"Basta riflettere e guardarsi intorno, cogliere la netta prevalenza degli orientamenti a carattere individualistico o corporativo, degli egoismi diffusi, di singoli o di gruppi, che rifuggono da ogni riflessione sull’interesse generale. Forse anche qui c’è una parte importante della sconfitta del centrosinistra alle elezioni politiche, o- se volete- della vittoria della destra"
Alcuni episodi che hanno fatto notizia nell’ultima settimana fanno riflettere e pongono tante domande sulla società in cui viviamo a cominciare dagli aspetti di fondo, che sono quelli che regolano la convivenza civile e democratica di una comunità.
Il primo episodio è quello di Roma, liceo artistico “Mario Mafai”, dove alla fine dell’anno scolastico una ragazza è stata aggredita e mandata al pronto soccorso dalle compagne di scuola perché “colpevole di essere troppo brava e carina”. E’ solo invidia ?
Altro episodio a Torino dove un gruppo di ragazzi di 13 e 14 anni devastano per divertimento, anzi “per passare il tempo”, una scuola; molti altri episodi di bullismo e di vandalismo vengono quotidianamente registrati dalle agenzie di informazione. Sono solo ragazzate?
E’ evidente che ormai da diversi anni è in atto una forte caduta del senso civico, che si muove di pari passo con la perdita di coscienza sul valore della “cosa pubblica”, nell’assoluta indifferenza della scuola, delle famiglie e anche delle istituzioni. Ragionando su questi problemi mi è tornato all’attenzione un bel saggio di Roberto Cartocci pubblicato recentemente da Il Mulino: s’intitola “la costruzione politica del risentimento”. Appunto, il risentimento come base dello sviluppo dei comportamenti sociali e politici nell’Italia di oggi. Basta riflettere e guardarsi intorno, cogliere la netta prevalenza degli orientamenti a carattere individualistico o corporativo, degli egoismi diffusi, di singoli o di gruppi, che rifuggono da ogni riflessione sull’interesse generale. Forse anche qui c’è una parte importante della sconfitta del centrosinistra alle elezioni politiche, o- se volete- della vittoria della destra.
Tornando agli episodi da cui sono partito, mi piace concludere con una frase estrapolata da un articolo dello scrittore Andrea De Carlo: “Il fatto è che la famiglia italiana produce sempre più spesso persone con la tendenza a occuparsi esclusivamente di sé stesse e delle proprie ragioni, convinte di essere al centro dell’universo, senza alcuna curiosità né attenzione per gli altri, incapaci di ascoltare. E’ forse la forma ultima di maleducazione, e si accompagna all’idea che non ci sia nessun bisogno d’imparare, migliorarsi, avere delle aspirazioni, coltivare delle capacità. Nella propria casa, anche il peggior somaro può sentirsi il protagonista del suo personale spettacolo per il solo fatto di esistere, con i genitori a fare da claque e da pubblico a servizio permanente, passivo e succube come un vero pubblico televisivo.” Che ne dite ?
3 Commenti
E’ troppo facile individuare in una famiglia disorientata, sola e frammentata, la causa di tutti i mali, è un po’ come sparare sulla croce rossa.Un gioco che agli intellettuali è sempre piaciuto.
La famiglia italiana oggi si ritrova a doversi confrontare con un contesto sociale che non è più in grado di proporre nessun modello educativo positivo di riferimento. Oggi si vale per ciò che si ha e per ciò che si rappresenta, perché questo è ciò che viene proposto e così vive chi ha ruoli politici o di potere. La famiglia aveva, nella tradizionale civiltà contadina, ma anche fino a 20 anni fa, il sostegno sociale interno, una parentela allargata che l’aiutava nel momento del bisogno, ed esterno, centri di aggregazione, laici o cattolici, che le offrivano una continuità nel modello educativo scelto dalla famiglia stessa. Oggi, l’eccessivo consumismo e la società dell’apparire,costringono troppo spesso i genitori a non essere presenti o partecipi del processo educativo dei figli, affidato a baby sitter di turno o ad una televisione strumentalizzata.
Tutto ciò è dovuto solo all’avvento del berlusconismo?
Un’ alibi semplicistico per una politica di centro sinistra che non ha saputo contrastare questo modello negativo attingendo al proprio bagaglio valoriale e anzi trovandosi spesso a rincorrere alcuni suggerimenti prettamente di destra.
La cultura di centro sinistra ( ma la stessa democrazia cristiana in fondo partiva da qui) aveva le radici nella civiltà contadina, semplice, senza troppe pretese e anche se, in alcuni casi atea, era comunque “timorata di dio” perché rispettava le diversità degli altri e riconosceva i valori buoni da quelli inutili.
La politica in cui credo dovrebbe recuperare questo, il senso di appartenenza ad una cultura diversa che deve essere evidente nei comportamenti di chi la rappresenta. I modelli di riferimento devono essere diversi o si rischia di fare confusione. Non intendo con questo pensare ad una politica necessariamente “povera o frugale”,è un falso problema, ma ad una politica esemplare nelle scelte e nei valori sì, forte nella sua capacità di schierarsi nella difesa dei propri, anche quando il resto è contro. Dobbiamo insegnare ai nostri figli l’importanza di appartenere e di credere ( non importa se ad una religione o ad un ideale).
E’ facile accusare le famiglie degli altri di non essere all’altezza, una madre di non essere capace e pericolosa, le donne di voler essere troppo emancipate e sempre meno madri, è facile giudicare e limitarsi solo guardare, il grande fratello che ride delle difficoltà degli altri e aspetta silenzioso che qualcosa di tragico accada per poterne godere.
Se ci sono ancora dei valori, se ci sono persone che in questi valori credono, è il momento di dargli spazio, di farli essere, per contrastare la politica dell’apparire che finora ci è stata proposta.
Questa politica di centro sinistra, che alla stessa stregua della destra, pensa a spartirsi i ruoli e al potere che ne può derivare, dovrebbe avere l’umiltà di guardarsi dentro e tornare ad essere soprattutto un modello sociale, avere il coraggio di essere di nuovo sostanza e meno forma. Abbiamo bisogno di elaborare in termini moderni i contenuti che hanno permesso ad intere generazioni di crescere a far crescere un paese in termini sociali ed econoimici. Senza i contenuti e i valori, oggi, una famiglia qualunque di fronte a certe notizie ha come unica possibilità quella di pensare cinicamente “ per fortuna è accaduto agli altri e non a noi….. e l’amara consapevolezza di doversi confrontare con una dilagante indifferenza nel caso dovesse succedere a lei, perchè in una società che non ha più il senso della lentezza e della memoria ci si dimentica spesso anche di esistere. Sandra Capuzzi
Gli anni ’90 sono stati caratterizzati da approcci politici, etici e
morali privi di chiare connotazioni, espressione della cultura
provinciale italiana articolatasi negli anni ’80. Abbiamo
assistito, talvolta partecipi altre come semplici spettatori, ad un
fenomeno di costume peculiare dell’Italia, un contesto che
disintegrandosi lasciò aperto uno spazio di confronto generazionale e
sociale, dove tra l’altro i valori dell’estrema destra poterono
emergere nuovamente. Oggi viviamo una fase in cui tra i giovani si è
radicato un nuovo codice di comportamento marcatamente edonistico: lo si vede facilmente negli stadi, dove le bandiere che riproducevano il
volto del Che Guevara nelle curve sono state pian piano riposte e
sostituite con un nuovo mito, Alex il protagonista dell’Arancia
Meccanica (scritto da Burges ed esaltato nella controversa pellicola
di Kubrick). Alex, per le sue indiscusse qualità, diviene l’esempio da emulare, un mito globale per i giovani: violento intollerante ed esibizionista. Alex impersona il modello ideale di “sregolatezza”. Alex, il vero combattente contro il sistema, la società e la sua corruzione; è un portatore di valori anti etici; è il manifesto di una fede
politica fatta di qualunquismo, violenza, droga e razzismo. Alex è il fondatore di una religione moderna e, le nostre scuole, piazze, internet sempre di più il suo luogo di culto. Come si può arginare il problema
dell’intolleranza civica e democratica, a questo quesito in tempi
rapidi e con risposte concrete dobbiamo dare una risposta sia come partito democratico che come cittadini.
Non ho obiezioni da fare agli interventi di Sandra e Henry. Nella sostanza li
condivido e non mi sembrano in contrasto con il mio. Semmai introducono
ulteriori spunti di riflessione. Solo due considerazioni: questo tema non si
presta al gioco della individuazione dei colpevoli, anche perché un po’ lo
siamo tutti. Ma parlarne, forse, fa bene. Inoltre, senza nulla togliere al
richiamo alla necessità di produrre nuove e adeguate elaborazioni, quando si
manifestano episodi di bullismo, di prepotenza o di intolleranza, come quelli
da cui siamo partiti per questa discussione, non sarebbe proprio inutile un “intervento critico” anche dei genitori. Purtroppo spesso l’intervento avviene
per difenderli. Che volete: “così fan tutti”.