Scrivo questo taccuino a conclusione di una giornata davvero pesante. Ieri, lunedì, ero a Bari per una riunione del comitato regionale del Pd che ha discusso delle lezioni amministrative della prossima primavera. Dibattito interessante, frutto di una realtà vivace come quella pugliese. Però nel tardo pomeriggio sono arrivate le notizie sulle elezioni in Abruzzo e la serata è stata meno serena. Stamani ho visto i risultati definitivi e in tutta la giornata ho
sentito molti commenti in Parlamento e al telefono. L'intreccio poi con le iniziative giudiziarie di Pescara e Potenza ha peggiorato il "clima", che già era molto bagnato. Io per adesso non commento il voto abruzzese e il resto. Mi piacerebbe prima leggere altre e più dirette opinioni. Scrivete.
Intanto mi auguro che prosegua il dibattito sulle primarie e il partito: tra l'altro proprio domenica ci sono state le primarie a Bologna, Ferrara, Forlì, Savona, Cuneo e Taranto. Ognuna di queste situazioni presentava caratteristiche proprie, con rilevanti differenziazioni. Tutte, però, hanno confermato l'idea che è necessario guardare a questo strumento e alla sua utilizzazione con le lenti della politica e non con quelle della tecnica e della personalizzazione più estrema. Al riguardo, in riferimento ai commenti all'ultimo taccuino, voglio dire a Domenico due cose: in primo luogo che sono di un'opinione molto diversa sia riguardo alla dichiarazione del sindaco Cosimi e sulla descrizione dei partiti come fattore di degenerazione democratica. Personalmente ho interpretato le parole dei sindaco di Livorno come l'espressione di una grande preoccupazione per la crisi delle imprese e del tessuto industriale e del rischio di una caduta dello spirito di collaborazione e di concertazione che ha caratterizzato molte realtà della Toscana. Non vedo Bepponi, nè sindaci vogliosi di calpestare gli imprenditori. Penso, invece, che ognuno debba fare il proprio mestiere e non mi scandalizzo se, di fronte alla crisi, gli imprenditori chiedono più interventi pubblici, come sta avvenendo, e non mi scandalizzo nemmeno se un sindaco fa appello alla responsabilità sociale anche delle imprese.
La seconda cosa è che credo non sia utile concedere niente all'antipolitica: non riesco a immaginare la democrazia senza i partiti, che certo hanno dei limiti, ma è sbagliato generalizzare (ad esempio, mi chiedo: tutti i partiti fanno le primarie ? Tutti i partiti hanno la stessa vita interna?). Per quanto riguarda il Pd si può fare meglio e molto di più: perché ciò accada, però, è necessario saper discerne, senza fare di tutta l'erba un fascio. Infatti non è corretto sostenere, come fa Domenico, che "non è possibile contestare e cambiare un sindaco che non ha fatto bene durante il suo mandato", utilizzando tale argomento quale dimostrazione di una distanza fra partiti e società civile. Se così fosse, infatti, che cosa dire rispetto ai casi di Prato e Terricciola piuttosto che di Forlì e Volterra, tutti comuni in cui si va verso il cambiamento del primo cittadino? Forse è meglio cercare di ragionare senza mai perdere di vista la complessità e la diversità delle situazioni.
7 Commenti
Mi fa piacere che lei non sia d’accordo, ma per il solo fatto che almeno è possibile discutere di qualcosa di concreto ( la perte che riguarda l’economica politica)e di politico (l’idealtà e perchè si sta insieme sotto il solito tetto).
Prendiamo a prestesto Livorno e il sindaco uscente e unico ricandidato Cosimi come esempio generale.
Sul Tirreno di oggi il Prof. Paoli fa emergere che la situazione attuale è catastrofica ( Paoli è da un po di tempo che sostiene che siamo in ritardo e che lo sviluppo dell’area vasta doveva procedere su altri versanti).
Questa crisi sta andando alla velocità della luce………è solo frutto dei mutui sub-prime che di fatto erano 1% del mercato finanziario?
Quale è il ruolo di un partito? secondo M. Duveger è quello di portare i propri uomini nelle istituzioni. Ma per fare che cosa? per me gli uomini entrano nelle istituzioni per attuare la sintesi politica dei valori condivisi e nel loro agire sono costretti a fare anche una mediazione con la controparte ( la’gire politico del riformista è questo, e lo ha sancito agli inizi del 900 Turati rispondendo ad una domanda che affligeva l’anima del rivoluzionario C.Treves). E’ chiaro che un partito riformista quando agisce politicamente fa del compromesso con l’avversario il suo “modus operandi” l’importante è che il compromesso sia un passo in avanti verso la meta prestabilita. Ed è chiaro che un partito riformista vede il compromesso che fà con la sua anima come un atto di responsabilità sociale per la tenuta della Democrazia.
Nell’essere riformista è implicito nell’agire politico un moto lento ma continuo nel raggiungere forme sempre più evolute di democrazia e di progresso economico, il progresso economico è tale non se andiamo sulla luna ( perchè quello casomai è un progresso scientifico) ma se i frutti di questo progresso sono equamente ridristibuiti sul DEMOS elemento essenziale, fondante e unico usufruitore dei benefici democratici.
Ora spesso con il PD si è sentito dire cosa ci fa Coilanninno con gli operai????? La risposta è semplice ma non scontata secondo i valori del 900. Claninno è un Democratico Liberale che guarda a sinistra, e vede la sua responsabilità sociale nel fatto di accettare un pagamento progressivo come prelievo sui suoi guadagni.
Ma se gli imprenditori chiedono aiuto allo stato allora che siano Responsabili socialmente. Questa per la verità è una richiesta che può fare la Santa Sede e non un politico che deve agire con gli strumenti politici condivisi e in base alla sua coscienza e capacità. Perchè la richiesta è un atto di volontariato che fa appello ad una ulteriore responsabilità che non è obbligatoria per norma giuridica ma vale solo come norma morale.
Infatti la responsabilità sociale di ogni cittadino democratico( e gli imprenditori sono cittadini come gli altri) è in primis il rispetto dei doveri sanciti per norma giuridica (questo è lo stato di diritto),l’assolvimento dei doveri, da diritto di cittadinanza democratica. SE PER LEI ONOREVOLE QUESTA E’ ANTIPOLITICA, MI PERMETTA DI DIRE MOLTO UMILMENTE CHE ABBIAMO UNA CONCEZZIONE DIVERSA DI COSA E’ L’ANTIPOLITICA.
Inoltre,l’apello è dal mio punto di vista ingenuo, perchè lo sviluppo economico viene solo e soltanto dal sistema imprenditoriale,e questo è ormai un fatto consolidato in qualsiasi filone di filosofia politica ( anche in Russia veniva dalle imprese di stato). Quindi la politica per mano dei politici eletti può solo decidere dove destinare le risorse guardando alla loro migliore allocazione nell’interesse della collettività. Infatti il politico eletto può anche decidere di destinarle alla CIG e lascire morire le imprese se ritiene che questo sia l’interesse generale, io o forti dubbi visto che il sitema economico per sopravvivere deve obbligatoriamente rigenerare se stesso.So bene che in una discussione generalizzata chi è capace si sente strozzato……succede anche a me quando chiamano gli imprenditori ldri e evasori perchè io ormai sono anni che pago alla collettività oltre il 50% del mio reddito e solo sulle imposte dirette, non vivrò abbastanza perchè lo stato possa restituirmele sotto forma di servizi. Permetterà però la politica che come cittadino e iscritto al PD dica magari la mia, quando ritengo secondo il mio modesto punto di vista che qualcuno non ha amministrato bene la cosa pubblica, non è conforme ai valori condivisi ( e qui per la verità, vorrei capire se sono nella casa giusta o se ho sbagliato portone), e se non ha rispettato il programma con il quale si è candidato. LE PRIMARIE: Onorevole, io è lei siamo probabilmente della stessa ètà e abbiamo visuto il solito periodo sociopolitico, certo in luohi diversi con persone diverse ma dalla stessa parte lei come iscritto e io come simpatizzante. Leggo il suo richaimo a non cedere nulla all’anti politica come una sorta di adesione a quella forma che un tempo veniva chiamata centrismo democratico. Se è cosi il richaimo è fuori luogo perchè le primarie sono un atto di verifica interna al partito che interpella la sua base, certo oggi le stnze sono di vetro e con questo si rischia di porgere l’altra guancia all’avversario, am è un rischio che dobbiamo correre perchè siamo diversi dagli altri, siamo noi che ci chiamiamo Democratici. ED E’ PER QUESTO CHE NON FANNO LE PRIMARIE. IO NON PROTRO’ MAI VOTARE FINI, PERCHE’ PER ME E’ E RIMARRA’ IL PUPILLO DI ALMIRANTE………………MA NON CREDO DI CHIEDERE TROPPO NEL CHIEDERE PIU’ COERENZA SUI VALORI CONDIVISI AGLI ELETTI DEL MIO PARTITO IL PD. E NON CREDO DI CHIEDERE LA LUNA NEMMONO QUANDO VENIAMO CLAPESTATI SULLA QUESTIONE MORALE, E LEGGENDO IL GIORNALE DI OGGI ( IL TIRRENO) LEGGO ” L’ON. MATTEOLI AVVERTI GLI INDAGATI SULLO SCANDALO DELL’ELBA CHE C’ERA UNA INDAGINE IN CORSO. TEMPO FA LEGGEVO ” LENZI CHE E’ COINVOLTO NELLO SCANDALO DELLA PORTO 2000 E’ STATO SPONSORIZZATO PER QUELL’INCARICO DA MATTEOLI”.
Forse onorevole per non essere antipolitici, bisogna solo e soltanto portare i volantini ogni volta che i leader di sempre si candidano, senza nemmeno domandarsi chi ci ha portato a questo punto? ANCHE IO SONO PER I PARTITI, MA PER QUELLI CHE FANNO POLITICA SUL SERIO.
Concordo è il momento di ragionare, “ma anche” di dare risposte ai milioni di cittadini che ci hanno votato e alle migliaia che si sono iscritti al partito (tra cui domenico ed il sottoscritto). Abbiamo un progetto che si chiama pd, e questo è chiaro, siamo pronti per lanciarlo, e questo è meno chiaro, chi siamo, e questo incomincia ad essermi oscuro, siamo d’alema e veltroni o villari e del turco? In chi “credo” penso già di averlo chiaramente espresso nelle passate discussioni su questo blog, sarò di parte ma è così. Tuttavia sentirmi fare lezioni di morale da berlusconi in giù sino a cirino pomicino mi fa girare i coglioni tanto …..
Accogliendo l’invito di Paolo, vorrei tornare a parlare di partito e di primarie.
L’articolo di D’Alimonte – che Paolo ci ha segnalato e ci ha chiesto di commentare – contiene molti spunti di riflessione interessanti. Ma l’idea di fondo, secondo me, è sbagliata. Scrive il professore: “Nella sostanza partiti veri e primarie vere non possono facilmente coesistere. Partiti deboli e primarie vere sì ed è quanto accade negli Usa”. Definire il Partito democratico americano debole o leggero aveva senso, forse, vent’anni fa. Oggi, dopo Clinton, Dean e Obama, il partito dell’asinello non è più soltanto un gigantesco comitato elettorale ed è invece abbastanza simile (sul piano organizzativo, meno su quello ideologico) ai partiti europei tradizionali. Daniel J. Galvin ha descritto questo processo in un recente articolo (2008) comparso sulla rivista americana The Forum: “Cambiare rotta: l’inversione della traiettoria organizzativa del Partito democratico da Bill Clinton a BaracK Obama”. Eppure, per scegliere i candidati, il partito democratico ricorre ancora alle primarie, e nessuna persona di buon senso le potrebbe definire finte.
Il PD italiano, ovviamente, può scegliere di fare le primarie o di non farle. Personalmente, in un momento di diffusa delusione e disaffezione nei confronti del PD, penso che la scelta di tornare indietro, di non fare più le primarie, sarebbe un errore. Anche i firmatari dell’appello “Per ripartire” (http://www.perripartire.ilcannocchiale.it), che pure sono abbastanza critici verso l’attuale gestione del partito, sottolineano i limiti delle primarie, ma le considerano irrinunciabili: “come combineremo – si chiedono – la spinta alla partecipazione delle primarie a tutti i livelli con una vita democratica che non si riduca solo a quell’aspetto, pure fondamentale?”.
A Firenze, come si sa, il PD scelto di fare le primarie di coalizione. Non so se sia la soluzione giusta per Firenze: su questo, Paolo ha molti più elementi di me. Ma eviterei di considerarlo un modello da esportare. Perché le primarie di coalizione – come riconosce anche D’Alimonte – rischiano di creare tanti problemi quanti ne risolvono, anche se in parte diversi. Il primo: come si sceglie il candidato del PD alle primarie di coalizione? E poi, a cosa servono le primarie di coalizione se il PD (circa il 40 % dei voti) ha già un suo candidato? E cosa succede alle primarie se il PD, invece, ne ha più di uno? quali trattative? quali alleanze? E visto che è previsto anche il ballottaggio, quanta gente tornerà a votare per il ballottaggio?
Certo, nessuno propone di fare le primarie di coalizione ovunque. Anzi, in altre città si stanno facendo o si faranno primarie del PD. Ma proprio qui sta, secondo me, il problema. Mi chiedo, cioè, per quanto tempo si potrà andare avanti navigando a vista? Facendo le “primarie” – che poi primarie non sono – per eleggere il segretario nazionale, regionale, provinciale, persino i gruppi dirigenti dei circoli, ma non un candidato sindaco? O per scegliere i candidati al consiglio provinciale ma non alla presidenza della provincia? O per scegliere i candidati al consiglio regionale ma non alla Camera? Perché un conto è la flessibilità, l’adattabilità delle regole. Un altro conto è la schizofrenia politica. Che finisce per disorientare gli elettori, e convincerli che i partiti vogliono fare le primarie solo quando sono certi di poterle controllare. Se passa questa idea, le primarie cessano immediatamente di essere quello strumento di apertura ai cittadini e di contrasto dell’antipolitica che abbiamo conosciuto. E allora, davvero, è meglio non farle.
Le primarie sono un atto fondante del PD,e devono essere mantenute.Gli unici che non le vogliono a mio giudizio sono quelli che non sono sicuri che la base del partito non si è accorta dei loro risultati.Questa paura non è un problema del partito, ma dei singoli candidati.Un partito forte non deve pensare che le primarie possano dare adito a giochi di potere sottobanco, perchè altrimenti non è un partito forte (per forte,qui si intende la caopacità dell’organizzazione di essere capace di raggiungere gli obbiettivi. Interni ed eseterni al partito). I fatti odierni e l’imbarazzo di ieri sera a porta a porta di A.Finocchiaro nell’affrontare l’argomento deve far riflettere. MA SOPRATUTTO DEVE FAR RIFLETTERE COME E’ POSSIBILE CHE UN SIGNORE DI NOME ROMEO, GIA’ COINVOLTO IN TANGENTOPOLI POTEVA FARE AFFARI CON LA NOSTRA AMMINISTRAZIONE PUBBLICA ED A QUEI LIVELLI. NON C’E’ SOLO NAPOLI, MA C’E’ AMCHE ROMA. VENEZIA, E LO STESSO PALAZZO DEL QUIRINALE ERA GESTITO DA LUI PERCHE’ AVEVA VINTO L’ASTA PUBBLICA.Ma sulla legge 109 ( la legge madre che regola gli appalti pubblici) ci sarebbe da dire molto perchè frutto del dopo tangentopoli e dela cecità di una classe dirigente che spesso non sa neanche cosa decide. Il caso Romeo è il tipico caso di una impresa in regola con le carte……….Basterebbe poco, invece di dire siate in qualità altimenti non partecipate alle gare, dovremmo dire dimostrateci la vostra qualità che è quella della vostra fedina penale. Se siete delle SPA oltre al casella re giudiziari dell’amministratore dovede dichiarare di chi è il capitale di maggioranza e portare anche il loro casellario. Non solo portate anche i Bilanci e se sono in perdita vuol dire che siete un soggetto a rischio e non potete partecipare alla gara di appalto. Ma siccome il sitema economico per funzionare a le sue regole ferree, portate anche i saldi dei vostri fornitori perchè se non pagate puntuali vuol dire che i soldi dalla P.A. vanno solo nelle vostre tasche e non svolgono la loro funzione economico sociale. ECCO LA QUALITA’ DI UN PAESE CHE INTENDE FUNZIONARE.Oggi il PD che è un sogetto politicamente giovane paga caro quello che non ha fatto e cioè esere chiaro con i cittadini. Il compromesso è una cosa spesso intelligente ma non può essere un allontanamento dagli obbiettivi. La base si sta allontanando il sondaggio di Repubblica pubblicato oggi ci dice che oggi gli Italiani anno fiducia nel PDL e IDV e salita la Lega UDC e noi siamo ultimi perdendo 9 punti in soli 6 mesi. E’vero che spesso i professionisti della politica pensano che il popolo sia volubile e che non sappia quello che vuole (è fanciullo come sosteneva Lenin). MA ATTENZIONE PERCHE’ NICOLO’ RICORDAVA AL PRINCIPE ” CHE NON AVEVA UN ESERCITO ABBASTANZA POTENTE PER CONTENERE LE IRE DEL POPOLO”.
Ma oggi le terminologie sono cambiate, e si sostiene che chi è magari critico è antipolitico, peccato che sia tutto da dimostrare il fatto che in democrazia esista l’antipolitica, in quanto spesso ciò che noi oggi chiamiamo antipolitica è la politica di domani.
IL RITORNO DEI DINOSAURI.
Alcune riflessioni sulla direzione nazionale di ieri, ho assistito tramite Youdem ad una parte pomeridiana del direttivo a partire dall’intervento di Fioroni, e ho letto la relazione di Veltroni e le sue conclusioni.
COSA HO VISTO : la solita cosa di sempre, il problema non è nel PD o negli ex Margherita, ma è tutto nella vecchia Nomenklatura dei DS.
Oggi è facile dare la colpa a Veltroni, ma se certi comportamenti leggeri sono condannabili politicamente anche se non penalmente rilevanti, va detto che l’esempio viene dai leader, quelli che sognano banche, e che parlavano di etica con i banchieri che hanno depredato le famiglie con i bond Cirio e Parmalat. Danno la colpa a Veltroni sui problemi Campani, ma bassolino è li da 10 anni chi c’e’ lo ha messo? quale leader?. Insomma sono sempre quelli che si chiamano riformisti ma vogliono fare le alleanze di sempre, per essere come sempre impallinati dal fuoco amico della sinistra radicale (magari sul termine semntico della parola troviamoci d’accordo. Riformista è colui che vuole le riforme del sistema). Una sinistra che vuole far piangere i ricchie non si rende conto che quando una fabbrica chiude non è il capitalista che piange ma l’operaio che rimane senza lavoro. Una leaderschip come quella di D’Alemiana & Co che parla di riformismo ma che non è mai stata in grado dopo il 1989 di far fare all’Italia il passaggio socialdemocratico che meritava (e eravamo già indietro rispetto agli altri paesi Europei).
Una leaderschip riformista che non è stata in grado di attuare le riforme del welfar state in un sistema globalizzato, dove la riforma doveva evitare che la flessibilità del lavoro si trasformasse in precarietà. Una leaderschip che con l’ultimo governo dell’Unione chiamava evasori i piccoli imprenditori salvo poi scoprire che sono gli unici che tengono in pedi il sistema produttivo. Una leaderschip che scopre che i Cinesi di parto non fanno cassa integrazione e sono la causa della chiusura di molte nostre fabbriche. MA I CINESI A PRATO CI SONO DA OLTRE 20 ANNI…….
Bersani riscopre il manifatturiero, era l’ora ma se lo riscopre vuol dire che se l’era dimenticato.
L’unico intervento che ho sentito degno di nota da parte di un ex DS è quello di Manciulli, che dice parliamo troppo di noi e poco di loro, nella mia città Piombino ci sono 1.600 cassa integrati, l’alto forno è spento e questo è un evento straordinario perché è successo solo tre volte negli ultimi 30 anni.
Con persone come Veltroni e Manciulli c’è ancora la speranza che le cose possono cambiare. Ma con D’ Alema Bersani e la Torre è solo e soltanto il ritorno dei dinosauri.
Dopo il direttivo nazionale le idee di Bersani sono più chiare con l’intervista rilasciata oggi a Repubblica. Bersani non vuole rifare il PCI ma i DS. Siamo d’accordo su un partito dove gli iscritti contano ( e chi la mai messo in dubbio) alle primarie si è partecipato come soci fondatori ma perché non c’era ancora l’iscrizione al partito. Ma dove non siamo d’accordo è sulla verticizzazione piramidale.Già nei DS c’era il problema delle sezioni vuote e sopratutto vuote di giovani.MI SEMBRA DI POTER DIRE CHE L’AMALGAMA RIUSCITA MALE DI D’ALEMA E’ DOVUTA AGLI INGREDIENTI ORMAI LOGORI CON CUI SI VUOLE MURARE IL NUOVO EDIFICIO. D’ALEMA DOVREBBE SPIEGARE PERCHE’ PER BEN DUE VOLTE NELL’ESPERIENZA DI GOVERNO SI E’ DOVUTO RICORRERE A R.PRODI E NON DIRETTAMENTE AD UN LEADER DEI DS. COSA E’ CAMBIATO?????
Riporto un passaggio dell’intervista DI BERSANI “Io credo che il partito sia uno strumento, che deve funzionare per poter cambiare il Paese. Perché questo strumento funzioni, deve avere i piedi nella società, ma non deve esserne lo specchio. La società è piena di cose ottime, di energie vitali, ma è piena anche di diffettucci. Il partito deve saper spostare energie e chiamare tutti a una riscossa civica”. Ora la società sarà piena di difettucci ma non è che la classe dirigente politica sia immune dai soliti difettucci, e i difettucci della classe politica sono direttamente collegabili agli uomini che hanno guidato i partiti che non sono stati in rado di eliminarli in quanto gli esempi sono debolucci. Attenzione! io dico che gli uomini sono stati inadeguati ai loro compiti e non i partiti in quanto istituzioni di aggregazione di idee.Io non metto in discussione l’idea politico filosofica su un modello di società ideale che sta dietro ad un partito e che viene di volta in volta sintetizzata nel programma elettorale, ma in base a quella idea o sintesi verifico l’agire e la correttezza di chi e delegato nelle istituzioni, in base alle scelte che il leader mi convince a fare dopo ci deve essere il riscontro dei risultati. Se i leader mi dicono che bisogna fare L’Unione e dopo l’esperienza è catastrofica come si è dimostrato deve essere chiaro e netto la differenza che c’è fra un fiasco politico è un successo politico. L’iscritto secondo Bersani delega il politico, ma se il politico va per conto suo dopo la delega come risolviamo il problema Popperiano di ” mandarlo a casa prima che faccia altri danni”. SE il sindaco candidato al primo mandato delude perché non attiva il programma elettorale siamo sicuri che il partito sia coerente nel riconoscere questo errore non facendo ricandidare il solito politico al secondo mandato? Perché questo equivale all’ammissione di un errore nella scelta degli uomini che metterebbe in discussione anche la dirigenza sopratutto nelle scelte di città importanti. CONSIGLIO DI LEGGERE L’INTERVISTA SEMPRE SU REPUBBLICA DI OGGI DI MARC LAZAR A PAG.31 PER CAPIRE IL PERCHE’ NON SIAMO IN LINEA CON LA SOCIETA’ E COME EVIDENZIA ANCHE L’ULTIMO SONDAGGIO DI ILVIO DIAMANTI STIAMO COLANDO A PICCO. Certo i sondaggi lasciano il tempo che trovano e sono fortemente collegati alle situazioni sociali del momento in cui si fanno.MA QUI C’E’ UN FORTE DISTACCO FRA LEADERSCHIP PROFESSIONALE, BASE MILITANTE E SOCIETA’. UN CONSIGLIO I LEADER CHE FANNO POLITICA DI PROFESSIONE OGNI TANTO DOVREBBERO SCEGLIERE UNA CITTA’ E RITORNARE A FARE VOLANTINAGGIO PORTA A PORTA O DAVANTI AI CANCELLI DELLE FABBRICHE PER SENTIRE COSA PENSA LA SOCIETA’ CIVILE CHE POI E’ ANCHE LA NOSTRA BASE SOCIALE.Così lo spiegano loro al ceto medio che Berlusconi ha fatto male a togliere l’ici perché i comuni non potranno più fare i soliti servizi sociali. FORSE TROVERANNO QUALCHE PERSIONATO EX COMPAGNO CHE GLI DOMANDERA’ QUANTO GUADAGNA E CHE FORSE SE PRENDE QUANTO IL SUO COLLEGA TEDESCO O FRANCESE UN PO DI RISORSE SI TROVANO, FORSE GLI DIRA’ IL SOLITO COMPAGNO CHE SE SI RINUNCIA A QUALCHE AUTO BLU SI RISPARMIA UN PO DI DENARO, E PROBABILMENTE SE SI FINANZIA COME E’ GIUSTO IN DEMOCRAZIA SOLO I GIORNALI DI PARTITO ALL’ORA CI SARANNO ALTRI RISPARMI ECC..ECC… MA SICCOME LUI TUTTO QUESTO NON LO VEDE FORSE E’ MEGLIO CHE INTANTO INTASCHI IL RISPARMIO DELL’ICI E DOPO CASOMAI LO RITIRA FUORI PER I SERVIZI CHE IL COMUNE NON EROGHERA’ PIU’. E già che c’è provi a spiegare anche al pensionato perché suo nipote non trova più un posto di lavoro degno di questo nome, nel senso che lavorando dovrebbe esere in condizione di poter vivere secondo gli usi e i costumi della società contemporanea.
In primo luogo credo che sia necessario cercare di fare interventi più brevi, magari con più repliche, altrimenti seguire il dibattito sul blog diventa troppo pesante.
In secondo luogo torno sulla discussione che riguarda la definizione di “antipolitica”. Lo faccio perché secondo Domenico “ l’antipolitica è la politica di domani” il che significa che sarebbe il cambiamento. Certo, è possibile, ed è esattamente quello che vuole Berlusconi quando propone le sua idea di presidenzialismo: basta con tutti questi partiti che impediscono di fare le cose, che poi sono tutti corrotti (“mentre come tutti sanno io non ho bisogno perché sono già ricco”), e sono guidati da oligarchie staccate dai problemi dei cittadini. Ergo: i partiti fanno schifo, sono tutti uguali , ci vuole una politica senza i partiti. Questa è l’antipolitica. Sicuramente è un buon programma per cambiare il Paese.