E il disegno di legge sul federalismo è solo una proposta annuncio: mancano cifre e meccanismi che spiegano quante sono le risorse e come verranno distribuite
Ieri sera sono tornato tardi da Roma perché la Direzione del Pd è finita a metà pomeriggio con l’intervento di Veltroni. La discussione è stata “tranquilla”; fin troppo. L’unico intervento che ha vivacizzato la riunione è stato quello di Luca Sofri. Ma il clima era quello di una riunione ordinaria e interlocutoria in preparazione della manifestazione del 25 ottobre. Tuttavia Veltroni ha utilizzato l’occasione non solo per richiamare i temi dell’attualità politica e della crisi economica e finanziaria, ma per riprendere e approfondire il tema dell’autunno della democrazia che aveva posto nell’intervento a Sinalunga e nell’intervista al Corriere. Inoltre, in questo contesto politico e culturale, ha sottolineato la portata e il pericolo dell’ondata razzista che si va sviluppando sotto la spinta della paura, evocata e sollecitata ripetutamente.
Io ho seguito il dibattito con un occhio costantemente rivolto alle agenzie di stampa sui provvedimenti approvati dal governo; e in particolare quelli riguardanti il federalismo e le autonomie locali. L’unica vera novità riguarda il decreto sulle risorse stanziate per coprire i tagli dell’ICI e alla sanità (previste e dovute!) con l’aggiunta degli stanziamenti vergognosi per ripianare i bilanci del comuni di Catania e di Roma. Tra l’altro per Catania non è la prima volta: già nel 2005 Berlusconi era andato incontro alle richieste del Sindaco Scapagnini in modo del tutto anomalo sul piano istituzionale e molto grave sul piano della discrezionalità clientelare. Ed è quasi comico che tali regalie avvengano nel momento in cui si approva un disegno di legge sul federalismo fiscale, che dovrebbe essere l’esatto contrario della logica dei ripianamenti del debito “a babbo morto”. Comunque sul disegno di legge proposto da Calderoli, e osannato oggi come una decisione storica dagli esponenti del governo, valgono pienamente le considerazioni che avevamo fatto nei giorni scorsi: niente è cambiato nella sostanza. Si tratta di una legge annuncio, che riprende i principi del titolo V della costituzione e che rinvia ai decreti attuativi i contenuti concreti, le cifre e i meccanismi con cui si riorganizzano le risorse. Vince la propaganda e il rischio è che dietro alle rassicurazioni del governo, secondo cui tutti ci guadagneranno, alla fine ci sia un aumento della spesa pubblica e della pressione fiscale. Vedremo………..
Infine, per tornare al tema del merito e della trasparenza nelle strutture e nelle amministrazioni pubbliche, consiglio la lettura dell’articolo di Tito Boeri pubblicato su La Repubblica (lo trovate in allegato) di ieri. Non sono cose nuove, purtroppo, ma fa sempre una certa impressione ritrovarsele davanti senza che mai si possa notare un qualche segno di cambiamento. Però, intanto, non ci dobbiamo stancare di fare opera di denuncia.
1 Commento
Purtroppo ora ci sono loro e fanno quello che hanno fatto tutti in Italia una volta arrivati al governo.
Mi resta difficile non identificare come opportunista una critica allo sperpero di stato, da chi siede in parlamento da oltre 30 anni.
Gli sprechi dei Baroni degli Atenei, quelli dei baroni delle cliniche e delle USL.
Ma che dire delle municipalizzate che non producono utili e che aumentano i servizi del 40% in 5 anni senza che aumenti la qualità del servizio.
Dei giornali di partito e dei partiti stessi che non fanno battagli democratiche perché il finanziamento equo è sacrosanto in democrazia per mantenere la pluralità dell’informazione, ma non è concepibile stampare 150 mila copie per sera che non saranno mai distribuite, in barba all’indole ecologica che diventa una barzelletta.
Mi resta difficile prendere ad esempio un parlamentare che percepisce il doppio del suo collega tedesco,e deve passar male quando il 50% invece lo dona al partito, segno evidente che 7 mila euro mensili bastano, ma si deve trovare una forma di finanziamento che non passi per finanziamento pubblico ai partiti visto il referendum del 92 ( se ricordo bene).
Potrei andare oltre ma sarebbe come sparare sulla croce rossa e rischi di passare per quello che non sono………MA UNA RIFLESSIONE SERIA IN MERITO ANDREBBE FATTA PER DISTINGUERE CIO’ CHE E’ GIUSTO E DEMOCRATICO NELL’INTERESSE DELLA STESSA DEMOCRAZIA DA CIò’ CHE E’ UNA PRESA DI GIRO NEI CONFRONTI DEI CITTADINI ELETTORI.
Segalo l’articolo di oggi di Veltroni sul sole 24 ore dal titolo “La democrazia sa correggersi” lo trovate sul sito del sole, se avete difficoltà lo trovate sul sito del PD di Bientina.
Ma anche qui esiste un pericolo quello dei camaleoti trasformisti, quelli che anche dentro il PD si proclamavano liberisti interpretando le regole del libero mercato peggio dei neoliberalisti e magari non si presentavano per esercitare il loro diritto di voto nelle assemblee e nell’interesse dello stato ( che siamo noi).
Da domani saremo tutti keynesiani anche quelli che fino a ieri deridevano chi parlava del buon e vecchio keynes che sapeva ben distinguere “le opere pubbliche necessarie per il paese, e che alimentavano la domanda interna,dalle truffe”.
Tito Boeri, ha scritto anche della necessità di un welfare universalistico basato sulla flessicurity in un mondo globalizzato,affinché la flessibilità non diventi precarietà.
Ma la cosa triste è che di flessicurity e di Welfare universalistico ne parlava già A.Giolitti ” in un socialismo possibile” nel 1967.
Come si può pensare che chi ha bloccato lo sviluppo dell’ Italia in questi ultimi 30 anni oggi sia idoneo a risolvere quei problemi………….
La cosa più desolante è vedere il video di M. D’Alema all’incontro di Italianieuropei sulla riforma del sistema elettorale, e sentir dire ironicamente che con questa legge si possono riprodurre tanti gruppi parlamentari e che ognuno di loro può richiedere il proprio contributo e questo in teoria all’infinito tanto che lo stato potrebbe fallire ( l’intervento lo potete vedere sulla TV nel sito del circolo di Bientina).
IN UN PAESE NORMALE, UNA CLASSE DIRIGENTE SERIA INDIVIDUA UN PROBLEMA E LAVORA PER RISOLVERLO QUEL PROBLEMA NELL’INTERESSE DELLA COLLETTIVITA’.