tempo a bighellonare. Ma a parte la solidarieta` non so che cosa di concreto si potrebbe fare. E` una specie di mobbing a livello istituzionale, per cui l’ascolto dell’altro e` tedio e perdita di tempo e questo toglie valore al cuore di quello che dovrebbe essere il Parlamento immaginato dai padri costituenti.
Gia` scriverlo sul blog e` qualcosa.
La democrazia è un concetto non cristallizzato e di conseguenza dinamico.
Provo sempre un misto fra piacere e imbarazzo quando leggo articoli come questo, belli alti con contenuti filosofici degni, insomma il mondo come dovrebbero essere e non come è.
Il piacere è quello dell’uomo ideale che si conforta nel sapere che c’è chi si interroga sulle cose del mondo.
L’imbarazzo è quello dell’uomo reale, che si domanda possibile che nessuno si domandi come siamo arrivati a questo punto?
Parliamo di immigrazione e alziamo il livello concettuale ma poi cosa facciamo nel concreto……imitiamo Zapatero e diamo un obulo agli immigrati se tornano a casa sua ( una volta si diceva “ ci siamo lavati la coscienza”). E il dramma è che l’opinione pubblica è favorevole sopratutto in tempi di crisi. E questo dimostra che chi doveva fare il suo lavoro politico non lo ha fatto, perchè politica non è solo AMMINISTRARE la cosa pubblica come emerge da questo POST ma è anche idealità e abbinamento fra Utopismo e Realismo.
In questi anni troppo spesso la sinistra riformista a confuso il pragmatismo del compromesso democratico,con il cinismo senza ideali.
Gli esempi abbondano, si va dall’affitto delle case ai parlamentari a prezzi irrisori mentre L’INPS non aveva neanche di che pagare le pensioni. Ci siamo scandalizzati per gli stipendi dei Manager Americani come il presidente di Lehman che percepiva 100 mila euro l’anno, MA NEANCHE UN CENNO DI DISGUSTO C’E’ STATO PER I 50 MILIONI DI EURO PERCEPITI PER UNA SOLA CONSULENZA DAL COMPAGNO CONSORTE, ED ERA AD DI UNA COOP ASSICURATIVA CHE ERA NULLA IN CONFRONTO A LEHMAN CHE DI FATTO ERA LA PIU’ GROSSA BANCA MONDIALE.
Oggi, subiamo la dittatura della maggioranza, fatto deplorevole ma conosciuto nelle democrazie pluraliste e segnalato già a suo tempo anche da Tocqueville.
Per ben due volte siamo andati al governo, e non abbiamo fatto nulla contro il conflitto di interessi, quindi di che lamentarsi se non per l’essere causa dei nostri mali.
Invito a leggere l’articolo di ieri sul sole24ore dal titolo “ sinistra Europea spiaggiata” di Olaf Cramme, quarantenne direttore di Policy Network, think tank internazionale con sede a Londra.
(lo trovate pubblicato sul sito del PD di Bientina)
Valori comunità e integrazione politica per ceto e non più per classe. L’integrazione per ceto è l’unica che può costruire una nuova generazione politica che si riconosce non per età anagrafica, ma per condivisione di valori politici.
Scusate piccola correzione:
“Manager Americani come il presidente di Lehman che percepiva 100 milioni di dollari all’anno”
OT.
La guardia di Finanza sta indagando con la mano pesante sui Derivati al Comune di Milano.
Si ipotizza la truffa ai danni dell’ AP.
Meglio tardi che mai e speriamo che si arrivi ad una leggina Europea ( come è stato fatto oltre 20 anni fà in Inghilterra e in Germania) che faccia restituire il mal tolto.
Ma è imbarazzante leggere su repubblica di oggi un alto dirigente del Comune di Milano che afferma ” io ho firmato, ma ero inconsapevole il contratto era in inglese e io non lo conosco”.
COSA DEVE PENSARE IL CITTADINO COMUNE IN UNA DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA CHE DI FATTO DELEGA ALLA POLITICA DI VIGILARE SULLA COSA PUBBLICA?
A CHI DEVE ATTRIBUIRE LA RESPONSABILITA”?
Il merito è andato in soffitta, e la professionalità per il lavoro ben fatto che è indice di responsabilità nei confronti della comunità è un concetto che si legge purtroppo solo sui testi.
Perchè siamo giunti a tanto?
Questo taccuino ha sollecitato subito una certa discussione. Non solo sul blog ma anche via sms. Mi auguro che continui per avere una rappresentazione più ampia di opinioni sul tema della democrazia che ho posto anche con un po’ di provocazione. Ma nella sostanza la preoccupazione c’è e non è campata in aria. Tuttavia oggi, mercoledì, alla Camera abbiamo finalmente approvato un provvedimento che rende più civile il nostro Paese. E’ stata approvata all’unanimità una proposta di legge per consentire “l’ammissione al voto domiciliare di elettori affetti da infermità che ne rendano impossibile l’allontanamento dall’abitazione.” La proposta è stata portata avanti in primo luogo dalla deputata radicale Rita Bernardini, con il sostegno del gruppo Pd di cui fa parte, e che ha trovato una diffusa e importante convergenza con tutti i gruppi. Questo fatto ha attenuato gli aspetti desolanti, ma solo per poco tempo. Infatti subito dopo abbiamo discusso la mozioni “concernenti le iniziative per il contrasto della povertà e dell’emarginazione” nate da una prima iniziativa firmata da Dario Franceschini. La cosa che colpiva era l’insofferenza del centrodestra verso la parola “povertà”. Come se parlarne significasse rappresentare qualcosa di negativo per Paese, o meglio per il governo del Paese. E poi guai a parlare di solidarietà sociale: solo menzionare la proposta di far pagare qualcosa di più ai redditi più alti ha fatto imbufalire i capi della Pdl e della Lega Nord. Quindi la maggioranza ha votato contro le iniziative di contrasto alla povertà perché, hanno detto, ciò che conta per debellare la povertà è il lavoro. Bella idea; e chi non ce l’ha ? Si arrangi e non si faccia vedere troppo se va alle mense della Caritas perché “sta male”.
Sono andata a rileggere l’appello di Libertà e Giustizia (di cui è presidente onorario Gustavo Zagrebelsky), appello in difesa della democrazia dal titolo Rompiamo il silezio, di cui riporto e sintetizzo alcuni passi :
Mai come ora è giustificato l’allarme. Assistiamo a segni inequivocabili di disfacimento sociale: perdita di senso civico, corruzione pubblica e privata, disprezzo della legalità e dell’uguaglianza, impunità per i forti e costrizione per i deboli, libertà come privilegi e non come diritti. Quando i legami sociali sono messi a rischio, non stupiscono le idee secessioniste, le pulsioni razziste e xenofobe, la volgarità, l’arroganza e la violenza nei rapporti tra gli individui e i gruppi…..La demagogia è il rovesciamento del rapporto democratico tra governanti e governati. La sua massima è: il potere scende dall’alto e il consenso si fa salire dal basso. Il primo suo segnale è la caduta di rappresentatività del Parlamento e dell’’esautoramento del Parlamento da parte del governo i decreti-legge e le questioni di fiducia a ripetizione sono prova inequivocabile. Il risultato che ci sta dinnanzi è quello di un regime di oligarchie rapaci, che succhia dall’alto, impone disuguaglianza, vuole avere a che fare con clienti-consumatori ignari o imboniti, respinge chi, per difendere la propria dignità, non vuole asservirsi, mortifica le energie fresche e allontana i migliori.
E’ quindi doveroso ed improcrastinabile attivarsi al fine di:
-Contrastare le proposte di stravolgimento della Costituzione, come il presidenzialismo e l’attrazione della giurisdizione nella sfera d’influenza dell’esecutivo.
-Difendere la legalità contro il lassismo e la corruzione, chiedendo ai partiti che aspirano a rappresentarci di non tollerare al proprio interno faccendieri e corrotti, ancorché portatori di voti. Non usare le candidature nelle elezioni come risorse improprie per risolvere problemi interni, per ripescare personaggi, per pagare conti, per cedere a ricatti. Promuovere, anche così, l’obbligatorio ricambio della classe dirigente.
-Non lasciar morire il tema delle incompatibilità e dei conflitti d’interesse, un tema cruciale, che non si può ridurre ad argomento della polemica politica contingente, un tema che destra e sinistra hanno lasciato cadere. Riaffermare la linea di confine, cioè la laicità senza aggettivi, nel rapporto tra lo Stato e la Chiesa cattolica, indipendenti e sovrani “ciascuno nel proprio ordine”, non appartenendo la legislazione civile, se non negli stati teocratici, all’ordine della Chiesa.
-Promuovere la cultura politica, il pensiero critico, una rete di relazioni tra persone ugualmente interessate alla convivenza civile e all’attività politica, nel segno dei valori costituzionali
Di angolatura diversa è l’analisi di Paul Ginsborg, uno dei più noti studiosi contemporanei della storia d’Italia, che è interessato sopratutto al tema dell’opposizione a Berlusconi, o meglio a quella che definisce la “mancata” o “mancanza” di una forte opposizione in Italia che ha reso possibile la sua ascesa.
Secondo Ginsborg, Berlusconi è ben cosciente della debolezza dei suoi avversari e, nel cercare di rimodellare le istituzioni, ha avuto praticamente una strada spianata. “Come il Fascismo, Berlusconi ha fatto e fa sempre molto attenzione al tempo libero degli italiani. E’ lì, attraverso i suoi programmi televisivi di intrattenimento, che c’è il ‘cloroformio’, quel lavaggio del cervello sul popolo”. Ginsborg poi individua una via di uscita per il futuro del nostro Paese :”In Italia siamo giunti, per la prima volta, al dato che la classe media, quella ben istruita e cittadina, ha superato il 50% per cento della popolazione del Paese. E qui, in questo strato di cittadini che resta scontento si può ritrovare la forza per risorgere. Si tratta del ceto medio che lavora soprattutto nel settore pubblico “e che è sceso in piazza a protestare, ma poi nessuno ha saputo organizzarlo in forza politica, e quindi se ne è tornato a casa, deluso. Continua a lamentarsi, ma senza trovare nessuna rappresentanza politica che sappia dirigere questa forza elettorale oggi presente più che mai in Italia”.Secondo Ginsborg, questi cosiddetti “ceti medi riflessivi” sono la forza che potrebbe battere Berlusconi e il centrodestra, incapace di rispondere alle loro aspettative. “Ci sono tre milioni di elettori in Italia che sono scomparsi, che non vanno più a votare” fa notare ancora Gisborg. Anche questi sono “degli esuli in Patria”, quelli che non sono rappresentati in Parlamento. Pertanto, secondo lo storico inglese, la richiesta di alternativa a Berlusconi è già presente nel Paese, quello che manca ( io vorrei dire “è mancato”) è un partito in grado di saperne ricevere il consenso e organizzarne la spinta elettorale per battere il Pdl di Berlusconi e Fini. Per parte mio vorrei che la soluzione stesse in ciò che ha scritto ieri su Repubblica Adriano Sofri, rivolgendosi a Berlusconi: “… Il cosiddetto populismo è traditore. Uno crede di aver sostituito ai cittadini un popolo, al popolo un pubblico, al pubblico una plebe: ed ecco, proprio mentre passa sotto l’arco di trionfo del suo impero di cartapesta e lancia gettoni d’oro, parte un solo fischio e la plebe d’un tratto si rivolta e lo precipita nel fango”.
Paola
Segnalo la Lettura di questo articolo del più grande poliltogo vivente ( a mio giudizio naturalmente),”Il mondo che verrà ha radici antiche” R. Dahrendorf.
Non solo Dahrendorf alcuni anni fà pubblico un piccolo saggio dal titolo ” Quadrare il cerchio” che oggi viene ripubblcato dall’editore La Terza con l’agiunta della riflessione di 10 intellettuali Italiani visto che gran parte di quello che Dahrendorf prevedeva all’ora in gran parte si è avverato.
Per quanto riguarda Ginsborg la sua rifssone sul ceto medio mi sembra piuttosto rduttiva se lo inquadra solo e soltanto nel ceto che lavora nel pubblico impiego. Mi sembra che siano ben altre le definizioni socio-economico e culturali che dovrebbero dare l’idea di ceto medio, fra l’altro sono tutte teorie quasi nate sotto l’influenza di una società fortemente ideologizzata e divisa in blocchi.
Invece provo simpatia per il Ginsborg che ha scritto ” La Democrazia che non c’è”.
Ma davvero pensate che ci siano rischi per la democrazia? Che imprenditori come Marchionne, Colaninno o Marcegaglia potrebbero appoggiare derive sudamericane? E a che pro? Davvero pensate che le dichiarazioni di Berlusconi sul 25 aprile siano una finta?
Il problema dello svuotamento del parlamento c’è, ma credo sia un po’ diverso da “una mattina, mi son svegliato, o bella ciao..”; e prima di tutto risiede nel distacco tra eletti e elettori; per quanto riguarda il “cloroformio” televisivo e il disfacimento sociale e culturale, che è un nodo serissimo dell’Italia, forse il più grave, basta andare in una qualunque casa del popolo ( ne frequento un paio) per capire come la rinuncia a qualunque impegno sociale e culturale (questo sì base della democrazia) sia ormai molto diffuso. Del resto, nonostante i suoi presidenti, non mi pare che la Rai si differenzi granchè da Mediaset.
Si potrebbe cominciare da lì, o no?
PS. Conosco la Democrazia che non c’è, di Ginsborg, e lo trovo anche interessante. Ma non lo avrebbe pubblicato se non ci fosse la democrazia…..
X Cristina, no io non penso che ci sia un problema democratico a deriva sud Americana, e penso che neanche l’autore del post intendeva tanto. Ma penso che ci siano vari livelli di qualità democratica, in fondo anche la Russia di Putin è una Democrazia ma è altrettanto vero che da quando lui è al potere 57 giornalisti sono stati ammazzati.
Penso anche che una delle differenze fondamentali fra Cd e CS sia una diversa concezione del rapporto fra governati e governati, fra militanti e/o simpatizzanti ed eletti.
Il CS dovrebbe fare della partecipazione democratica alle decisioni il suo punto di forza e di diversità dal CD.
Purtroppo non sempre è così.
Alcuni esempio semplici:
– Il nostro partito a visto le dimissioni del suo segretario eletto con le primarie, ma non c’è stato nessun incontro da allora a livello provinciale,
– Sono state decise le candidature per le elezioni Europee e per le provincie, ma chi la decise????
Come si può quindi contestare Berlusconi che attua la dittatura della Maggioranza umiliando e svuotando il Parlamento perché forza la mano sul fatto di essere un leader eletto dal popolo e in esso trova sostegno facendo approvare leggi sul voto di fiducia, e chiedendo l’adesione alle sue idee nei congressi per acclamazione atto che non a niente a che fare con il concetto Vox populi, vox Dei perché quella è la voce di un popolo conformato e interpretata ( chi misura l’applausometro?).
Come scriveva alcuni giorni fa su repubblica la politologa Nadia Urbinati, l’unica voce di popolo che è voce di Dei è quella che esce da una cabina elettorale o da un luogo simile dove il popolo sovrano può esprimersi libero da controlli o pressioni di qualunque tipo e natura.
Il PD a molto da imparare su questo versante nel rapporto con la sua base elettorale, di fatto anche noi siamo prigionieri di un ceto politico professionale che fa del professionismo e dell’ elitismo
un metodo di agire partitico per mantenere lo status quo.
Alcune precisazioni. Non credo che in Italia non ci sia più la democrazia, ma sono fermamente convinta che essa sia in pericolo e che non si possa abbassare la guardia, considerati i micidiali colpi che le sono stati inferti con il costante attacco alla Costituzione e alle Istituzioni democratiche della Repubblica. Sono altresì convinta che le forze che intendono contrastare il governo debbano essere consapevoli che la democrazia non vive senza opposizione ( anche se è difficile fare opposizione quando si ha di fronte un regime eletto democraticamente ) , non vive nella disuguaglianza sociale, culturale, economica. Credo che la disgregazione del tessuto sociale che si è determinata ed il conseguente dilagare dell’individualismo, del rampantismo e dell’arroganza siano fattori ad altissimo rischio per la sopravvivenza del nostro sistema democratico. Se è vero che la democrazia è una forma di convivenza da perseguire che mai si potrà considerare raggiunta definitivamente e,come tale, è perfettibile, oggi ci troviamo di fronte ad un suo tanto problematico quanto desolante regresso.
Paola