Le notizie locali di questi ultimi giorni ci parlano delle crescenti difficoltà che la crisi sta scaricando sui cittadini e sulle aziende. " Aria di crisi sulla Saint Gobain" titolava ieri il Tirreno e sulle cronache di Pontedera si poteva leggere la denuncia di un calo delle vendite della Piaggio sulle due ruote vicino al 40%. Nella zona del cuoio molte imprese sono ferme, non c'è produzione. Le preoccupazioni dei sindacati sono più che motivate. L'andamento generale dell'economia non è rassicurante e le previsioni sul mantenimento dei livelli occupazionali sono nere.
Io voglio oggi commentare solo il caso Saint Gobain. Due anni fa abbiamo sottoscritto un accordo importante, Comune e Azienda, che prevedeva un investimento di 100 milioni di euro sullo stabilimento di Pisa per il rifacimento del forno di produzione e per l'avvio di una nuova linea di prodotti. In questo contesto si inseriva anche la dismissione e la trasformazione di una parte dell'area occupata dalla fabbrica. Si trattava e si tratta di un fatto strategico per la città perché senza il nuovo forno la produzione si ferma e la fabbrica è destinata a chiudere. Già non molto tempo fa la multinazionale francese aveva ipotizzato di trasferire una serie di stabilimenti fuori dall'Europa, in Paesi più convenienti sul piano dei costi produttivi. Per questa ragione ci siamo impegnati per creare le condizioni di una permanenza nel nostro territorio. Ora la crisi sembra riaprire questo capitolo. E' bene dire subito che una cosa è affrontare le difficoltà di questa congiuntura sfavorevole, un'altra mettere in discussione le scelte che garantiscono il futuro dello stabilimento pisano. Certamente il mercato a cui sono destinati i prodotti della Saint Gobain è in una fase di restringimento. Ne siamo consapevoli. Ma il problema va affrontato come tale, senza immaginare di bloccare o cambiare il piano degli investimenti concordato. I lavoratori e la città non lo potrebbero accettare. Per questo mi auguro che si faccia chiarezza al più presto sulle prospettive della fabbrica pisana perché non si può e non si deve far crescere un'incertezza così grande per l'occupazione di tanti lavoratori e per l'economia della città. Il Sindaco si è già fatto carico di questa esigenza chiedendo un incontro con i vertici dell'Azienda e ora aspettiamo di sapere quali risposte arriveranno. Siamo e saremo attenti e vigili affinché gli accordi siano rispettati.
5 Commenti
Caro Onorevole, mi compiaccio per il fatto che lei abbia preso posizione in favore del mantenimento degli impegni presi da entrambe le parti.
Mi permetta però di usare la rete come uno scambio di opinioni libere e svincolate da ingessamenti di rito.
Lei afferma:
“L’andamento generale dell’economia non è rassicurante e le previsioni sul mantenimento dei livelli occupazionali sono nere. “
Forse col nero lei voleva indicare un punto massimo,indefinito e non ottimista, ma purtroppo nel suo pessimismo è una affermazione ottimista, in quanto ( ma è il mio modesto parere):
ciò che sta accadendo è nulla in confronto a ciò che ci attende……..la CIG non può durare all’infinito perché va mantenuta e per mantenerla occorre la produzione che crea ricchezza (PIL) perlomeno nella misura sufficiente ad alimentare il processo economico ( il plusvalore non è necessari al mantenimento dei fattori produttivi) ma questa è una scelta che deve essere forzata dalla politica ma quella con la P maiuscola……..
Fintanto che ci saranno luoghi dove il capitale sarà meglio remunerato a discapito del suo antagonista principale il Lavoro, e questo produce la dislocazione della produzione verso paesi terzi ( i cambio dei rapporti dei fattori produttivi di Marx) a nulla potranno valere i richiami morali e mi creda non perché è lei l’autore…..ma per il solo fatto che i fattori in campo e gli interessi economici sono enormi. L’unico effetto che si può ottenere con la moral susion è quello di rallentare il processo dislocativo.
L’effetto devastante socialmente lo vedremo fra un paio di anni, quando sarà scaduto e non ci sarà più il diritto neanche al 60% dello stipendio perché la domanda giusta è dove collochiamo questi lavoratori se le fabbriche dislocano altrove? Ecco Questa forse era la domanda che si doveva porre anche Maurizio Martina nel suo intervento su Repubblica Non è criticando i Capannoni vuoti al nord che si crea lavoro ma domandandosi Perché sono vuoti quei luoghi di produzione?
La invito di nuovo a riflettere sul caso Merloni che vuole dislocare in Polonia, ma non perchè non prevede di nuovo il rafforzamento della domanda, ma perchè cosi facendo colloca il suo prodotto su un targhet di clientela più ampio visto che anche in Europa ci sono paesi dai bassi salari ( Keynes insegna). Quindi e lo dico con sincerità lei fa bene, ma si occupi anche di Europa perchè senza L’Europa dei popoli e non quella di ora che è solo monetaria non si va da nessuna parte e noi subiamo l’effetto dei vasi comunicanti ( a causa dell’esercito di riserva di Marxiana memoria).
Poi con questo Governo dove il ministro Scaiola di ce agli operai di Pomigliano ( vedi ultimo Porta a porta) é il “mercato bellezza” non proprio in questi termini ma era questo il sottointeso.
CI VUOLE UN FORTE PATTO SOCIALE E GENERAZIONALE A LIVELLO EUROPEO, CON UN WELFAR UNIVERSALISTICO, E CON UN SINDACATO UNITO E LUNGIMIRANTE, CERTO AL SINDACATO VA POSTA DAVANTI ANCHE UNA CLASSSE DIRIGENTE DEGNA DI QUESTO NOME.
PS: Chiedo scusa per aver superato le trenta righe, ma l’argomento è troppo importante per tutti.
Sulle ragioni della crisi si esprimono e si esprimeranno le competenze e le conoscenze più alte a livello mondiale ( sociologi, economisti, filosofi, politici) ma la consapevolezza di tutti deve essere quella di riconoscere che abbiamo vissuto in questi anni al di sopra delle nostre possibilità illusi e condizionati da un sistema ( economico, imprenditoriale, bancario e politico) che ci ha fatto credere che avere e consumare di più equivalesse a stare meglio.
La smentita è arrivata dal sistema che essendo diventato una partita di giro ad un certo punto non ha più retto.
La Saint –Gobain è una multinazionale che soffre e soffrirà come molti delle crisi mondiale, per quell’effetto di sovrastima di cui ha fatto parte, ma l’alibi della crisi non è giustificazione credibile di fronte a scelte imprenditoriali ed impegni pubblici presi con le istituzioni, i lavoratori, la città tutta.
E’ per questo che l’errore più grande che potrebbe commettere la città sarebbe quello di lasciare il sindaco e il comune da soli nel confronto con la Saint-Gobain
L’accordo non prevede una semplice “complicità” economica ma una previsione di potenziamento e riqualificazione urbanistica e industriale oggetto di un cambiamento strategico e funzionale alla stessa produzione che coinvolge l’intera città, un intero quartiere.
Un ripensamento della Saint-Gobain è un “affronto” a tutta la città.
Il partito democratico ma anche l’opposizione di centro destra e di sinistra dovrebbero in questo caso fare battaglia comune per salvaguardare il lavoro di molti pisani e non solo, per garantire uno sbocco economico importante per la nostra città.
Un’opposizione seria, concreta, non può demandare al Sindaco una responsabilità che è di tutti.
Credo che questo sia un atto che i cittadini pisani si aspettano un atto di responsabilità comune, un atto di una politica forte, credibile e dalla parte dei cittadini, capace di salvaguardare gli interessi della città, non come scelta di parte ma come priorità per tutti.
Sandra
Condivido pienamente il commento di Sandra sulla Saint Gobain. Non dobbiamo lasciare solo il Sindaco e il Comune nel confronto con l’Azienda ma tutta la città deve sostenere la richiesta di dare piena applicazione agli accordi presi sugli investimenti. Filippeschi ha annunciato che ci sarà a breve un incontro e dovrà farlo sapendo che ha l’appoggio di tutti. In questo senso alcuni comunicati, come quello della Sinistra Arcobaleno, hanno il sapore di cercare più la distinzione che l’unità; e alcuni silenzi, come quello del centrodestra, hanno il significato di una forte lontananza dai problemi veri della città e dei suoi cittadini.
Vedremo cosa dirà la Saint Gobain nell’incontro con il Sindaco e anche come spiegherà la situazione e le prospettive dello stabilimento pisano ai lavoratori e ai sindacati. Io confido sulla ragionevolezza degli interlocutori dell’azienda che a Pisa hanno dimostrato attenzione al territorio. Ma dobbiamo essere pronti ad uno risposta forte e adeguata se verrà messo in discussione il futuro della fabbrica pisana. E, ripeto, lo spirito deve essere il più unitario e convergente possibile. Erano belle le immagini e i commenti di oggi alla grande manifestazione di Prato. Quella dello striscione di un chilometro con la scritta “Prato non deve chiudere”. Lì c’era tutta la preoccupazione, l’allarme e la paura per il futuro di una città e di un sistema produttivo e manifestavano insieme operai e imprenditori, giovani e pensionati, amministratori e cittadini. Così come è avvenuto a Torino con la marcia organizzata dalla CGIL. Chissà se basterà….ma non c’è un altro modo per far emergere i problemi e svegliare un governo che si dimostra molto al di sotto degli impegni necessari per fronteggiare una crisi che si farà ancora più acuta e grave nei prossimi mesi.
P.S.
Oggi su Repubblica c’è un articolo di Ilvo Diamanti che parla degli ex-elettori del Pd che si sentono esuli in Italia. Leggetelo, può essere utile discuterne. Lo trovate in homepage
Già l’articolo di Ilvo Diamanti è tutto da interpretare….( chi fosse interessato lo trova sul sito del pd d Bientina).
Oggi leggiamo sul Corriere ma è disposnibile anche in rete che L’economista del pD Nicola Rossi rilascia queste affermazioni:
Assegno ai disoccupati. Nicola Rossi iniziativa mediatica di Franceschini.
Il senatore del Pd Nicola Rossi non vede nella proposta di assegno ai disoccupati lanciata da Franceschini nessun cambio di rotta rispetto a Veltroni, ma “è portato a credere in una iniziativa mediatica”.
Rossi puntualizza che l’ipotesi di “ampia riforma degli ammortizzatori sociali è presente da mesi nelle proposte del Pd”, una riforma che per il senatore andava fatta “ieri sera.
Non posso pensare, aggiunge, che quella del segretario sia la richiesta dell’ennesimo strumento speciale”.
Rossi ricorda la sua riserva per la copertura economica della riforma: “Secondo la proposta già avanzata dal Pd il finanziamento dovrebbe avvenire espandendo il deficit pubblico di un punto di Pil l’anno.
Il riferimento implicito è alla manovra in disavanzo, ma ci sono ragioni di finanza pubblica che lo sconsigliano caldamente”.
COSA DOBIAMO PENSARE?
E’ UNA BABELE I NOSTRI ELETTIO NON DIALOGANO NEMMENO FRA DI LORO. TEMPO UNA SETTIAMANA E SI RITORNA COME PRIMA TUTTI CONTRO TUTTI E TUTTI CHE DICONO L’INCONTRARIO DELL’ALTRO.
Quindi in attesa che i leader si trovino d’accordo su una unica voce al fine di non dare ragione a Berlusconi noi ragioniamo con la nostra testa.
Il debito c’è inutile negarlo…..la proposta del PD ( quella di Bersani 1% di PIL) apparsa sui quotidiani anche in dettaglio ( iul sole 24 ore) è tutta espansiva non c’è un solo euro di tagli per eliminare gli sprechi.
ILVIO DIAMANTI sa bene che il concetto di classe media si identifica in una frase ” è quel ceto sufficentemente colto che fa i conti sul tavolo in cucina”.
Crisi: Il ritorno del Socialismo reale.
http://partitodemocraticobientina.wordpress.com/2009/03/02/crisi-il-ritorno-del-socialismo-reale/