Bravo Dario ! La proposta di fare l'election day, accorpando il referendum alle elezioni europee e amministrative del 6 e 7 giugno, con il conseguente risparmio di almeno 460 milioni di euro da destinare al finanziamento delle forze dell'ordine (afflitte da una grave carenza di risorse in conseguenza anche dei tagli decisi dal governo), è efficace e positiva. Una proposta che arriva proprio nel momento in cui i sindacati delle forze di polizia -e non solo- pongono seri problemi sull'idea di dar vita alle cosiddette ronde. In effetti il rischio che alla fine si debbano impegnare le poche pattuglie presenti di sera nel territorio per controllare le ronde è assai più reale di quello che pensano certi cantori della paura. Lo abbiamo già visto a Padova qualche giorno fa. Tra l'altro appare abbastanza paradossale che nel Nord, e in particolare nel Nord Est, si parli molto del bisogno di sicurezza declinandolo in pulsioni anti-immigrati e richiesta di ronde, mentre la crisi economica sta provocando la chiusura di decine di aziende e la perdita di tantissimi posti di lavoro. L'altra sera ero proprio a Padova e guardando il TG regionale c'era una lunga sequenza di notizie sulle crisi aziendali. Però si parla di altro. O meglio la Lega e la PdL parlano di altro.
Comunque stamani i giornali riportano le ultime dichiarazioni di Tremonti che ci dice che il 2009 sarà terribile e lui sta pensando a trovare un qualche gruzzoletto per rafforzare gli ammortizzatori sociali. Sarà, questo annuncio, anche il frutto dell'iniziativa di Franceschini e del Pd sull'assegno a coloro che perdono il posto di lavoro e non hanno alcuna protezione ? Penso proprio di si. Finalmente una nostra iniziativa che coglie nel segno. E all'inizio della prossima settimana se ne discuterà in Parlamento sulla base della mozione presentata dal Pd con primo firmatario il segretario del partito. E' così che bisogna fare: parlare e agire sui problemi reali e discutere meno di noi stessi e con meno ossessioni per il protagonismo comunicativo.
2 Commenti
In questi giorni ho avuto modo, il tempo non mi manca, di leggere molti quotidiani soprattutto online. Due in particolare, l’unità e repubblica, hanno dato ampio spazio alle storie di giovani precari, ho trascorso qualche ora a leggere alcune delle migliaia di lettere inviate. Con queste persone condivido non solo uno stato d’animo ma qualcosa di più ed è l’essere precari, in una chiave moderna, con i dovuti distinguo, una sorta di bioproletariato urbano. Uniti negli status: il portatile, il cellulare nokia, le scarpe camper, il maglione benetton, la sciarpa etnica e così via sino all’utilitaria. Mi appare chiaro che chi ci guarda non noti le differenze con i nostri “simili”, tanto meno le può notare chi ci sente parlare, in gruppo tendiamo ad evitare di discutere delle “disgrazie”, è argomento di poca compagnia e poi le discussioni familiari in materia sono già abbastanza asfissianti.
Fatto sta che ultimamente non mi sono lamentato troppo anzi ammetto di aver sviluppato un approccio alquanto passivo di fronte alla situazione (avevo 4-5 libri che da anni non riuscivo a leggere, ho rispolverato persino il capitale in una edizione inglese …. Quasi subito riposto), trovare di colpo aprendo un giornale paginate di racconti di tanti mini-me sparsi per l’italia mi ha, in pieno, riportato finalmente al mio essere, è stato come liberarmi dalle catene della caverna ed uscire alla luce per accorgermi che la realtà è peggio della caverna. In questi mesi ho continuato a credere che la crisi non ci fosse o non mi riguardasse invece io operaio, ricercatore, consulente, operatore del call center, rappresentante, giornalista etc ero la crisi. La peculiarità di questa crisi di sistema è insita nella condizione aberrante di fondo, l’esclusione sociale, politica ed economica di una generazione. Il precariato è un ingiustizia, non rispondere urgentemente alla crisi del precariato è una negligenza da imbecilli. In tempi brevi potrei finire come i miei coetanei israeliani in sfigati gruppi di terapia, per riuscire ad ammettere, dopo un paio di sedute, che le mie “great expectations” sono finite in un cesso e qualcuno, spero, di destra sta tirando lo sciacquone. Intanto, oggi posso dire anch’io Bravo dario.
Bravo Dario,MA NON è LA SOLUZIONE AL PROBLEMA.
Il salario di disoccupazione è un dovere sociale in una democrazia evoluta e che fa del diritto di cittadinanza il collante del patto democratico.MA IL VERO DIRITTO è IL LAVORO CHE DA DIGNITA’ ALL’UOMO SOPRATTUTTO IN UNA REPUBBLICA CHE E’ FONDATA SUL LAVORO.
I DATI SULLA DISOCCUPAZIONE AMERICANA FANNO PAURA, LA CASSA INTEGRAZIONE IN ITALIA è AUMENTATA DEL 578% E IN TOSCANA DEL 378%. I RUBINETTI DEL CREDITO SONO CHIUSI ANCHE PER CIFRE IRRISORIE BASTA LEGGERE IL TIRRENO DI OGGI A pag.15, E’ IL RACCONTO DI UNA PMI DI PONTEDERA CHE FATTURA 3 MILIONI DI EURO E SI è VISTA NEGARE UN FINANZIAMENTO DI 50 MILA EURO PER L’ACQUISTO DI NUOVI MACCHINARI, E IN PRECEDENZA SI HA DOVUTO SUBIRE LA HIUSURA DI UNA LINEA DI CREDITO DI 30 MILA EURO PER LA GESTIONE DEI FLUSSI DI CASSA.
Cifre irrisorie, paure inesistenti e valutazioni bancarie errate se si considera che i proprietari hanno fatto un prestito da soci e si sono autofinanziati.
Questo caso è positivo, ma la dice lunga su quanto sta succedendo e sull’incapacità della politica di fare sistema nell’interesse del paese.