Oggi per me è stata una giornata di impegno parlamentare intensa. Stamattina ho illustrato in aula la mozione urgente sulla finanza locale e nel primo pomeriggio, con il segretario Dario Franceschini, l'abbiamo presentata alla stampa insieme agli interventi di sindaci e presidenti di provincia che hanno raccontato la grave situazione degli Enti Locali. Poi, nel tardo pomeriggio, sono intervenuto nel dibattito generale sul federalismo fiscale. Ma la concomitanza tra questi temi non è arrivata a caso. La scelta di presentare ora la mozione sulla finanza locale è motivata dalla volontà di cercare di condizionare il confronto sul federalismo allo scopo di far passare dei miglioramenti sostanziali nel testo della proposta di legge e, allo stesso tempo, di mettere in primo piano l'urgenza di un intervento a favore delle autonomie locali. E forse qualche risultato lo otterremo. Tuttavia le domande e gli interrogativi sul federalismo fiscale non sono poca cosa. Se ne discute molto sia al Nord che nel Sud d'Italia. Anche in Emilia. Molto meno da noi, in Toscana. Al Sud il timore è che questa riforma faccia saltare l'attuale equilibrio nella distribuzione delle risorse a tutto vantaggio delle regioni più ricche, anche se è debole la riflessione sulle reali cause degli squilibri territoriali. In termini più generali però la questione di fondo era ed è proprio quella di evitare che il federalismo possa rappresentare un pericolo per l'unità del Paese. Non è certo questo il disegno previsto dal Titolo V della Costituzione. Semmai era il proposito della "devolution" caldeggiata dal centrodestra nella legislatura 2001/2006, poi bocciata dal referendum confermativo. Adesso si discute su un progetto sostanzialmente coerente con gli indirizzi della Costituzione in vigore. E comunque il testo proposto dal governo è stato modificato profondamente sulla base delle proposte e degli emendamenti del Pd. Non è il migliore testo possibile però con l'attuale incardinamento normativo è assolutamente impensabile il ritorno in campo di tentazioni di rottura dell'unità nazionale o di superamento della necessaria logica di solidarietà tra i territori più forti e quelli più deboli del Paese. Già questo è un approdo che un po' ci rassicura, soprattutto di questi tempi.
Però una discussione su questi temi sarebbe utile, anche per verificare il reale il reale grado di conoscenza e di interesse sul problema. Di questo si è parlato anche venerdì a Firenze con Giuliano Amato, Claudio Martini e Roberto Cerreto alla presentazione del volume di "Italianieuropei". Voi che ne dite ?
1 Commento
E` vero che se ne sa poco. Per esempio: la paga degli insegnanti, dei poliziotti di servizio nella regione X, li paga la regione X o seguita a pagarli lo stato? L’IVA dovuta da una ditta con sede a Monza per un lavoro fatto a Grosseto la riscuote la Toscana, la Lombardia o chi?
Quello che io credo di sapere ad esempio della Valle d’Aosta, regione a statuto speciale e con alto reddito procapite, e` che l’IRPEF pagato resta in regione, ma tutti i dipendenti statali (guardia di finanza, insegnanti, carabinieri, ferrovieri etc ) sono pagati dallo stato. Non so come sono ripartiti i proventi del Casino di S.Vincent.
Ci vorrebbe un bel seminario che spiegasse questo progetto, i vantaggi, i pericoli e tutto quanto.