In questi ultimi giorni si è discusso, soprattutto sui giornali, della vicenda di S.Giuliano Terme. Quella della presentazione del libro di Antonio Carioti intitolato “Gli orfani di Salò”. Non sto a raccontare tutta la storia perché penso sia conosciuta, almeno nelle grandi linee.
Il punto di partenza, che considero sbagliato e inaccettabile nelle posizioni di coloro che contrastavano questa iniziativa, è l’idea che sia giusto impedire a qualcuno di parlare e di esprimere le proprie posizioni. Del resto nella storia chi ha demonizzato i libri e ne ha fatto dei falò è sempre stato contro la libertà e la democrazia. Si obietta che non del libro si trattava ma della sede: la sala del Consiglio Comunale. Ma è evidente che una volta concessa, peraltro ad un gruppo consiliare, impedirne l’uso significava di fatto contestare il diritto di parola. Questo è l’aspetto principale e ha fatto bene il Sindaco a fare in modo di salvaguardare il diritto di tutti: quello dei presentatori del libro come quello dei contestatori, che hanno potuto parlare nella riunione del consiglio comunale aperto.
Trovo strano che alcune forze politiche della sinistra abbiano tratto la decisione di farne motivo di rottura nella maggioranza di centrosinistra. Strano perché nella storia e nella tradizione dei comunisti italiani non c’è mai stata la scelta di impedire ai fascisti di parlare, semmai si faceva appello all’isolamento verso ogni iniziativa provocatoria e si difendevano i valori dell’antifascismo con la pratica della democrazia nata dalla lotta di liberazione. E ciò a Pisa è avvenuto molte volte, soprattutto negli anni settanta. Chi invece proponeva azioni per impedire ai fascisti di parlare erano i gruppi estremisti e dell’autonomia. Come non ricordare quelle vicende, che portarono il PCI ad essere visto e individuato spesso come il nemico numero uno dell’estremismo. Ecco che mi viene da considerare strano l’ atteggiamento di partiti che dicono di richiamarsi alla storia dei comunisti italiani. Meno strano ovviamente è per persone o movimenti che hanno un’altra storia e un’altra origine.
In quanto al libro “Gli orfani di Salò” non l’ho letto e non saprei dare giudizi nel merito. E confesso di non avere una grande voglia di mettermi a leggerlo. Però mi ha fatto venire in mente una bella canzone di Francesco De Gregori intitolata “Il cuoco di Salò”. Quando uscì fece discutere perché a qualcuno sembrava che volesse giustificare o riabilitare i repubblichini. Non era così. Raccontava invece di una storia di giovani che andavano a morire “dalla parte sbagliata”. Forse vale la pena di riascoltarla.
1 Commento
caro Paolo,
Concordo con la tua analisi del caso legato alla presentazione del libro, meno con l’analisi storica dell’antifascismo pisano, la seconda parte del tuo intervento. Trovo qualche contraddizione nel tuo assioma: pci approccio corretto e “antagonisti” (anche se preferirei movimentisti) comportamento sbagliato (se ho ecceduto nella sintesi faccio ammenda) . La storia dell’antifascismo pisano è fatta di errori, tuttavia, c’è stata ed oggi c’è, la necessità morale ed etica di un idea antifascista, in difesa del prossimo. A Pisa abbiamo la fortuna che questa idea ha radici profonde, che si diramano e spaziano liberamente, talune talvolta incorrono in eccessi, che disapprovo. È bene ricordare che non tutti gli estremisti ed i sovversivi sono criminali, su questo concetto la pensava come il sottoscritto anche togliatti, il fatto è confermato da una storica discussione in normale con un gruppo di studenti sovversivi…. Quello che successe dopo è storia conosciuta. Non credo che il pci sia stato l’unico portatore dell’antifascismo democratico, è sicuramente un autorevole rappresentante di questo pensiero, è un partito a cui va riconosciuto un ruolo determinante nella costruzione della ns società democratica ma non l’unico. Possiamo discutere sul fatto che sia stato o meno un modello ideale, personalmente ritengo che l’apporto, in passato, di laboratori come potere operaio, lotta continua o pci, ed oggi con le dovute differenze, pd sia una cornice culturale ideale per l’idea antifascista. Non vorrei che troppo facilmente si possa pensare di azzerare completamente l’impatto dei movimenti antifascisti e non riconoscere il dinamismo culturale e politico nella società italiana e pisana nello specifico dei menzionati movimenti. Chiudo consigliando di riascoltare due brani, ivan della mea (cara moglie) e pietrangeli il vestito di rossini, buon ascolto