Avevo in mente di scrivere ieri il taccuino, ma poi ha prevalso la pigrizia della domenica e ho rimandato al lunedì. In verità non avevo grandi idee, preso anch’io dalle continue notizie sulla crisi finanziaria e sugli interrogativi che pone sul futuro immediato della nostra economia.
Tra le letture dei quotidiani ho trovato molto serio e efficace l’articolo di Ilvo Diamanti su La Repubblica dal titolo “Il Paese nella morsa della sfiducia” (lo trovate in allegato) che riprende anche temi già affrontati nei mesi scorsi, come quello dello sfarinamento sociale e del risentimento di tutti contro tutti, in un contesto che però è ancora contrassegnato dal forte consenso verso Berlusconi. Evidentemente la politica della paura paga, forse anche perché è accompagnata da un’abile campagna sul decisionismo del governo.
Mentre nei giorni scorsi, dopo la” bella piazza” di Pisa, ci sono state diverse manifestazioni in molte città italiane. E’, ripeto, un segno positivo di reattività che ha tuttavia bisogno, per diventare davvero efficace, di svilupparsi con una visibile carica propositiva. Non basta una posizione di pura difesa dell’esistente. Ed è su questo piano, ovvero sull’idea di costruire una reale e credibile alternativa di governo, che si muoverà la manifestazione nazionale promossa dal Pd per il 25 ottobre a Roma. E una grande partecipazione serve a sottolineare questo significato.
Avevo momentaneamente rimosso l’appuntamento con il tribunale previsto proprio per stamani. Infatti era prevista l’ultima tappa di un processo in cui ero imputato insieme al Soprintendente Malchiodi e al Presidente del Teatro Verdi Luperini. L’accusa, mossa da una denuncia dei vigili del fuoco, era quella di aver fatto svolgere uno spettacolo teatrale al vecchio Teatro Rossi senza l’autorizzazione della commissione di vigilanza. Si tratta di una vicenda del 2004 di cui è stata data ampiamente notizia in questi anni e che non sto a riassumere. Comunque è finita bene perché c’è stata l’assoluzione piena: nessun reato è stato commesso con la rappresentazione dello spettacolo “il dottor Celine”. Ma al di là del merito, che comunque evidenziava una forzatura inspiegabile, due considerazioni mi vengono d’istinto: ma quanto tempo e denaro costano alla comunità vicende così irrilevanti come questa? E come incidono nel funzionamento della giustizia? Forse sono più interessanti di altre cause che invece incidono sulla vita delle persone solo perché in mezzo ci sono nomi di esponenti pubblici? Sono interrogativi che vengono avanti in modo naturale leggendo la civetta di un giornale locale o l’articolo nelle pagine cittadine intitolato “Imputati eccellenti sotto processo”. Si, lo so, è fatto per vendere. Ma è proprio questa la logica che porta a subordinare l’informazione ad altre esigenze. E allora io torno a ricordare la bella canzone di Giorgio Gaber, lo ha fatto anche il mio avvocato, che avevamo pubblicato su questo sito già in campagna elettorale perché “c’è un’aria, ma un’aria, che manca l’aria”.
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