Ieri mattina c’è stata l’audizione del Ministro Maroni in Prima Commissione e ho avuto quindi l’opportunità di fare un breve intervento e di porre alcune domande. I temi erano sostanzialmente due: la sicurezza e la riforma delle autonomie locali. Sul primo ho sviluppato in gran parte le riflessioni che ho scritto sul blog in ordine all’idea che senza un’adeguata politica di integrazione non si fa una efficace lotta alla immigrazione clandestina. Al riguardo sono evidenti i caratteri illusori e le contraddizioni delle scelte del governo. Basta pensare alla questione delle risorse. Con i decreti legge e con la manovra finanziaria proposti dal governo e approvati dalla maggioranza non solo si sono fortemente ridotte le previsioni di spesa del Fondo per l’inclusione sociale per il prossimo triennio, ma si sono tagliate risorse per almeno 50 milioni di euro già nel bilancio di quest’anno. Anche sulle attività connesse alla sicurezza e al controllo del territorio si è operato un taglio pesantissimo: 3 miliardi in tre anni e 40.000 addetti in meno per effetto del collocamento “coatto” in pensione per anzianità contributiva di personale delle forze di Polizia e delle Forze Armate. Non è un caso che in questi giorni vi sia stata una moltiplicazione di iniziative di protesta dei sindacati delle forze dell’ordine e del Cocer che non sembrano dare credito alle rassicurazioni del Ministro.
In verità anche nella audizione di ieri Maroni è stato molto vago e si è spesso riparato dietro l’affermazione che «i tagli sono necessari» e che semmai «bisogna spendere meglio». La risposta, ovviamente, non è convincente e non spiega quali siano le effettive priorità di spesa del governo e quale corrispondenza vi sia con l’allarme che proprio l’esecutivo e la maggioranza alimentano ogni giorno. In tal senso l’enfasi che viene messa sui nuovi poteri assegnati ai Sindaci in materia di sicurezza è fuori luogo e, per i primi cittadini, anche rischiosa visto che si troveranno addosso nuove richieste e responsabilità senza avere strumenti adeguati per affrontarle.
Anche sulla questione delle autonomie locali le risposte del Ministro sono state assai elusive. Ha detto che per la riforma intende partire dalla proposta del precedente governo Prodi, che bisogna favorire le unioni dei comuni e che l’obbiettivo principale è dar vita alle città metropolitane. Tutto si risolverà con il federalismo fiscale. Intanto, mentre aspettiamo che questi propositi si facciano realtà, gli Enti Locali restano in una situazione di grande e preoccupante incertezza sul piano delle risorse necessarie per assicurare continuità ai servizi erogati ai cittadini. Infatti dopo l’abolizione dell’ICI sulla prima casa i comuni sono ancora in attesa di sapere quando e se saranno rimborsati delle risorse che sono venute meno e, soprattutto, in che modo e attraverso quali strumenti potranno ritrovare quella autonomia impositiva, peraltro assai limitata, che il governo ha bloccato e congelato. Questi, in sintesi, sono i contenuti dello scambio di opinioni che è avvenuto in commissione. La mia impressione è che Maroni sia un interlocutore serio e corretto anche se le sue idee, in particolare sull’immigrazione, sono molto distanti dalle nostre. Purtroppo, però, non mi sembra che abbia uno spazio reale di autonomia per dare seguito ad un confronto effettivamente costruttivo. Il condizionamento politico determinato dall’alleanza delle destre sotto la guida di Berlusconi è tale che rende difficile immaginare smarcamenti, che invece sarebbero auspicabili in una logica di riforme per il Paese.
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