Eccoci qui a commentare una giornata difficile e amara. Non possiamo dire che le dimissioni di Veltroni arrivano come un fulmine a ciel sereno. Certo sono una sorpresa che non ci voleva, ma il cielo non era sereno. I risultati delle elezioni sarde sono stati molto negativi. Peggio di ciò che ci si poteva aspettare anche perché su Soru si erano create molte aspettative. Il punto è che quel voto ha messo allo scoperto la crisi del Pd che era già emersa nelle elezioni abruzzesi e rimossa frettolosamente. Una crisi che si è accentuata anche nelle ultime settimane intorno alle vicende che hanno messo al centro il tema della difesa della laicità dello stato, dopo che su molte altre questioni il Pd è apparso diviso, bloccato dalla sua litigiosità interna. La domanda che ha assillato molti elettori e militanti del Pd è : cosa siamo? Qual' è la nostra visione del mondo? (uso questa espressione non in senso ideologico) E in che modo si esercita la nostra opposizione? Questo a me sembra il problema principale, prima ancora della litigiosità. Anche perché non sempre si capisce su quali contenuti ci si divide. Allora, se è così, l'esigenza di fondo è quella di sviluppare una discussione seria e adeguata sul progetto e sulla proposta politica del Pd. Certo le responsabilità non sono tutte di Veltroni. Nessuno può chiamarsi fuori anche se le scelte politiche le ha fatte indubbiamente il segretario e il coordinamento del partito. In questo senso non si possono mescolare le carte. Tuttavia, nell'attesa di queste ore, la cosa che bisogna riconoscere a Veltroni è il suo straordinario impegno con l'augurio che il suo gesto serva a riprendere il cammino al più presto e nel migliore dei modi possibili.
14 Commenti
Non capisco. Dal punto di vista della legittimita`, puo` Veltroni dimettersi di fronte al coordinamento, se e`stato eletto dalle primarie? Mi sento orfana di un partito che non ha strutture legittime prima del congresso se non l’assemblea costituente e il segretario.
Sul resto che tu dici, sono d’accordo, soprattutto sul fatto della laicita`. A forza di pluralismo e di cercare di contentare tutti abbiamo perso di vista gli elettori che su questi temi (per non parlare della collocazione europea) vogliono scelte chiare. Dopo, se su queste questioni dirimenti si ha una posizione chiara, e` piu` facile capire qual’e’ la nostra visione del mondo.
Coraggio, se non ce la facciamo noi, piomberemo in una repubblica alla Putin di cui si vedono tutte le avvisaglie. Ma certo c’e` di che essere scoraggiati.
Il Pd non “è apparso bloccato “, è bloccato; e non solo dalla litigiosità interna a volte feroce, ma dal fatto che, non avendo mai chiarito molti temi di fondo, e non avendo fatto riflessioni forti su se stesso, il proprio passato e il proprio presente, non sa più chi è e dove va. Si continua a dar la colpa agli altri, che però vincono. Non prevedevo l’entità del disastro in sardegna, ma l’aria complessiva è molto negativa. Provate a parlare con dei ventenni….
Veltroni può dimettersi, visto che è stato eletto con le primarie?
Direi di si le dimissioni sono un atto di responsabilità personale. Ma il punto è che Veltroni è stato assassinato dal solito Killer politico di nome Massimo D’Alema. Era impensabile su anno dalla costituzione di un partito nuovo (fra l’altro il nuovo è stato spesso evidenziato ad ogni riunione precostituente) e dopo l’esperienza fallimentare del governo dell’Unione. Ma subito dopo le primarie le Oligarchie non si sono riconosciute in Vetlroni per il semplice motivo; che le primarie per Veltroni non erano quelle per Obama, ma sono state uno strumento precostituito come è sempre stato nei partiti tradizionali quando si candida qualcuno. In quel periodo la classe dirigente era impresentabile dopo il fallimento di governo e gli scandali del compagno Consorte si è portato avanti Cesare-Veltroni per poi assassinarlo come ha fatto Bruto, solo e soltanto per una questione di potere.In questi mesi i pizzini sono andati sui giornali, le televisioni sono raddoppiate insomma c’è un partito nel partito ( evitiamo le ingenuità che a 50 anni sonati non ci farebbero onore). Il cui artefice di sempre è D’Alema ( l’ombra nera di sempre). Ma cosa vogliono fare D’Alema e Bersani? quello che non gli è mai riuscito fare il partito socialdemocratico in Italia. MA PURTROPPO CI SONO OGGI SU QUESTO PROGETTO CI SONO 50 ANNI DI RITARDO RISPETTO ALLA GERMANIA E PERLOMENO 20 RISPETTO ALL’ITALIA (CONSIDERANDO LA STORIA ITALIANA PCI E PSI E VARI COMPROMESSI STORICI DI INTERMEZZO). La senzazione è che in un partito fatto di mezi leader e tanti nipotini si andrà alle Europee sconfitti perchè nessuno avrà il coraggio di guidare il PD in queste condizioni per essere messo sulla graticola dopo le Europee ne D’Alema e ne Bersani ci pensano minimamente. SE io fossi Franceschini mi rifiuterei di fare la transizione e metterei i fraticidi difronte alle loro responsabilità politiche. Fra l’altro D’Alema e Bersani stanno facendo male i loro conti perchè non ci sarà un partito Socialdemocratico che nasce da un PD unito ma è molto probabile che il congresso sancirà una scissione.
“La domanda che ha assillato molti elettori e militanti del Pd è : cosa siamo? Qual’ è la nostra visione del mondo? (uso questa espressione non in senso ideologico) E in che modo si esercita la nostra opposizione? ****** Domande semplici e essenziali per un partito politico. Ma pensare che si potesse risolvere il tutto in un anno che ha visto anche molti appuntamenti elettorali non è da persone adulte e politicamente navigate………questi temi si affrontano bene quando gli appuntamenti elettorali sono lontani e le divisioni interne che sono su certi versanti non dissensi politici ma dissidi politici non creano danni.LO DICO SENZA ASTIO, MA PROVO FASTIDIO PER I MIEI COETANI CHE GIUSTAMENTE FANNO DELLA LORO MILITANZA POLITICA UN PUNTO DI ORGOGLIO E DI RIFERIMENTO PER LA LORO FORMAZIONE, QUANDO CASCANO DALLE NUVOLE…….. COME DIRE SI E’ PRAGMATICI AD INTERMITTENZA……. CHISSA’ COSA PENSEREBBE IL LEDERMASSIMO CHE FA DELLA POLITICA DI PROFESSIONE E DEL SAPERE CHE DA ESSA DOVREBBE SCATURIRE UN VALORE AGGIUNTO RISPETTO ALLA MASSA.
Il commento di cristiana è emblematico: occorre più chiarezza sui temi di fondo e una squadra unita. Purtroppo in questi mesi non si è visto ne l’uno nè l’altro.
Le dimissioni di Veltroni sono intempestive, ma forse in linea con il suo carattere.
Purtroppo, come lui stesso ha ammesso, nel tentativo di tenere sempre unite le varie anime del partito, non ha assunto posizioni ben precise.
Il fatto che all’interno possano esistere diverse posizioni su questioni fondamentali come la laicità e i temi etici non vuol dire che il partito non debba avere una posizione chiara e che tutti la debbano rispettare.
La sconfitta in Sardegna non arriva certo come un fulmine a ciel sereno, checché se ne voglia dire. Prima mandiamo in minoranza il Presidente della Regione su un argomento fondamentale (non si trattava delle tariffe della refezione scolastica, accidenti!), poi una volta che ha dato le dimissioni lo sosteniamo di nuovo, obtorto collo e con tanti mal di pancia. La cosa drammatica è che, alla fine della giostra, riusciamo a stupirci se la gente non ci capisce.
La sconfitta ci stava, dicevo, così come non mi sembrano illogiche (anche se intempestive, come ha già detto qualcuno) le dimissioni del Segretario, ma nella giornata di ieri il sentimento prevalente in me non era la tristezza o la delusione o la rabbia. No, era qualcosa di peggio, la sensazione di essere trattata da pedina senza valore. Domenica, come tantissimi altri compagni in tutta Italia, ero impegnata nel PDday. Ero in piazza a parlare con le persone, ascoltando il loro disagio, i loro problemi economici, cercando di spiegare che noi siamo un’alternativa credibile a questo governo per quello che proponiamo e per le competenze che possiamo mettere a disposizione di tutto il Paese. In piazza, a metterci la passione e la faccia, c’erano migliaia di militanti di base, di amministratori locali… e il giorno dopo che succede? Ancora una volta nella tempesta, in balia di guerre intestine, di giochi di potere, vittime dell’eterno, e francamente uggioso e stantio, duello zio Massimo-zio Walter.
Mi piacerebbe chiedere ai vertici del Partito, e lo faccio attraverso Paolo Fontanelli, se si sono mai posti dalla parte di “quelli che ci credono” e se pensano di trattare i militanti di base da servi sciocchi da spedire e/o chiamare nelle piazze quando c’è bisogno, salvo vanificare il loro entusiasmo per le smanie di potere di alcuni.
E’ con questo umor nero che affronterò la campagna elettorale per le amministrative e le europee, se ancora mi rimarranno energie e motivazioni sufficienti per affrontarle.
Scrivo queste righe di notte leggendo il blog e ripensando alle discussioni di questo mercoledì. Stamani sono stato a sentire la conferenza stampa di Veltroni e, insieme a tanti altri, l’ho salutato e ringraziato per la serenità con cui ha motivato la sua scelta. Ma dovunque, in Parlamento, alla sede del partito, così come in ogni sede dei democratici, si avvertiva un grande smarrimento per situazione di incertezza che si è aperta. E con essa una discussione molto articolata e anche confusa su come uscirne. Il coordinamento nazionale ha convocato l’assemblea costituente eletta il famoso 14 ottobre per decidere sul da farsi. Le opzioni possono essere due: o si elegge subito un segretario transitorio che porti al congresso previsto per il prossimo autunno (e l’ipotesi è quella dell’attuale vice segretario Franceschini), o si anticipa il percorso congressuale, restringendolo, con le primarie per eleggere un nuovo segretario. E questo nel pieno degli impegni per la preparazione delle elezioni amministrative ed europee. Non è una decisione facile perché ci sono aspetti buoni e cattivi in entrambe le opzioni. Su questo abbiamo poche ore per pensare e definire un orientamento. Anch’io ci sto pensando. Ma non aiutano posizioni semplificate, all’insegna di un nuovismo emotivo del tutto inconsistente, come quelle che abbiamo letto o sentito in queste ore. Fino all’assurdo di una sorta di referendum sui nomi dei possibili candidati, fatto sui siti di Repubblica e del Corriere, in cui insieme ad un elenco di nomi e cognomi si mette la dizione “un candidato nuovo”, del tutto privo di faccia e di idee. E il bello è che questo candidato fantasma è il più votato. Che dire ? E’ questa la coscienza critica di cui abbiamo bisogno ? Così come mi sono sembrate sbrigative certe analisi che hanno messo insieme e mescolato le primarie di Firenze con il voto della Sardegna: gli stessi commentatori che pochi giorni fa vedevano in Soru il rinnovatore oggi che ha perso lo ignorano e fanno diventare l’innovatore il vincitore delle primarie Renzi. Che avrebbe vinto perché era contro i burocrati della nomenklatura. Però si dimenticano di vedere che gli stessi elettori che hanno votato Renzi alla Provincia hanno votato in misura maggiore per un candidato tipico di apparato di partito. Allora come stanno le cose ? Da una parte ribelli e allo stesso tempo pecore ? In realtà il voto che ha premiato Renzi ha raccolto il malessere critico verso il governo della città e la domanda di cambiamento connessa allo stess della vita cittadina di Firenze che è, ed era, percepibile da tempo. Una domanda che è stata in gran parte ignorata. Ed è una domanda che alla fine porta anch’essa all’esigenza, emersa anche nei commenti sul blog, di riuscire ad esprimere e proporre una linea chiara e identificabile sui diversi problemi. Mentre francamente capisco poco Domenico che sembra giudicare tutto, passato presente e futuro, con la “fissa” di D’Alema e Bersani. Anche loro hanno delle colpe ma non hanno diretto il partito né nel 2001, all’epoca della prima grande sconfitta, né oggi. A meno che non si pensi che la colpa capitale di D’Alema non sia proprio quella di aver proposto segretario del Pd Walter Veltroni e di averlo sostenuto nelle primarie. Inoltre posso testimoniare che le responsabilità non sulla diversità di idee ma sulla grave mancanza di solidarietà nel gruppo dirigente sono equamente distribuite in tutte le componenti del Pd; purtroppo. E su questo punto è assolutamente necessario cambiare.
Congresso prima possibile, su linee progettuali chiare, elaborate dal gruppo dirigente, con proposte nette anche sulle allenaze. La reggenza di Franceschini certifica il fallimento dei ds. E basta con la ricerca del killer, con baffi o senza baffi, non se ne può più. Basta. A me sembra che la più grande responsabilità di questo gruppo dirigente, euqamente spartita, sia quella di non avere allevato un ricambio vero, preferendo chiusure autoreferenziali e conformismi. A fronte dei quali Matteo Renzi, che ha volutamente tracciato una cesura anche nei confronti di coloro che lo avevano sostenuto e lanciato, è apparso nuovissimo e ha così instaurato un contatto reale e non mediato con gli elettori
Visto l’ora, considerando la giornata particolare di ieri. E la giornata particolare di oggi per il sottoscritto che porta buone notizie sul fronte del lavoro in tempi di crisi e mi consente di di avvicinarmi all’obbiettivo del pareggio di bilancio che mi consente per il 2009 di non mettere in cassa integrazione nessuno dei miei collaboratori.
Quindi onorevole capirà che da buon Livornese prendo con simpatia la sua affermazione di “Fissato”…….Oltretutto sarei anche in buona compagnia leggendo La Repubblica di ieri e di oggi.
Confermo che Veltroni ha sbagliato poco e quel poco è frutto dell’inevitabile mediazione dovuta alle pressioni interne ( inutile girarci intorno RED è un parapartito nel partito).
La mia visione del mondo è chiara e ho cercata di farla emergere nei contributi del Circolo di Bientina in quell’articolo dal Titolo ” Economia sociale di mercato, o responsabilità Democratiche?”, fra e scaricabile dalla rete e lei dovrebbe averne ricevuto una copia cartacea come altri eletti del PD Toscano.
Visto la mia visione laica del mondo, penso anche io come molti altri Che Bersani e D’Alema dovrebbero chiarire di più alcuni concetti che possono sembrare di secondo piano ma non lo sono politicamente se alla festa Nazionale del PD di Firenze in un Forum dal titolo “L’economia sociale di mercato” passa il concetto espresso da Soldi ( esponente di punta di legaccop) che questa è un valore solo delle COOP Mutualistiche ( Adenaur e tutta la storia della socialdemocrazia Tedesca e Europea si rivolta nella tomba).
Ma veniamo a D’Alema lei afferma “non hanno diretto il partito né nel 2001, all’epoca della prima grande sconfitta, né oggi. A meno che non si pensi che la colpa capitale di D’Alema non sia proprio quella di aver proposto segretario del Pd Walter Veltroni e di averlo sostenuto nelle primarie”.
Maurizio Penati a Firenze affermava ” attenzione alle alleanze di governo, perché per ben due volte siamo stati abbattuti dal fuoco amico”, CREDO CHE LA RIFLESSIONE MERITI UNA APPROFONDITA ANALISI DI CIò CHE E’ STATO, NON POTEVA ESSERE DIVERSAMENTE, ALMENO SEGUENDO LO SCHEMA CONCETTUALE DELLE ALLEANZE POLITICAMENTE COMPATIBILI DI DAHRENDORF (Schema che ormai è conosciuto fin dagli anni ottanta).
Quindi il buon D’Alema e Bersani ripropongono ( ma è la mia modesta opinione) uno schema di alleanze ormai logoro e che sappiamo bene dove ci porta. D’Alema a sostenuto Veltroni per il solo fatto che lui era impresentabile dopo il caso Consorte, sapendo perfettamente che la scommessa era incerta e accellerata (Vogliamo rileggere gli articoli di Allora del Senatore Vannino Chiti che subito dopo le lezioni ci dicono che il PD deve essere un progetto ponderato e che non poteva nascere che a ridosso delle elezioni Europee ( ora) e dopo ci rispiega il perché ci deve essere l’accellerata ( me ormai lo sappiamo visto la fine del Governo dell’UNIONE). Il punto è che D’Alema crede di essere furbo……manda vanti Veltroni che nuovo non è, sa che il progetto è complesso e soggetto a probabile fallimento, si siede sulla riva e alimenta il libeccio nella speranza di spezzare la leaderschip di Veltroni ( sapendo anche che la storia personale di Veltroni non è quella di un gladiatore che lotta fino in fondo).
Lei afferma che D’Alema ha agito privo di interessi, io affermo che dietro c’era una strategia chiara.
Aggiungo che se le primarie saranno libere e non precostituite Bersani fa un tonfo sonoro, non a una visione della realtà Italiana ( quel che è, e non quello che vorremmo che fosse), il suo schema si limita a una convergenza fra Grande Industria,lega COOP e un sindacato di riferimento, ci mette un pizzico di liberismo di facciata che non tocca le lobby ( invece dei Taxi perchè non ha liberato le professioni, è una vergogna che dopo una laurea un giovane avvocato o ingegnere si debbano fare un lungo e umiliante tirocinio). Lasciando le PMI nel tritacarne del macellaio e in pasto alla filosofia politica che comunque vuole un nemico da identificare.
FANTAPOLITICA?
Segnalo il sondaggio di IPR Marketing
La crisi del PD 19.2.2009
CONFLITTUALITÀ, MANCANZA DI UN PROGETTO, LEADERSHIP DEBOLE
I MOTIVI DELLA CRISI DEL PARTITO DEMOCRATICO.
IL PD C`E` MA OCCORRE RICOMINCIARE DA CAPO. PER IL 56% DEGLI ITALIANI E` TEMPO DI PRIMARIE.
http://www.iprmarketing.it/IT/news_faq/dettaglio_news.asp?ID=166
18/02/2009
Pd: Chiti, Dimissioni Veltroni atto generosita’ ma non dovuto
Ore 11.18 – (ANSA) – Roma – ”Le dimissioni di Walter Veltroni sono un atto di generosita’ e responsabilita’ non dovuto”. E’ il giudizio del senatore del Pd e vicepresidente del Senato Vannino Chiti che a Sky Tg24 Mattina ha commentato le decisione del segretario dimissionario.
”Lui ha ritenuto che di fronte all’opinione pubblica, e dopo una serie di sconfitte – ha aggiunto Chiti nel corso della rubrica ‘Un caffe’ con..’ condotta da Massimo Leoni – dovesse rassegnare le dimissioni per permettere al progetto del Pd di andare avanti e affermarsi”.
”Un partito – ha concluso – non puo’ essere un segretario. Noi abbiamo bisogno di un partito che sia valori, ideali, organizzazione sul territorio, partecipazione dei cittadini.
Nelle primarie di domenica ci sono state decine di migliaia di cittadini che hanno partecipato”.
In un momento così complesso e delicato per la nostra storia e per il partito democratico, io ritengo che si debba avere la capacità di controllare ogni forma di emotività, senza dubbio comprensibile, e far prevalere la razionalità che è l’unico strumento che può aiutare in questa fase concitata e confusa.
Mala tempora currunt, avrebbero detto i Latini, anzi io trasformerei l’aggettivo da “mala” in “pessima”.
Ma se, come credo, l’obiettivo del PD è quello di governare il Paese secondo una linea chiara e condivisa dalle sue diverse anime ( è fuori discussione l’esistenza di questa molteplicità di componenti), occorre il lavoro di tutti, dalla base alla classe dirigente; un lavoro indefesso che sia guidato dalla lucidità più rigorosa e lasci fuori ogni personalismo. E si tratta, a mio avviso, di un agire articolato che deve realizzare un cambiamento reale, effettivo, tale da conferire al PD una identità e renderlo, di conseguenza, una forza politica operativa e incisiva e pertanto un riferimento per i cittadini perché vicino a loro, perchè conoscitore e sostenitore autorevole dei loro bisogni e delle loro legittime aspettative.
Un modo anche per dare avvio ad un processo di rilancio di tutti quei valori che oggi sono venuti meno. Sì, perché il berlusconismo ha distrutto anche un sistema di valori che è nostro dovere riproporre con forza, ha come inebriato la maggioranza degli elettori
(mi riferisco a quelli che non fanno parte della corte) che danno l’impressione di aver perso qualsiasi capacità critica.
Il mio pensiero è che è nostro compito arrestare questo imbarbarimento della nostra società, e che, per riuscirci, occorre quella solidarietà che, ad oggi, è mancata o è stata insufficiente, a partire, ovviamente, dalla classe dirigente del PD.
Certo è un lungo e duro percorso, ma si deve cominciare senza indugi.
Il mio invito è rivolto a tutti coloro che credono nella democrazia, perché temo che in questo momento sia proprio la democrazia ad essere a rischio. Ricordo che nell’antica Grecia le rivalità ed i conflitti fra le città-stato venivano interrotti quando un nemico metteva in pericolo l’indipendenza di tutti i Greci.
E la democrazia greca (in particolare quella ateniese) è la prima forma di governo democratico nella storia dell’Occidente
Paola
@ paola 20/02/2009 0.19.10
Condivido il tuo bel commento, e il tuo richiamo al senso democratico che dovrebbe guidare tutti nella costruzione di un partito che condivida un noi ( Alberoni sosterebbe che il PD oggi è un movimento ” uno stato nascente” proprio perchè non a un noi condiviso). E sono convinto che la pala tempora non è nei militanti di base ma è tutta nei giochi di bassa politica interna ad alcune Oligarchie. Non è cattiveria e solo un modo di concepire lo stare insieme e condurre un partito.
Spesso leggo anche D’Alema ( non ci fate caso la mia è una fissa) e trovo strano uno che afferma ” socialista vuol dire che sentire una attenzione particolare per il sociale”. Cara Paola io nonostante i miei 50 anni sonati sarei pronto a dare un braccio per realizzare una società che riscopra il valore vero e profondo del vivere sociale. Io lo so da dove vengo, so bene che i luoghi della mia memoria sono pieni di uomini che compravano il sacchetto di arselle pescate di notte anche quando non le mangiavano perchè serviva a dare dignità a quel disoccupato con con quel rimedio negli anni 70 campava la propria famiglia e lo facevano fino a quando quel padre di famiglia non trovava un lavoro.
So bene che chi detiene la maggior parte degli organi di informazione, detiene anche il potere di influenzare le scelte democratiche ( K. Popper ha scritto in merito a beneficio di tutti gli uomini democratici), ed è per questo che sostengo che qualcuno a sbagliato ( due volte siamo andati al governo ma niente è stato fatto in merito al conflitto di interessi).
So bene che non è più possibile la democrazia degli antichi greci e la partecipazione diretta nell’agorà ( pur con tutti i limiti della democrazia greca che capa va sugli schiavi e che era monoteista in politica e politeista nella religione) che è inevitabile la delega politica ma è proprio per questo che provo rabbia quando subito dopo le elezioni quella delega viene stracciata con arroganza da una classe dirigente che a mio avviso negli ultimi anni pensa solo e soltanto a se stessa.
Provo rabbia se ancora oggi si è portatori di una democrazia che porta nell’agorà politica il concetto di figli e figliastri, perché questo è quando si sostiene che l’economia sociale di mercato è solo a marchio Coop, avere attenzione per il sociale in una democrazia vuol dire anche pagare le tasse in una società che fa della tassazione progressiva un punto forte di distribuzione della ricchezza ” è socialmente responsabile chi rispetta le regole condivise”.
Provo rabbia quando vedo che la ricchezza prodotta viene malamente ridistribuita a discapito del sociale.
Provo rabbia quando uno parla di queste cose, e vedi che gli aderenti a determinate correnti dopo aver parlato lui si mette a leggere il giornale.
Paolo Sylos Labini rivolgendosi rivolgendosi ai leader DS che è sempre stato il mio partito di riferimento fin dai del PCI (anche se a qualcuno può sembrare strano visto le critiche, che Domenico è entrato nella sezione Palmiro Togliatti di via Aurelia a Livorno per diffondere L’Unità quando aveva 12 anni, ne è uscito quando ne aveva 25 e c’è ritornato come socio fondatore del PD, se Veltroni aspettava il PD da dieci anni io lo aspetto da 37 ) nel suo ultimo saggio scriveva ” gettate Machiavelli nel cestino, e ritrovate i valori più profondi della vostra gioventù, i vostri figli non vi ammireranno per dove siete arrivati, ma vi malediranno per ciò che non avete fatto”.
E’ dura parlare di democrazia, con chi a priori pensa che l’onesta democratica è pericolosa perché ingenua politicamente.
PS:
Uso troppe volte la parola rabbia, ma non sono un cane arrabbiato.
Condivido il commento di Paola nel tono e nel merito. Sono convinto che se nel Pd in tanti ragionassero con lo stesso spirito che è contenuto nell’intervento di Paola molte cose andrebbero meglio. Lo scrivo mentre penso all’assemblea di domani a Roma e sono tornato da poco dalla riunione della direzione regionale del Pd. La discussione è aperta e l’esito non è scontato. Io tuttavia sono preoccupato per la possibilità che ancora una volta il dibattito venga condizionato più da una spinta emotiva che non dall’esigenza di una seria riflessione sulle ragioni politiche della crisi del Pd. Sono d’accordo con Cristiana che ci sia bisogno di un congresso al più presto. Ma questo non è possibile prima delle lezioni e quindi la scadenza più ravvicinata resta quella di ottobre. Allora il problema è fare in modo che l’elezione del nuovo segretario prevista per domani avvii il percorso congressuale puntando su un maggiore rinnovamento dei gruppi dirigenti, coinvolgendo di più le esperienze del territorio. La cosa peggiore sarebbe invece quella di incamminarci di nuovo in un percorso accelerato in cui si discuta solo di nomi e di personalizzazione della politica. Quanto a Barbara: non mollare ! Prima o poi ci rifaremo.