Ieri mattina, sabato, pensavo di scrivere questa nota riprendendo i commenti arrivati nella settimana e che esprimono molte considerazioni, in larga parte condivisibili, sulla fase attuale del Pd e in particolare sulla situazione di Firenze. Poi è arrivata la notizia dell'iniziativa di Domenici e, come potete immaginare, una certa quantità di telefonate sui nuovi sviluppi. Non tanto sull'atto del sindaco di Firenze che ha voluto richiamare l'attenzione su un modo distorto di "fare informazione" che fa di ogni erba un fascio e prescinde dal merito delle questioni. Quanto sulle conclusioni del comitato comunale di Firenze del Pd che, invece di cercare di correggere il percorso delle primarie che andava evidenziando ogni giorno di più seri problemi nella tenuta della coesione del partito e nel rapporto con l'opinione pubblica, hanno messo allo scoperto una situazione in cui il partito era diventato "prigioniero" della lotta fra le tifoserie dei quattro candidati. Per questo la decisione di fermare le primarie e di riprendere la discussione in modo diverso, facendo i conti anche con l'esigenza di guardare all'obbiettivo di vincere le elezioni vere e di dialogare con i possibili alleati, proposta dal segretario regionale, è saggia. Mi auguro che nei prossimi giorni, anche con l'incontro convocato da Veltroni, si trovi una soluzione che garantisca un percorso condiviso e partecipato. E comunque occorre, per Firenze così come per tutte le candidature in ogni parte d'Italia, praticare in modo rigoroso quanto previsto dallo statuto e dal codice etico del Pd.
Ma detto questo non posso fare a meno di esprimere una mia forte perplessità sulla campagna di stampa sul Pd e la questione morale. Per formazione politica e anche per vissute esperienze personali ritengo sbagliate sia le generalizzazioni che le semplificazioni. Ogni caso, ogni vicenda, ha la sua storia e va vista e analizzata seriamente. Ovviamente nessuno può dirsi portatore di una superiorità morale; però da questa affermazione non possiamo dedurre che tutti sono, o siamo, uguali. Dire così significa fornire un alibi ai corrotti e ai corruttori.
Comunque oggi ho trovato un po' di conforto nell'articolo di Eugenio Scalfari su Repubblica, Spero che trovino spazio, a partire da quelle parole, spunti di riflessione autocritica nel mondo dell'informazione. Leggetelo e parliamone. Leggete pure l'articolo di Adriano Sofri (L'immortalità dei tiranni) sempre sulla prima pagina di Repubblica. Li trovate entrambe in allegato.
Infine dimenticavo di dire che comunque ieri è stato un bel sabato nerazzurro e l'umore di questo fine settimana ne risente positivamente.
12 Commenti
Caro Paolo, più di una volta ti ho letto, trovando i tuoi commenti lucidi nell’analisi e di grande equilibrio, come credo sia necessario in questa difficile fase. In particolare quest’ultima valutazione mi appare quanto mai adeguata al momento, forse decisivo per le sorti del PD in Toscana e non solo.
A presto
Amedeo
Penso anch’io che fosse ormai necessario sospendere le primarie a Firenze, visto che la situazione si stava incancrenendo.
Bene la sospensione, allora. Ma per fare cosa? L’idea che il PD possa davvero presentarsi alle primarie di coalizione con due candidati, come si legge sui giornali, sarà anche conforme allo statuto, ma mi sembra un’assurdità politica di proporzioni colossali. Credo che un partito, per essere preso sul serio, debba almeno presentarsi agli alleati con un solo nome e una sola faccia. Lo scelga come vuole, quel nome, ma, per carità di patria, che sia uno! Evitiamo che il PD diventi il campo per le scorribande degli alleati/avversari! Ve le immaginate le alleanze incrociate, gli accordi sul dopo elezioni, il candidato del PD n. 1 che chiede i voti della sinistra o del centro per far fuori il candidato del PD n. 2…? A meno che. A meno che un candidato sia vero (e scelto senza primarie) e uno finto. E credete che sia conveniente chiudere questa bella pagina di politica con un irridente sberleffo agli elettori?
Il punto vero è come il PD sceglie i suoi candidati. Di qui non si scappa, è inutile nascondersi dietro le gonne della coalizione. E i candidati o li scelgono i gruppi dirigenti o li scelgono gli elettori. Tertium non datur, dicevano i filosofi medievali. Certo, nessuno vieta ai gruppi dirigenti di esprimere giudizi sui candidati. Anzi, è persino singolare che non lo facciano. Ve lo figurate un segretario cittadino che dice: “Io dirigo il principale partito della città, ma su chi farà il sindaco non esprimo giudizi”?! Non solo i gruppi dirigenti hanno il diritto/dovere di esprimere giudizi. Ma, diciamolo chiaramente, devono anche avere il coraggio di dire a un candidato: “Ti escludiamo dalle primarie perché i tuoi comportamenti, se non altro sul piano morale, danneggiano l’immagine del PD”. E, se ne hanno la forza, hanno tutto il diritto di sostenere un candidato e di cercare di farlo vincere (traendone le conseguenze se perde, però, perché un dirigente deve rispondere delle sue scelte).
Ma, caro Paolo, quello che non si può fare, secondo me, sono delle primarie in cui c’è un candidato “ufficiale” del partito e poi delle “autocandidature”. Mi era sembrato che venerdì, intervenendo alla conferenza programmatica di Pisa, tu adombrassi questa eventualità. Se è così, penso che sarebbe più serio e più giusto non farle proprio, le primarie. Se si fanno, si fanno per scegliere il candidato del partito. Se il candidato del partito c’è già, è inutile farle.
Anche in questo caso, credo che l’originalità a tutti i costi non sia un bene. Hai ragione: la neutralità del partito è un’assurdità, e non conosco un solo Paese al mondo in cui i gruppi dirigenti non prendono posizione sui candidati alle primarie. Ma non esiste un solo Paese al mondo in cui alle primarie corre il candidato “ufficiale” del partito: un motivo ci sarà…
Sempre venerdì, citavi un articolo di D’Alimonte, secondo cui – se non ho capito male – un partito “pesante” non sarebbe compatibile con le primarie per la scelta dei candidati. Purtroppo, non sono riuscito a trovare l’articolo. Ma se avesse ragione lui, io – che, come sai, sono per i partiti forti, e dunque anche piuttosto pesanti – sarei contrario alle primarie. C’è però un piccolo Paese d’oltreoceano, dove c’è un partito che si chiama come il nostro e che, da vent’anni a questa parte, è tutto meno che leggero o liquido. Al contrario. E’ un partito ricco, radicato, strutturato, con un corpo di funzionari stabili, una disciplina interna che noi ce la sogniamo, un’elaborazione politico-culturale piuttosto vivace, e, guarda un po’, un sacco di fondazioni e associazioni di cultura politica legate a personalità del presente e del passato (da noi le chiamerebbero correnti). Questo partito non-leggero, per scegliere i candidati, fa, appunto, le primarie, e i gruppi dirigenti si schierano eccome. Le ultime primarie sono state una specie di guerra fratricida. Senza esclusione di colpi. Alla fine l’ha spuntata un signore di colore. Forse, allora, si può.
Credo sarebbe un errore pensare che quello che sta succedendo a Firenze sia colpa delle primarie. Mi ricorda la crociata contro il voto di preferenza ai tempi di Tangentopoli. Oggi molti dei protagonisti di quella crociata sono sulle barricate per difendere il voto di preferenza alle europee. Perché il malcostume può usare le primarie come le preferenze, ma trova la sua strada anche senza. Se non sbaglio, prima ancora della guerra delle primarie, il PD ha conosciuto la guerra delle tessere, specie in alcune aree del Sud. E allora? Smettiamo di fare le tessere?
Del resto, un esempio di candidati (anzi, di eletti) scelti direttamente dai gruppi dirigenti, senza le primarie, lo abbiamo già. Qualcuno dice che è il Parlamento peggiore della storia della Repubblica. Io non lo so. Ci sono tanti parlamentari di valore. So però che quando ascolto alcuni dei “giovanissimi” o dei “rappresentanti della società civile” che il PD ha portato in Parlamento, faccio fatica a pensare che lasceranno un segno indelebile nella vita del Paese. Ma magari mi sbaglio. Intanto, però, forse preferisco ancora poter dire ai nostri elettori un po’ disaffezionati: di cosa vi lamentate? Li avete scelti voi, i nostri candidati.
La neutralità del partito a mio avviso non deve essere confusa con la neutralità dei dirigenti del partito.
Il Caso delle primarie Americane citato da Roberto deve far riflettere, li ti candidi e la dirigenza si divide non rimane neutrale sui candidati. Questa è la democrazia possibilità di eguaglianza politica e libertà di voto.
Ma L’America è un altro continente, abbina forti concetti a forti squilibri, infatti i candidati si devono trovare anche buona parte dei finanziamenti per fare la loro campagna elettorale, è chiaro che se pensi di non potercela fare non ti candidi uno perché spenderesti i tuoi soldi e due perché non troveresti quasi nessuno disposto a sponsorizzarti.
Ma qui da noi le campagne politiche le paga il partito che di solito è già carente di soldi, e poi se uno si fa sponsorizzare ci deve essere trasparenza nel rendere pubblico chi è che ti ha finanziato, e qui per la verità credo che ci siano più di una resistenza in merito e una certa diffidenza diffusa visto che spesso in questo paese si ritorna a parlare di “questione morale” .
Quale equilibrio in merito? Non è semplice e ne agevole, imitare L’America con la nostra mentalità e storia come minimo vuol dire che una parte dei costi della campagna elettorale te la devi finanziare da solo perché è ovvio se il partito allarga l’offerta non è in grado di sostenere i costi per tutti in uguale misura.Creando una disparità fra chi può spendere e chi non può.
Il nocciolo della questione si basa su due punti fondamentali:
1) siamo un partito che si è fondato sul concetto di primarie come rinnovamento e abbattimento delle oligarchie interne, copiando il modello Americano delle primarie,
2) Le primarie giocano brutti scherzi anche ai leader più quotati, c’è sempre il rischio che l’elettore si faccia la fatidica domanda “se l’Italia va male, chi siede in parlamento da oltre 20 anni ne è perlomeno corresponsabile?”
Comunque La Repubblica di oggi sul suo sito pubblica un sondaggio Ipr marketing sul voto di giugno Il partito del Cavaliere primo in tutte le circoscrizioni. Di Pietro in crescita Europee, Pdl primo partito Il Pd si ferma sotto il 30%.
Non è questione di darsi una mossa………….ma è una questione di cambiare registro e uomini. La crisi economica che stiamo vivendo ci insegna che non è solo una questione finanziaria ma è sopratutto una crisi di uomini. Martini scrive sul Tirreno che occorre un codice Deontologico o etico……… l’errore è proprio questo, dire che se non c’è una guida scritta si può sbagliare. ” Una comunità o organizzazione anche politica che spera di risolvere i problemi con i codici etici è alla frutta, perché questo vuol dire che la storia non ha formato valori condivisi o quel “comun sentire” che come scriveva J.S.Mill è la base fondamentale per l’aggregazione e la convivenza fra individui che decidono liberamente di aggregarsi in una comunità”. E’ grave…………per chi ritiene di avere una storia gloriosa rifugiarsi nei codici etici o deontologici sopratutto se la storia e politica perché la politica partitica e già di fatto il frutto di valori condivisi fra uomini che si associano per attuarli. Non è una società per azioni dove ci si associa per altri fini fra soggetti che politicamente la pensano in maniera diversa ( hanno valori diversi) e che spesso nemmeno si conoscono fra loro. Quindi necessitano di uno strumento che è la sintesi in dettaglio della mediazione condivisa per trovare un equilibrio quando si agisce in nome e per conto della S.P.A.
Pongo una riflessione sulle primarie di coalizione.E’corretto fare le primarie di coalizione con un candidato che magari rappresenta 1,50% dell’elettorato? non si da adito a tutti di tentare la lista civica o di rimanere nei partiti dei nanetti come li chiama Sartori? Chi glielo fa fare, a uno iscrito nel PSI o RFC con ambizioni di esperienza amministrativa a venire nel PD dove c’è meno probabilità di essere candidato visto il numero maggiore di iscritti? Il PD dovrebbe tentare di ampliare la sua base elettorale facendo una politica idonea, ma mantenendo una vocazione di partito che punta ad essere sufficiente incorporando e non aggregando.L’aggregazione è vista come una possibilità politica in più per prendere il governo del territorio, ma è anche un segno evidente di debolezza delle idee politiche che si produce.
Alcune osservazioni sui
commenti che contengono molti spunti di riflessione. Mi soffermo su quelli che non
mi convincono. Innanzitutto sul parallelismo con il partito democratico americano. In proposito mi ha scritto anche Luigi Branchitta che giustamente si preoccupa di non arretrare dall’obiettivo di favorire la più ampia partecipazione alle scelte sui candidati attraverso le primarie.
Le differenze sia sul piano della storia politica che su quello del sistema
politico fra noi e gli Stati Uniti sono profonde e poco comparabili. Almeno oggi e,
credo, per molti anni ancora. Invece penso che abbiano fondamento i ragionamenti del
Prof. D’Alimonte che ha sviluppato di nuovo in un articolo di due giorni fa che vi
propongo di leggere e discutere (lo trovate nelle news). Ovviamente ciò porta anche a rivedere alcune parti dello statuto del Pd che presenta alcune palesi contraddizioni, come rileva Roberto.
Non sono poi così convinto, come Domenico, che la via sia quella
dell’autosufficienza. Anche qui almeno per un bel pò di tempo. Penso che invece sia
interessante e da verificare l’idea che è uscita dall’incontro di ieri per la
vicenda di Firenze. La scelta di andare verso le primarie di coalizione e non di
partito, introducendo il meccanismo del ballottaggio fra i primi due candidati nel
caso che nessuno abbia raggiunto una certa soglia è importante. In questo modo è
forse possibile limitare eccessive proliferazioni di candidature e soprattutto
favorire un confronto più costruttivo fra i candidati e aprire la strada ad un
vincitore che alla fine avrà un consenso ampio, tale da garantire una certa
autorevolezza. Non sarebbe poco. Comunque vedremo come si evolvono le cose nei
prossimi giorni .
Volevo solo brevemente accennare alla sobrietà e linearità dei toni dell’attuale classe politica nazionale del nostro pd, che ho molto apprezzato e ritrovato anche negli interventi di paolo, finalmente era l’ora. C’è bisogno di confrontarci anche con noi stessi, ma non deve essere un problema anzi….un punto su cui contrattaccare il centro destra. Purtroppo, vado al tasto dolente, in situazioni di caos è a livello locale che imperversano adepti nostrani del “non è scritto nello statuto quindi …. qui comando io”. Io vedo il pd come qualcosa sopra uno statuto, oltre il partito classico, dove la dirigenza è funzionale al paese che ne implementa l’azione. Insomma, un partito dove i ruoli acquistano valore di merito e soprattutto dove la costituzione è il supremo statuto.
Mi scuserete se porto esempi che non riguardano Pisa.
Ma io sono un Livornese che esercita la sua attività imprenditoriale a Livorno ma che vive a Bientina. Quindi sono portato a conoscere meglio la situazione dei luoghi dove esercito la mia attività. E visto che il proprietario del sito dichiara di essere una voce per tutta la Toscana, il luogo mi sembra quello giusto.
Leggendo il Tirreno di oggi leggo che a Livorno Cosimi è l’unico candidato del PD………MA DEVO DIRE CHE ANCHE LE PRIMARIE MI STANNO ANNOIANDO. Perchè ogni giorno leggo di fabbriche che chiudono come la storica Geopescal e mette a casa 100 persone che si sommano alle 15 persone + 3+5+ 4 di una infinita catena di strutture artigiane che a sua volta si sommano ai già casa integrati della Delphi, che si sommano a quelli che non fanno più storia come i 100 licenziamenti della Ruffo SPA di Bientina ecc..ecc…Ora con L’Unità di sabato è stato distribuito un libro che è il frutto di alcuni interventi di un Meeating economico organizzato dal PD, dove Bersani afferma ” Bisogna tornare alla manifattura” non dobbiamo mai dimenticare che siamo ” Fordisti”. Sul sito di Repubblica oggi M.Giannini consiglia di rileggere il “il grande crollo” di J.K. Galbraith, un testo fondamentale per capire la crisi del ‘29. Ci si rende conto visto le evidenti e attuali analogie “quanto gli esseri umani spesso non imparino dalla loro storia” (se non ricordo male, lo avevo consigliato al Dott. Fontanelli quando ha chiesto consiglio su alcuni testi per capire la Crisi attuale). Chi è interessato può leggere un breve post in merito e pubblicato oggi sul sito del PD di Bientina. PS: “Non sono poi così convinto, come Domenico, che la via sia quella dell’autosufficienza”. Neanche io dottor Fontanelli, ma cerco nella vita di non ripetere i soliti errori, cercando di abbinando realtà e idealità. Se non ricordo male M.Duveger in uno dei primi saggi che ho letto dal titolo ” Introduzione alla politica” afferma che il compito di un partito è quello di portare i propri leader nelle posizioni di comando, affiche si possa realizzare l’indirizzo politico che il partito persegue. Ma questo è un saggio scritto più di 30 anni fà e guarda alla politica con l’occhio del Marxista egemone che a come obbiettivo l’unicità delle classi sociali.
Oggi il problema è diverso e deve rispondere al dilemma Popperiano del ” non importa chi comanda, importante è trovare un modo democratico per mandarlo a casa prima che faccia altri danni”. Onestamente Dottore lei crede che questo oggi con gli attuali partiti politici che sono il frutto dei loro eventi storici sia possibile contestare un sindaco che non ha svolto bene il suo mandato per non ricandidarlo più il mandato successivo o vince sempre ” la ragion di partito” per non porgere il fianco all’avversario………….Il nocciolo e la distanza fra partiti partitocratici e società civile è tutto qui.
Comunicazione per il gestore del sito. L’allegato dell’articolo del Proff. Alimonte non è attivo.
Adesso l’articolo del professor D’Alimonte dovrebbe essere leggibile e scaricabile. Mi scuso. Francesco
Grazie Francesco.
Il prf. Dalimonte pone un problema di fondo Partito Forte =primarie finte. Partito debole = primarie vere. MI dispiace per l’illustre professore ma la questione è posta nei termini sbagliati.In America i partiti sono deboli perché è forte la politica intendendo per politica la capacità di aggregazione dei cittadini su temi politici ( noi li chiamiamo movimenti). In America in voto è un diritto e non un diritto dovere, da noi il diritto di voto è sancito dalla Costituzione e quindi diventa un dovere civico. In America voti solo se ti iscrivi alle liste elettorali e se non vai a votare non sei perseguitato moralmente ai liberamente scelto di non esercitare ad un tuo diritto.QUESTO LA DICE LUNGA SULLE DIVERSE CULTURE POLITICHE, IN EFFETTI IN AMERICA OGNI PROGRAMMA ELETTORALE A UNA SUA FORTE DOSE POPULISTICA. CHI LO ELABORA A SEMPRE DAVANTI A SE IL CETO MEDIO INTESO COME SOGGETTO DOTATO DI UNA SUFFICIENTE CULTURA E CAPACE DI FARE I CONTI SULA TAVOLO DA CUCINA, PER VEDERE IN QUALE MISURA IL PROGRAMMA POLITICO FA IL PROPRIO INTERESSE PERSONALE.
Infatti i leader politici dopo le primarie di partito spesso aggiustano i loro programmi per convincere quello che viene definito fin dai tempi di G.Salvemini l’elettorato flessibile (o mobile).NON è VERO COME SOSTENEVA QUALCUNO ALL’ULTIMO CONGRESSO PROVINCIALE CHE SEGNATO IL CERCHIO CHE FORMA L’ARIA DELLA POLITICA E FATTO UN RIGO NEL MEZZO RIMANE SOLO LA DESTRA O LA SINISTRA, PERCHE’ QUEL RIGO COME SOSTIENE R.G. DAHRENDORF ” E’ SPESSO COME UNA PUNTA DI LAMPIS” ED E’ QUEL TIPO DI ELETTORE CHE FA LA DIFFERENZA.
Ma poi cosa intendiamo per partito forte? spesso ci si dimentica che I DS erano il partito del 17% e la Margherita del 8%.
Ci si dimentica che nelle ultime elezioni il tasso di assenteismo è stato di circa il 30%, Non solo l’ultimo Rapporto di Ilvo Diamanti ” gli Italiani e lo stato” rileva che gli Italiani hanno voglia di stato, che hanno paura della disoccupazione, ma non hano fiducia nei partiti. Su Repubblica di oggi è sempre Diamanti che scrive ” Oltre la Democrazia ( pag.22)” e ci dice che gli Italiani potrebbero rinunciare alla Democrazia per scegliere l’uomo forte che li guida (il leader).
Siamo un partito forte? se leggo cosa scrive il Presidente dell’ANCI Tosacana e sindaco di Livorno, mi viene da pensare che siamo il partito CHE NON SA COSA E’ E COSA VUOLE!!!!! Fra sindaco uscente e unico candidato del partito per le primarie, Forse c’e’ un problema di democrazia sostanziale se si candida uno solo?. Oltretutto in una città che vede ogni giorno chiudere le sue fabbriche (come scritto nel post precedente). MA VENIAMO ALLA DICHIARAZIONI DI COSIMI IN QUALITA’ DI PRESIDENTE DELL’ANCE CHE FFAERMA ” LE IMPRESE BLOCCHINO I LICENZIAMENTI, SE VOGLIANO LI AIUTI DI STATO, DIMOSTRINO LA LORO RESPONSABILITA’ SOCIALE”. Ora io sono da sempre convinto che patrioti non sono come afferma Berlusconi i furbetti dell’areoplanino Alitalia, ma sono patrioti tutti quegli imprenditori che rimangono a produrre in Italia in uno stato che li opprime e con una classe molitica che li vuole far piangere o che mercanteggia.
Capite che con la democrazia tutto questo c’entra poco. Ma casualmente ieri a Bientina si è svolta una cena del Pd ed è stato distribuito alla cittadinaza un libro di contributi del Circolo, C’è un articolo dal titolo ” Economia sociale di mercato o responsabilità democratica?”, che mette in evidenza la debolezza delle affermazioni di Cosimi. Il Libro sarà spedito a tutto gli eletti del Pd Toscano e ai sindaci dei comuni limitrofi con Bientina ( farò in modo di farne avere una copia anche a Cosimi), e fra qualche giorno sarà possibile anche scaricarlo in formato pdf dal sito del nostro circolo.
Lo ripeto spero che susciti più sdegno che interesse, in maniera da poter difendere le nostre affermazioni. Intanto sostengo una affermazione diversa da quella di Cosimi è cioè che le imprese sono socialmente responsabili quando rispettano le regole condivise ( tradotto vuol dire rispettare le leggi ivi compreso il pagamento delle tasse). QUANTO AFFERMATO DA COSIMI ASOMIGLIA PIU’ AD UN RICATTO DI UN SINDACO SIMPATIZZANTE PER “BEPPONE” CHE ALL’AFFERMAZIONE DI UN SINDACO DI UNA REPUBBLICA DEMOCRATICA CHE CERCA DI TUTELARE I LAVORATORI DIMENTICANDOSI CHE CALPESTA GLI IMPRENDITORI CHE SONO CITTADINI ANCHE ESSI. DIMENTICA CHE LA RESPONSABILITA’ DA LUI RICHIESTA SERVE PER DARE SICUREZZA SOCIALE CHE E’ COMPITO DELLO STATO CHE AGISCE MEDIANTE LA MANO VISIBILE DELLA POLITICA E NON PUO’ MAI ESSERE UN ATTO FILANTROPICO LASCIATO ALLA PIETA’ DEL BENESTANTE ( Altrimenti legittimiamo anche la social card). CONCLUDO DICENDO CHE ” LE PRIMARIE SONO NECESSARIE IN QUANTO I PARTITI POLITICI ATTUALI NON CONSENTONO UNA EQUA MOBILITA’ INTERNA , MA SONO SPESSO GESTITI COME CENTRI AL SERVIZIO DEI PROFESSIONISTI. FRA QUESTI PROFESSIONISTI DELLA POLITICA C’E’ CHI E’ CAPACE E CHI NON LO E’….COME IN TETTE LE AGGREGAZIONI UMANE. i PARTITI POLITICI HANNO DIMOSTRATO DI NON ESSERE CAPACI DI CORREGGERE QUESTO DIFETTO LA PROVA EMPIRICA E’ DATA DAL FATTO CHE IN ITALIA LA CLASSE POLITICA E’ FRA LE PIU’ AVANZATE COME ETA’ ANAGRAFICA, E LA PIU’ LUNGA COME PERMANENZA NELLE STRUTTURE POLITICHE. SPESSO I CANDIDATI DEI PARTITI OLIGARCHI HANNO DIMOSTRATO TUTTA LA LORO IGNORANZA GESTENDO ENTI PUBBLICI O SOCIETA’ PARTECIPATE PORTANDOLE AL DISASTRO ECONOMICO COME EVIDENZIA IL RAPPORTO DI UNICAMERE FATTO INSIEME A SOCIETA’ CIVICA. SPESSO I BEPPONI DI OGGI NON SONO COME QUELLI DI IERI CHE ERANO PIU’ MODESTI, E LA LORO ONESTA’ IN6TTELLETTUALE LI PORTAVA A PARLARE SOLO DI QUELLO CHE CONOSCEVANO.
Da ” Veniamo da lontano” pag.103, Felici editore , giugno 2007 : “…In queste sfrenate competizioni di caccia al voto personale in genere prevalgono i peggiori, i pù spregiudicati, i più sfacciati o quelli che pensano di essere più furbi.Una volta eletti cercano “visibilità”. In assenza del sindaco, si contendono la fascia tricolore per essere loro a rappresentare il Comune a una qualsiasi delle troppe manifestazioni e celebrazioni pubbliche . Si strappano la fascia l’uno con l’altro, come quando da ragazzi si giocava a rubabandiera. I compagni più intelligenti al contrario sono anche i più riservati, hanno una giusta ritrosia a esporsi in competizioni che giudicano prive di senso, all’apparire preferiscono il fare, il ragionare e in genere sono proprio loro quelli che non vengono eletti.” IO LA PENSO COSI’
fausto