La caserma Bechi Luserna, dove il Governo vorrebbe allestire la nuova struttura per immigrati irregolari, sarà la nuova porta d'ingresso turistica della città. E negli ex capannoni Enel di via Battisti sorgerà il nuovo terminal dei bus, in collegamento con la stazione. Progetti noti a tutti da anni …
Ci sono due notizie di questi giorni che ritengo necessario commentare. La prima riguarda l’ipotesi di collocare in due siti pisani un nuovo centro di permanenza temporanea per i clandestini. Si tratterebbe della caserma Bechi Luserna sull’ Aurelia e di un ex deposito carburanti in Barbaricina. E’ evidente che si tratta di due ipotesi insostenibili perché inserite in un contesto di tipo residenziale e perché interessate a utilizzazioni diverse. In particolare la Bechi Luserna è oggetto centrale dell’intesa programmatica fra il Comune, il Ministero della Difesa e il Demanio dello Stato per il recupero e la valorizzazione delle caserme che sono nella città in cambio della costruzione di una nuova caserma a Ospedaletto. La centralità deriva dall’idea di fare lì la nuova porta d’ingresso del turismo con la realizzazione del punto di arrivo e di sosta di tutti i mezzi dei turisti e del punto di partenza per i percorsi di fruizione culturale e turistica di Pisa. Se salta questa previsione salta tutto l’accordo e il danno per la città e il suo futuro sarebbe gravissimo così come sarebbe grave per l’esercito italiano che perderebbe una concreta e rilevante opportunità per la sua modernizzazione in termini di strutture e di operatività. Del resto i comandi militari hanno sempre sostenuto che per spostare le attività e le funzioni in essere nella Bechi Lucerna occorreva una soluzione alternativa pronta e credibile. Per questo è difficile capire da quale fonte e per quali ragioni si avanzino oggi ipotesi così balzane. Speriamo che qualcuno chiarisca al più presto.
La seconda notizia riguarda la manifestazione in difesa di Rebeldia. Credo che su questa vicenda si stia tentando di inserire una serie di forzature che non rispondono alla realtà dei fatti e ciò non è accettabile. Mi riferisco all’uso di parole come “sfratto” o volontà di “cancellare” Rebeldia. Allora mi sembra opportuno ricordare i passaggi che hanno portato alla situazione attuale. Fu il Comune a proporre a Rebeldia, riconoscendo la funzione positiva di quella esperienza di aggregazione giovanile, l’uso temporaneo dei capannoni ex-Enel in via Battisti, acquistati dal CPT, per trovare uno sbocco alla situazione di incertezza che si era creata con l’avvio dei lavori di ristrutturazione dei locali dell’Università nei pressi di Ingegneria. I capannoni allora erano vuoti in attesa dell’approvazione del progetto per la realizzazione del terminal dei bus, in collegamento con la stazione ferroviaria, che rappresenta un passo fondamentale in direzione del decongestionamento del traffico urbano e del rilancio del trasporto pubblico. I rappresentanti di Rebeldia sapevano benissimo che quella proposta di utilizzazione era subordinata e condizionata ai tempi di approvazione del progetto e di avvio dei lavori. Non mi sembra oggi una buona cosa far finta di non sapere, proprio quando può partire un intervento fondamentale per potenziare un servizio pubblico importante come il trasporto e con esso si apre anche la strada al recupero e alla fruizione delle mura medievali nel quartiere di Sant'Antonio.
Inoltre bisogna ricordare, anche per ragioni di onestà intellettuale, che negli incontri con i rappresentanti di Rebeldia è stato più volte evidenziato che, nel caso in cui il Comune decidesse di investire nella realizzazione di nuovi spazi di aggregazione sociale o culturale, la loro assegnazione dovrebbe necessariamente avvenire attraverso un bando pubblico. E su questo, almeno nelle riunioni, c’è stata sempre condivisione. Anche questo punto evidenzia la forzatura di certe parole d’ordine usate in questi giorni. Sarebbe utile allora ripartire da un confronto costruttivo che muovendo dalla straordinarietà della situazione si proponga di trovare soluzioni alternative. Il Comune aveva proposto delle ipotesi che, sebbene transitorie, potevano aprire la strada a nuovi progetti di spazi da dedicare all’aggregazione sociale e culturale e in grado di produrre riqualificazione urbana (penso a via Bovio lato mura). Purtroppo finora Rebeldia si è arroccata nell’idea di mantenere l’attuale collocazione. Idea che contrasta con la partenza, urgente anche per ragioni di finanziamento, dell’intervento in via Battisti. Mi auguro che con l’incontro dei prossimi giorni fra la nuova amministrazione e Rebeldia si trovi un po’ di ragionevolezza e credo che le tante componenti politiche e sociali della sinistra pisana potrebbero dare un contributo costruttivo attraverso una discussione volta a risolvere i problemi della città e delle sue priorità con proposte concrete e realizzabili.
45 Commenti
Caro Paolo,
a proposito dell’onestà intellettuale a cui giustamente richiami tutti, vorrei ricordarti alcune cose che forse potevi almeno citare nel tuo post, e nell’articolo pubblicato oggi sul Tirreno: l’onestà intellettuale deve essere praticata da tutti, anche da te.
Sai benissimo che da parte di Progetto Rebeldia c’è sempre stata la volontà di trovare una soluzione equa e ragionevole: lo testimoniano le sette proposte elaborate dai nostri tecnici, finalizzate a mantenere Rebeldia nell’area di Via Battisti senza pregiudicare l’attuazione del progetto del Comune. L’Amministrazione non le ha mai valutate veramente, quelle proposte. Sai benissimo che Rebeldia non ha mai detto di no al trasferimento in Via Bovio, ma ha chiesto dei chiarimenti che non sono mai arrivati: come si garantisce la prosecuzione delle attività delle associazioni in un’area – come quella, appunto, di Via Bovio – in cui non sembrano esserci spazi sufficienti? Come si tutelano gli abitanti di Via Bovio dai rumori che, inevitabilmente, sarebbero provocati dalla nostra presenza? C’è la disponibilità ad insonorizzare gli spazi, in modo da garantire il nostro diritto a svolgere concerti e attività musicali, ma anche il diritto dei cittadini a dormire la sera? A tutte queste cose non avete mai risposto, e oggi non si può dire che “Rebeldia si è arroccata nell’idea di mantenere l’attuale collocazione”. Mi sembra, questo, un pessimo modo di richiamare “l’onestà intellettuale”.
La volontà, da parte nostra, di trovare delle soluzioni è testimoniata dal fatto che siamo stati i primi, un anno e mezzo fa, a chiedere l’apertura di un dialogo. In questo anno e mezzo, invece di discutere davvero di soluzioni, ci siamo trovati spesso di fronte al fatto compiuto. Noi siamo ancora disponibili ad un accordo, è la nostra prima preoccupazione: ma per arrivare ad un accordo bisogna valutare attentamente tutte le proposte in campo – le nostre e quelle dell’amministrazione – valutare costi, impatto ambientale, sostenibilità di ciascuna ipotesi. E queste valutazioni non si possono fare se incombe un ordine della CPT che parla di sfratto e di sgombero: non siamo noi ad usare quelle parole, che invece sono scritte nero su bianco nella lettera inviataci a mezzo raccomandata (carta canta).
Quindi, evitiamo facili slogan, sediamoci tutti insieme in un tavolo: se c’è la volontà da entrambe le parti le soluzioni concrete si trovano.
Un caro saluto
Sergio Bontempelli, Africa Insieme aderente a Progetto Rebeldia
(a titolo personale)
Poche storie.
Quello che Paolo Fontanelli scrive di Rebeldia dimostra che i concetti di urbanistica partecipata e di democrazia non fanno parte del dna del partito democratico.
Niente di sorprendente del resto.
Il piano di riqualificazione della Stazione è un progetto molto importante che l’Amministrazione ha decisamente dimostrato di non voler realizzare.
Soltanto il Progetto Rebeldia ha provato a creare le condizioni per dare a Pisa un nuovo terminal degli autobus ed un parco urbano delle mura.
Mi auguro che il nuovo sindaco Filippeschi sappia rimediare a questa tragica gestione del problema messa in atto da Fontanelli.
ha ragione Francesco
chi crede davvero nell’urbanistica partecipata farebbe bene ad ascoltare Rebeldia sulla riqualificazione della stazione
per ora l’unica riqualificazione che c’è in stazione è quella di Rebeldia
ma mi viene un dubbio:
perchè mettere nello stesso comunicato Rebeldia e i CPT?
purtroppo non sembra affatto casuale
forse per il PD la partecipazione della società civile alla progettazione della città è un problema di ordine pubblico?
è questa l’idea di partecipazione del PD? gli sgomberi?
COMUNICATO DEL PROGETTO REBELDIA
L’intervento del deputato del Partito Democratico, nonché ex-Sindaco di Pisa, Paolo Fontanelli pubblicato sulla Nazione di oggi, ci obbliga a prendere la parola. È un testo in cui purtroppo si aggiungono inesattezze a inesattezze, fornendo una ricostruzione della ‘vicenda Rebeldia’ non vera e fuorviante. Ci sentiamo in dovere di rettificare quanto scritto da Fontanelli, non tanto per un esercizio di memoria, quanto per il rispetto che sentiamo nei confronti delle migliaia di persone che hanno voluto scendere in piazza al nostro fianco nella splendida giornata del 7 giugno.
Ricordiamo al deputato Fontanelli che la soluzione di un trasferimento dall’ex-Etruria in via Battisti fu avanzata e studiata dal Progetto Rebeldía e che fino ad allora il Comune non si era mai preso carico della vicenda negli anni passati assistendo passivamente ai continui sgomberi e alle denunce che questa esperienza nata nel 2003 ha dovuto subire.
Ricordiamo all’allora Sindaco Fontanelli che al momento della firma del comodato d’uso gratuito per via Battisti (febbraio 2006), proprio perchè si sarebbero dovuti realizzare degli interventi in quell’area, lui in persona prese l’impegno di lavorare per individuare una soluzione definitiva per il Progetto Rebeldía e di avviare immediatamente un percorso ed un confronto in questa direzione. Era il febbraio del 2006, ma la sua amministrazione da allora non ha fatto nulla, venendo meno agli impregni presi.
Ricordiamo all’allora Sindaco Fontanelli che nel marzo del 2007 quando la Cpt, proprietaria dell’area, non ci ha rinnovato il contratto di comodato d’uso gratuito fu il Progetto Rebeldía a chiedere con forza un incontro con l’amministrazione comunale per affrontare il problema per tempo prima che venissero realizzati i progetti su quell’area, e per oltre due mesi l’amministrazione non ci diede alcuna risposta ed il primo tavolo interistituzionale si riunì solo nel mese di giugno del 2007 dopo oltre 4 mesi dalla nostra richiesta
Ricordiamo all’allora Sindaco Fontanelli che le nostre 7 proposte di integrazione nell’area di via Battisti, elaborate da ingegneri ed architetti di chiara fama della città di Pisa, non solo non sono mai state prese in considerazione e valutate da nessun tavolo tecnico ma che esse sono tutte compatibili con il progetto dell’amministrazione comunale.
Potremmo continuare a denunciare le omissioni sul bando, i ritardi, le riunioni fatte saltare o convocate un giorno per il giorno successivo, come dimostrano le decine di documenti archiviati presso gli uffici protocollo del Comune, della Provincia, dell’Università e dell’Azienda Regionale per il Diritto allo studio.
Teniamo a precisare che fin’ora non abbiamo mai rifiutato alcuna proposta avanzata dal Comune. L’amministrazione in più di un anno e mezzo non ci ha mai prospettato più soluzioni, ma solo nel mese di ottobre, dopo 8 mesi di confronti, ci ha proposto un sopralluogo in uno stabile in via Bovio. Ad oggi non abbiamo detto un “no pregiudiziale”, come ci viene attribuito, al contrario, abbiamo anche chiesto da diversi mesi, esattamente dal 12 novembre del 2007, chiarimenti e informazioni per poter valutare questa proposta nel concreto, chiarimenti che non sono mai arrivati. E sinceramente ci domandiamo anche il perché, visto che c’era un impegno anche ad aprire un tavolo tecnico su quell’area che presenta diverse difficoltà a partire dall’esistenza di un progetto di recupero.
Non sappiamo quindi con questa espressione al plurale – ‘soluzioni’ – a cosa si riferisca il deputato del PD, a meno che non si cambi la realtà, riproponendo oggi strumentalmente i capannoni in via san Iacopo che lo stesso tavolo interistituzionale nel mese di settembre 2007 ritenne non idonei in quanto in contrasto con le vigenti disposizioni in materia di salute ed ambiente vista la vicinanza al depuratore.
Al contrario, se qualcuno ha avuto un atteggiamento pregiudiziale questo è stato il Comune che non ha mai voluto, lasciando trascorrere più di un anno e mezzo, prendere in considerazione le 7 proposte di integrazione nell’area di via Battisti, rifiutandosi di fare qualsiasi verifica tecnica su quell’area che prevede già nel progetto attuale dei fini sociali.
Teniamo a ribadire, per evitare qualsiasi strumentalizzazione, l’assoluta compatibilità delle nostre proposte con il progetto attuale a testimonianza della nostra volontà, che confermiamo anche oggi, di dialogo e di non impedimento dei lavori. Si tratta quindi di una questione di volontà politica da parte del Comune e non di un problema tecnico, e per questo rilanciamo il confronto sull’idea di una nostra integrazione nel progetto di riorganizzazione urbanistica, come ulteriore elemento di riqualificazione sociale.
Allo stesso tempo, come da più di un anno diciamo: qualsiasi proposta che mira o prevede uno smembramento delle associazioni del Progetto Rebeldía e di tutte le attività che vi si svolgono è per noi inaccettabile, in quanto l’unità di culture ed esperienze diverse è per noi un valore irrinunciabile, che le stesse istituzioni hanno riconosciuto.
Siamo convinti che occorra uscire da un approccio emergenziale al problema, e così anche da una politica del transitorio e dei due tempi proposta dal Comune e ribadita dal deputato Fontanelli in quanto l’individuazione di una sede stabile e definitiva era uno degli impegni che le istituzioni avevano già assunto nei nostri confronti al momento del trasloco dall’Ex-Etruria nel febbraio del 2006.
Non siamo disposti ad accettare degli ultimatum in quanto siamo convinti che la sola strada che può garantire di trovare una soluzione adeguata sia quella di un confronto serio e concreto.
Fino ad ora le istituzioni hanno fatto solo una cosa: mettere la testa sotto la sabbia, andando avanti a testa bassa sul loro progetto facendo finta che in quell’area non esistesse nulla, come dimostra anche la recente intervista del neosindaco Filippeschi, rilasciata il primo maggio sul Tirreno di Pisa.
L’unico atto concreto che abbiamo visto è la lettera di ingiunzione in cui si intima l’immediata liberazione dell’area di via Battisti da parte della CPT, invocando anche l’intervento delle forze dell’ordine. Di fronte a questo atto ingiustificato abbiamo ricevuto come risposta l’assoluto silenzio dell’amministrazione comunale. Chi è che non vuole allora il confronto? Si può dialogare sotto minaccia?
Questa scelta politica oggi si rileva del tutto sbagliata, questa arroganza sta solo mettendo in difficoltà la città.
Sabato 7 giugno migliaia di persone sono scese in piazza per difendere il Progetto Rebeldía, per chiederne la permanenza ed integrazione nell’area di via Battisti. Il deputato Fontanelli fa finta oggi che tutto ciò non sia avvenuto e che queste migliaia di persone che vivono ed abitano a Pisa non esistano.
Interventi come quello del deputato Fontanelli servono solo e volutamente a creare un clima di scontro e mirano a far degenerare il confronto politico. Rispediamo al mittente queste strumentalizzazioni e chiediamo solo un po’ di onestà e di rispetto per quelle migliaia di persone che sono scese in piazza sabato scorso.
La partecipazione, la democrazia, il prendere parte alle scelte di trasformazione di una città sono una ricchezza e noi siamo questo: se a qualcuno ciò dà fastidio lo dica chiaramente.
Un’ultima osservazione. Crediamo che titolare un intervento: “Centro di permanenza temporanea e caso Rebeldia mettono a rischio due progetti strategici per il futuro di Pisa”, mettendo insieme e sullo stesso piano la morte con la vita, sia non solo quanto meno di cattivo gusto ma denoti anche una concezione della politica che non merita alcun commento, tanta è la sua brutalità.
Progetto Rebeldía: Acklab – Africa Insieme – Babilon-mediateca – CiboliberoKC – Chicco di senape – Ciclofficina – Cinemaltrove – Cinematic – Distretto di Economia Solidale – El Comedor Estudiantil Giordano Liva – Emergency Pisa – Equilibri Precari – Fratelli dell’Uomo – Gruppo d’Acquisto Solidale Pisano – LIPU-Pisa – Ingegneria Senza Frontiere – Caffetteria Critica Machu Picchu – Mezclar-Ambulatorio migranti – ¡Mosquito!- Osservatorio Antiproibizionista – Laboratorio delle disobbedienze Rebeldía – Rebeldía Media Crew – Rebeltheater – Scacchi Insorgenti – Gruppo TNT Lavoro non lavoro – Trinacria Gio Family – Underground Pisa
sottoscrivo il comunicato di Rebeldia.
E sono molto impressionato dalle numerose “inesattezze” e falsità che si leggono nel testo del deputato ex-sindaco Fontanelli, falsità che, inserite in un testo in cui si richiama all’onestà intellettuale, servono solo a far perdere fiducia -ancor di più- nelle istituzioni politiche che ci “rappresentano”, e che, ad ogni minimo approfondimento, si rivelano solo capaci di giri e rigiri di parole per offrire una “realtà” molto diversa dallo stato attuale dei fatti. Incredibile davvero come i nostri politici continuino a prenderci in giro!
Mah… non sto neanche a smentire le “inesattezze” di Fontanelli, lo hanno fatto altri meglio di me. Segnalo solo alcune cose che, nell’arrabbiatura generale, sono passate quasi in secondo piano:
– Accostare Rebeldia a un CPT. Ecco, sono due progetti che contrastano con quelli di chi ha gia’ deciso le sorti della citta’, quindi pari sono. Un lager per migranti e un “centro sociale” (per quanto il termine sia forse riduttivo per la complessita’ di Rebeldia)… il solo accomunarli e’ indice della ristrettezza di vedute di chi scrive!
– Non una parola sul merito del CPT. Da’ solo fastidio se lo fanno _li’_ . Da un’altra parte, se non da’ fastidio ai piani di ristrutturazione, i migranti si possono rinchiudere tranquillamente, anche se non hanno commesso alcun reato (e idem dice oggi il Granduca Domenici sui giornali).
Dov’e’ finito il “superamento” dei CPT del programma del centrosinistra? Addirittura vogliamo farne di nuovi in una regione che finora non ne aveva? L’unico problema di un CPT e’ se toglie il posto a un terminal turistico? VERGOGNA!!!
– “… così come sarebbe grave per l’esercito italiano che perderebbe una concreta e rilevante opportunità per la sua modernizzazione in termini di strutture e di operatività. Del resto i comandi militari hanno sempre sostenuto che per spostare le attività e le funzioni in essere nella Bechi Lucerna occorreva una soluzione alternativa pronta e credibile.”
Ah ecco! Per spostare una caserma serve “una soluzione alternativa pronta e credibile”. E per spostare Rebeldia no?!? Deduciamo che per Fontanelli una caserma dell’esercito è per la città una risorsa più importante di Rebeldia.
– come chiamare, se non “sfratto”, una ingiunzione in cui si intima di andarsene, mandata per conoscenza anche alla PROCURA DELLA REPUBBLICA?
cio’, nonostante non vi sia alcun reato, e quindi meramente a scopo intimidatorio. Gia’, “intimidazione” forse e’ termine piu’ adatto di “sfratto”.
E non si puo’ coprire la propria insipienza e l’incapacita’ di risolvere i problemi trincerandosi dietro un “ma era una soluzione temporanea”! Certo, cosi’, gia’ che e’ “una soluzione temporanea”, ognuno puo’ fare e dire cosa gli pare quando gli pare!
Facile fare il politico in questo modo senza assumersi mai nessun impegno e nessuna responsabilita’.
– Rebeldia non si e’ “arroccata” in niente. La soluzione di via Bovio – anch’essa, ovviamente, definita da subito “transitoria”, cosi’ si avrebbe comunque una scusa per uno sfratto in ogni momento – e’ una soluzione farlocca. L’edificio di via Bovio e’ piccolo, semidiroccato e in mezzo alle case, addirittura ha delle abitazioni al piano superiore, e quindi del tutto inadatto. Certo sempre meglio di una proposta precedente, ovvero un piccolo capannone a ridosso del depuratore, fuori citta’ e in zona in cui e’ vietato stare per evidenti motivi!
– Non una parola che sia una su tremila persone scese in piazza, solo due giorni prima della pessima uscita di Paolino, per difendere Rebeldia. Del resto, ci si puo’ permettere, visto che anche la Nazione e il Tirreno hanno dedicato giusto tre righe a una delle piu’ grandi manifestazioni viste a Pisa negli ultimi anni. Una via di mezzo fra il 1984 di Orwell e Cent’anni di solitudine di Garcia Marquez: se il potere e la stampa dicono che qualcosa non e’ mai accaduto, quel qualcosa diventa davvero _mai accaduto_.
– E’ SOLO Rebeldia che ha proposto “soluzioni concrete e realizzabili”, presentando non una ma SETTE diverse proposte di integrazione – non di BLOCCO! – nel progetto di via Battisti; proposte peraltro molto piu’ economiche che non spostare Rebeldia in altra sede (sede che peraltro, allo stato dei fatti, _non esiste_). E non e’ Rebeldia che fissa gli incontri a mesi di distanza, e/o li annulla all’ultimo momento, e/o non si presenta agli incontri che convoca.
Questa la miserrima realta’ dei fatti e le miserrime parole di chi, devastata Pisa, ha consegnato le chiavi della citta’ a Bulgarella e si e’ trovato un comodo seggio a Roma. Nonche’ un degno erede: un Filippeschi che, una settimana PRIMA delle elezioni, va in visita a Rebeldia sorridendo (ma forse era una paresi) e, una settimana DOPO le elezioni manda una lettera di sfratto: italico paradigma di squallore dei potenti e dei prepotenti, col sorriso in campagna elettorale, col manganello appena passata la festa, gabbato lo santo e presa la poltrona.
bene che fontanelli abbia preso posizione contro la costruzione di un cpt a pisa, anche se anch’io non capisco il paragone con rebeldia. ho partecipato (più per curiosità che per convinzione, dato che non condivido molte cose) alla manifestazione indetta dal centro sociale sabato scorso e non credo che una esperienza del genere possa rappresentare un pericolo per la città, anzi.
da elettore di fontanelli (ho dato un voto disgiunto) consiglierei di appoggiare iniziative basate sul volontariato che aggregano persone diverse (soprattutto giovani, ma non solo), immigrati, ecc. soprattutto alla stazione, dove la situazione non è delle migliori. siamo sicuri che sostituire rebeldia con un terminal di autobus dia più sicurezza ai residenti?
Il PD a Pisa utilizza l’informazione come fa Berlusconi. Siete solo dei mediocri, per lo meno lui lo fa in grande.
Eccola l’unica verità:
http://www.youtube.com/watch?v=8oIAX3GfHVU
http://www.youtube.com/watch?v=muWiwNeNJ_8
Caro Sergio e cari amici di Rebeldia,
nei vostri interventi ci sono toni così eccessivamente alti e anche omissioni che fanno pensare che in fondo quello che si cerca non è tanto una soluzione per Rebeldia quanto la rivendicazione di un ruolo politico caratterizzato dal vittimismo per un verso e da polemiche con alcune istituzioni per un altro.
Comunque questo dialogo può essere utile per chiarirsi e anche per contribuire al confronto che la nuova amministrazione ha ripreso per trovare una via d’uscita in grado di salvaguardare il progetto del terminal e l’attività di Rebeldia. E’ in questa ottica costruttiva che ritengo giusto fare alcune precisazioni a seguito dei vostri commenti: la prima è sul luogo di via Battisti. L’idea fu del Comune, e mia in particolare (e non so dire, oggi, se “per fortuna o purtroppo”), anche superando le perplessità del Cpt che aveva speso una notevole cifra per affittare l’immobile tanto è vero che i rappresentanti di Rebeldia entrarono lì, nei capannoni di via Battisti, la prima volta accompagnati dall’assessore Cerri, dall’amministratore della Pisamo Paolicchi –che l’aveva in uso- e dai dirigenti dell’azienda di trasporto; ci fu una valutazione sugli spazi a partire dalle esigenze poste da Rebeldia, a cui seguì il vostro progetto di trasferimento. Certo, è vero che prima, quando Rebeldia era nell’ex Etruria, non ci eravamo “presi carico” del problema, però è anche vero che l’esperienza nasceva come luogo di aggregazione soprattutto per studenti, fuori sede e pisani, e l’interlocutore principale era l’Università. Anzi credo che questa caratterizzazione resti valida ancora oggi. Tuttavia di fronte al problema dello sgombero dell’ex Etruria il Comune non fu sordo e passivo.
Un secondo aspetto, forse il più importante, è quello che riguarda il confronto sul futuro di via Battisti e, come dite voi, dei setti progetti presentati. Ed è qui che non si possono fare omissioni. Vado per punti: (1) fin dalla firma del comodato d’uso sapevate che era già in corso la progettazione del piano attuativo per la realizzazione del terminal con annessa la nuova sede dei vigili urbani e dell’azienda di trasporto e con esso l’iter della variante urbanistica; (2) il progetto elaborato dal Cpt si fondava e si fonda non su finanziamenti esterni ma su un piano finanziario legato alla trasformazione immobiliare e alle sue funzioni; (3) i progetti da voi presentati in seguito non erano innanzitutto compatibili con il piano finanziario ma comportavano un incremento di spesa di alcuni milioni di euro che non aveva nessuna copertura; (4) inoltre alcuni dei sette progetti riguardavano aree non del comune o del Cpt ma delle Ferrovie o altri soggetti che non hanno dato disponibilità a discuterne; (5) comunque una modifica del progetto comportava una nuova variante urbanistica che avrebbe allungato i tempi di realizzazione di un progetto essenziale e urgente per la città.
E qui, rispondo anche a Anthony, torno a ribadire l’importanza di far partire il progetto al più presto perché da questo intervento dipende in larga parte la possibilità di ridurre il traffico privato e di rilanciare il trasporto pubblico rafforzando integrazione fra treni e bus. Cosa che non è possibile fare in nessun altra parte della città. Inoltre l’intervento permette di recuperare la fruizione delle mura medievali con un ampio spazio di verde pubblico. Ragionare in termini alternativi fra questo progetto e il centro sociale è sbagliato e non porta da nessuna parte. Al massimo può portare all’abbandono del progetto del terminal e alla vendita a privati di quegli immobili per fare con il ricavo un’altra sede per l’azienda di trasporto.
Infine ritorno su un ragionamento che avevo già fatto nel taccuino e che non credo sia possibile ignorare: quello della corretta percorribilità di un processo di assegnazione di spazi pubblici, tanto più se comportano investimenti pubblici. E’ evidente che ciò, soprattutto nel caso di assegnazione stabili e definitive, non può che avvenire attraverso un bando pubblico aperto a tutti i soggetti associati e sarebbe anomala una trattativa che anticipa soluzioni ad hoc.
Non si tratta di un problema banale ma di un fatto sostanziale per la correttezza e la trasparenza della gestione di beni pubblici, anche di questo si dovrebbe parlare. Tuttavia il mio augurio è che una soluzione per dare continuità a Rebeldia sia trovata (nelle ipotesi fatte finora o in altre) e penso che ci debba essere il concorso concreto e fattivo di tutti: istituzioni locali e universitarie, associazioni e cittadini che hanno a cuore la prosecuzione di quella esperienza.
Mi verrebbe da dire che si fa a non capirsi; tuttavia in realta’ ci si capisce benissimo, semplicemente Lei ha una tesi e la difende a prescindere. ___
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Innanzitutto, complimenti per aver glissato di nuovo, sul CPT, inteso come Centro di Permanenza Temporanea: non una parola. Beh, capisco, gli stranieri non votano – specie se “clandestini”. Stendiamo un pietoso velo. ___
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Sui locali del CPT – inteso come Consorzio – vorrei ricordarle, casomai se ne fosse dimenticato, che nel momento in cui Rebeldia vi entro’, essi erano usati dal CPT solo per un terzo, mentre il resto era abbandonato, in un florilegio di portafogli e borse rubate, siringhe, rottami ed escrementi (se vuole, ci sono le foto). Non credo davvero che il CPT abbia dovuto fare chissa’ quale sforzo per dare a Rebeldia le parti che lasciava all’incuria totale. ___
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Ma mi pare che il vertice si raggiunga qui: “Certo, è vero che prima, quando Rebeldia era nell’ex Etruria, non ci eravamo “presi carico” del problema, però è anche vero che l’esperienza nasceva come luogo di aggregazione soprattutto per studenti, fuori sede e pisani, e l’interlocutore principale era l’Università. Anzi credo che questa caratterizzazione resti prevalentemente valida ancora oggi.”. ___
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Lei puo’ credere cosa preferisce, ma la realta’ non si piega alle sue credenze: in citta’ e’ nata una esperienza di socialita’ PER TUTTI, e sono le istituzioni cittadine, non l’Universita’, a doversene occupare. O unico compito del Comune e’ passare le carte per conto di Bulgarella? ___
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Che molti studenti frequentino Rebeldia e’ logico: meta’ della popolazione pisana e’ costituita da studenti. NOn mi era noto, tuttavia, che cio’ configurasse una differenziazione di diritto, con il Comune che si occupa di tutto quanto riguarda i “pisani” e l’Universita’ che si occupa di tutto quanto riguarda gli “studenti”; un po’ come quando un ecclesiastico, qualunque reato avesse commesso e dovunque lo avesse fatto, veniva giudicato non dalla giustizia ordinaria ma appunto da un tribunale ecclesiastico. ___
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(A proposito: non sono nato a Pisa, ma ho studiato qui, vi risiedo e sono rimasto all’interno dell’Universita’. Mi dica, vengo classificato come “studente” o come “pisano”? Non saprei, ma ogni cinque anni vengo chiamato a eleggere il Sindaco, non il Rettore.) ___
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Semmai sarebbe da apprezzare che vi sia in citta’ chi tenta di rompere il muro di incomprensione che tende spesso a crearsi fra chi e’ nato a Pisa e chi ha scelto di viverci, sia egli studente o immigrato. Gia’, l’interazione con gli stranieri e’ un altro omissis del suo discorso: forse gli stranieri che vengono a Rebeldia a imparare l’italiano contano come “studenti”… o forse sono semplicemente da rinchiudere in quel CPT su cui non si sente di spendere una parola, purche’ non lo facciano al posto della sua amata caserma/terminal. ___
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Ritengo veramente meschino appellarsi a quel razzismo che purtroppo cova nelle viscere di tanti pisani, e a volte ne emerge, contro chi non e’ autoctono: studente o straniero. Non e’ la prima volta che Lei lo fa: gia’ sui giornali si era espresso contro gli studenti, come se Pisa fosse concepibile senza l’Universita’. Mossa facile: i pisani votano a Pisa, gli studenti no, quindi questi ultimi sono il capro espiatorio ideale per ogni colpa (comprese le sue), cosi’ come e’ facile addossare i problemi del traffico ai pendolari dei comuni limitrofi piuttosto che ai pisani che prendono l’auto per fare un chilometro… pero’ votano a Pisa! La colpa e’ sempre di qualcun altro, e guardacaso quel qualcun altro non vota a Pisa. Se poi non si e’ in grado di risolvere i problemi, come ha dimostrato Lei assieme al suo entourage e al suo successore, ecco che si chiamano in causa “istituzioni locali e universitarie, associazioni e cittadini”: peccato pero’ che fosse LEI ad essere stato eletto, e pagato, per risolvere i problemi della citta’. Un po’ come se per un problema di salute andassi dal mio medico e questi rispondesse “no, qui ci vuole un dottore”. ___
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“Ragionare in termini alternativi fra questo progetto e il centro sociale è sbagliato e non porta da nessuna parte”. Appunto: questo e’ quello che fa Lei!!! Rebeldia non ha mai contestato il progetto, ma ne ha proposto molte possibili varianti piu’ semplici e meno costose di un trasloco. A Rebeldia, ad esempio, _interessa_ (e lo ha dimostrato) la salvaguardia di quelle mura medievali che VOI avete per anni lasciato nel degrado piu’ totale in via Nino Bixio. ___
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Ma Lei ritiene che sia la realta’ a doversi conformare al suo progetto, e non un progetto a doversi conformare alla realta’. Il progetto su via Battisti le e’ stato dato stampato su tavole di pietra in cima al Monte Sinai?
Caro Paolo,
anzitutto ti ringrazio per aver risposto. Non condivido molte cose che dici, alcuni toni del tuo ragionamento mi paiono eccessivi, e trovo ingiuste nei nostri confronti alcune tue considerazioni: tuttavia, mi pare che ci sia da parte tua, in questo secondo intervento, una disponibilità a ragionare e a capirsi che apprezzo, e che provo a rilanciare spiegandoti brevemente le nostre ragioni. Non entro nel merito di quel che è accaduto all’ex Etruria, perchè allora la mia associazione non faceva parte del Progetto Rebeldia, e quindi non conosco bene i fatti di cui parli. Mi esprimo, invece, sull’ultima parte del tuo commento, che riguarda la trattativa di oggi. Tu scrivi che “ragionare in termini alternativi fra il progetto del Comune e il centro sociale è sbagliato e non porta da nessuna parte”. Su questo sono d’accordo, e credo che la trattativa dovrebbe partire proprio da qui: invece, ogni volta che c’è un dissenso, l’amministrazione tira sempre fuori l’importanza del suo progetto. Come se noi volessimo bloccare i lavori. Dobbiamo provare a capirci: noi abbiamo presentato sette progetti per dimostrare che non c’è incompatibilità tra il piano del Comune e la nostra permanenza. I progetti in sè possono non piacere, ma non si può dire che noi non vogliamo far partire il terminal degli autobus: questo, almeno, dovresti riconoscerlo, per onestà intellettuale. Su un’altra cosa sono d’accordo con te: la nostra permanenza nell’area di Via Battisti non è a costo zero, perchè nessuna ipotesi credibile è a costo zero. Rimanere dove siamo comporta costi, tempo, fatica, varianti urbanistiche. Ma anche andare in Via Bovio comporta costi (per l’insonorizzazione dei locali, per esempio), e comporta una variante urbanistica (perchè nell’area è attualmente previsto un parcheggio). E qui bisogna intendersi. Progetto Rebeldia ha provato a realizzare, in modo autoorganizzato, un tentativo di incontro e di convivenza di esperienze diverse. A Rebeldia si riuniscono ogni giorno decine di associazioni. A Rebeldia, quotidianamente, si erogano servizi gratuiti: la palestra di arrampicata, lo sportello informativo per stranieri, i corsi di italiano, il cinema, la riparazione delle biciclette e quant’altro. È uno spazio aperto a tutti, liberamente accessibile, dove persone diverse e qualche volta diffidenti l’una verso l’altra si parlano, convivono, discutono, provano a capirsi. In un luogo delicato come il quartiere Stazione, cittadini italiani e cittadini stranieri promuovono insieme incontri, dibattiti, feste. Tu hai fatto il Sindaco e sai quanto questo sia importante: perché può costituire uno degli antidoti – non il solo, certamente – all’ansia per la sicurezza che si respira in giro, al razzismo, alla diffidenza contro le diversità. Il problema non è dunque il Progetto Rebeldia in sé, né le sedi delle associazioni che ne fanno parte: il problema è capire se all’amministrazione interessa uno spazio del genere, un luogo di convivenza e di incontro. Il problema è capire se la riqualificazione del quartiere Stazione è una riqualificazione solo fisica, architettonica e urbanistica, o se invece – accanto a strutture importanti e necessarie, come il terminal degli autobus – si vuole lavorare ad una riqualificazione anche sociale, favorendo forme autoorganizzate di incontro. Se c’è questa volontà, non si tratta di “dare la sede a Rebeldia”. Si tratta invece di prevedere nel quartiere Stazione uno spazio da destinare ad attività sociali, culturali, ricreative, sportive: attività che devono essere aperte, plurali, pubbliche e liberamente accessibili. Se questa è la decisione, lo spazio non deve essere assegnato direttamente a Rebeldia: siamo certi della validità del nostro progetto, e per questo chiediamo di partecipare ad un bando pubblico e trasparente. Questo è quello che vogliamo e che cerchiamo. Non fanno bene, invece, uscite come quella che l’amministrazione ha fatto oggi sulla stampa. Proprio mentre si avvia un dialogo, certo difficile per tutti ma importante, il Comune oggi ha rilanciato accuse pesantissime contro di noi. È questo un modo per avviare la trattativa? Un caro saluto, sergio bontempelli
Caro Sergio,
nell’esprimere pieno sostegno e sentita riconoscenza al Rebeldia per
le attività che svolge da anni e per il ruolo socioculturale che
riveste a Pisa, vorrei intervenire nel dibattito in corso; lungi da me
propormi come “mediatore” sul confronto in atto su questo blog,
esprimo solo alcune personali riflessioni e perplessità.
Condivido la necessità di definire una sede stabile e permanente al
“consorzio” Rebeldia: un centro polivalente ed in grado di offrire e
rispondere alle esigenze degli addetti e dei servizi offerti.
Tuttavia, reputo intelligente, passami la parola senza doverne fare un
dramma per il futuro della sinistra mondiale, la proposta
fontanelliana di motivare la scelta della futura sede secondo un
canone di sostenibilità ed impatto, ovvero caratterizzare il progetto
in una cornice di più ampia riqualificazione urbana.
Considero, inoltre, legittimo un confronto con i residenti di via
Bovio, come d’altronde mi pare quanto mai scontato (anche se non mi
pare di averlo visto citato da nessuno) ascoltare i vostri attuali
“vicini” di via Battisti.
A differenza tua, caro Sergio, non vedo e non leggo nelle parole di
Fontanelli facili slogans o mere strategie politiche, ma una chiara
disponibilità a discutere apertamente e concretamente senza perdere
altro tempo. Un caro saluto Enrico
Mi inserisco in questa animata discussione che mi colpisce innanzitutto per le modalità con cui si sta svolgendo.
Al di la’ di quello che mi pare un eccesso di violenza verbale (stemperata solo da Sergio con il suo ultimo intervento), quello che mi stupisce e’ il modo con cui si strumentalizza la questione rebeldia.
Sono contento che chi e’ intervenuto abbiamo avuto modo di esprimere le proprie opinioni e il proprio dissenso in maniera libera, grazie anche per i link e la buona musica con cui sono stati montati i video di yuotube.
Credo che l’intenzione di Fontanelli con l’apertura del suo blog fosse proprio questa, aprirsi ad un confronto vero, e sono certo che questo dialogo proseguirà.
Ma il punto e’ un altro.
Stiamo parlando di una realta’ che ha tutto il diritto di esistere, ma non credo possa vantare posizioni di privilegio. . Il sistema di una città complessa come quella di Pisa non si governa con prese di posizione o facili polemiche.
Sergio ne prende atto, ma non mi pare che gli altri interventi fossero su questa linea, in particolare dal comunicato di Rebeldia (..che brutto postare un comunicato, meglio mettere un link..) pare che questa realta’ abbia una alta considerazione di se stessa, ed evidentemente reputa che il valore delle proprie proposte sia indiscutibile anche davanti ad un piano organico di sviluppo dell’area di via Battisti gia’ approvato e finanziato.
Chi ha scritto precedentemente puo’ credere che l’impegno della citta’ per la riqualificazione di quest’area non sia la soluzione migliore, ma non puo’ pretendere di imporre la sua idea. Il confronto sulla creazione di uno spazio sociale vicino alla stazione credo che sia importante, ma questo non deve mettere in discussione il recupero gia’ approvato, altrimenti per fare cose sempre migliori alla ricerca della perfezione, si finisce per non fare niente.
Cosi credo che l’area vada liberata per dare avvio ai lavori, e non capisco come si possa interpretare l’avvio di un procedimento amministrativo come un atto di intimidazione, senza ammettere “onestamente” che si sta facendo una strumentalizzazione. Non mi pare che si possa parlare di “inaccettabili ultimatum” ma piuttosto di inaccettabile arroganza di pochi -o molti che sono- che intendono imporre la loro opinione alla città.
Mi stupisce che cosi tante realta’ e persone, che ho visto sfilare civilmente allegre e piene di colori, non pensino semplicemente che e’ dovere civico mantenere i propri impegni contrattuali, a prescindere da ogni altra considerazione.
A me nella mia vita capita di fare cosi, anche quando credo di subire un torto, e vi assicuro che vivendo in centro gli esempi non mancano.
La battaglia politica credo che si possa svolgere con le sue asprezze e diversità di vedute nel quadro delle norme. Se non siete d’accordo su questo, la partecipazione evocata da elisabetta, francesco e rebeldia, forse dobbiamo chiamarla diversamente…
Infine mi sia concesso di far notare a francesco e a rebeldia che chi apre il proprio blog facendo riflessioni sui fatti della settimana non fa un accostamento malizioso tra Rebeldia e CPT, ma prende atto di cio’ che tiene banco nella vita della citta’.
Accusare l’unico sindaco d’italia che ha avuto il coraggio di dare corpo ad un sistema di politiche per l’integrazione della comunita’ rom di razzismo, sinceramente, mi sembra un eccesso.
Caro Paolo,
io sono uno dei 4 firmatari delle 7 proposte di integrazione.
Intanto ti ringrazio di aver leggermente corretto il tiro, perchè il primo commento lo ritengo un atto di aggressività indicibile. In ogni caso apprezzo la tua volontà di dibattito pubblico, cosa per Rebeldia impossibile in questo momento a causa di una strumentalizzazione della stampa locale pazzesca.
Avei tante cose da dirti (tante le ho già dette nel corso degli incontri che abbiamo fatto sulla questione da aprile 2007), mi limito alle cose più tecniche e ti rispondo punto per punto:
(1) come tu dici è vero che fin dalla firma del comodato d’uso Rebeldia sapeva che era già in corso la progettazione del piano attuativo per la realizzazione del terminal con annessa la nuova sede dei vigili urbani e dell’azienda di trasporto, ma l’accellerazione dei tempi mesa in atto dall’Amministrazione è stata un fatto strano e soprattutto in contrasto col buco nero che si è creato in Piazza Vittorio Emanuele, allo stato dei fatti è impossibile aprire un altro antiere in quella zona e i tempi sono un’incognita nota a tutti. Ho partecipato anche alla trattativa del trasferimento in Via Battisti, e so benissimo che nel febbraio 2006 la tempistica data dal comune era stata 4-5 anni, non certo uno. Dato che la progettazione, come tu ben dici, era in corso, abbiamo cercato di intervenire nel momento giusto, apportando competenze tecniche a costo zero per il bene della città, perchè non volevamo assolutamente arrivare a questo punto. Il muro di gomma trovato in comune ha determinato questa situazione, ricordalo bene.
(2) tu dici “il progetto elaborato dal Cpt si fondava e si fonda non su finanziamenti esterni ma su un piano finanziario legato alla trasformazione immobiliare e alle sue funzioni”, e allora perchè il piano finanziario parla di un costo totale di 6 milioni (unico dato ufficiale) mentre ora si ragiona (giustamente) di un’opera da 30 milioni? Diciamocelo sinceramente, quel piano finanziario (approvato dall’amministrazione) era sbagliato, e quindi completamente da rifare, ma in sede appropriata, non certo con le dichiarazioni sui giornali del Sardu;
(3) “i progetti da voi presentati in seguito non erano innanzitutto compatibili con il piano finanziario ma comportavano un incremento di spesa di alcuni milioni di euro che non aveva nessuna copertura”, infatti l’unica cosa intelligente da fare era capire che ci trovavamo di fronte ad un progeto urbanistico di riqualificazione di un quartiere molto particolare e difficile, e in base a questo studiare soluzioni alternative per riuscirci. Ti faccio notare che le nostre proposte erano solo 7 perchè abbiamo cercato di non toccare nei suoi punti cardine un progetto che l’amministrazione ha più volte (ingiustamente) definito intoccabile. I costi sulla popolazione mi sembra tu non li consideri, realizzare il progetto della CPT (o Sviluppo Pisa) significa gettare le basi per una maggiore insicurezza delle persone che vivono alla stazione (te lo immagini un piazzalone deserto durante la notte?) e complicare il traffico in una zona nevralgica (è la CPT che ha bisogno di una variante, perchè in Via battisti il progetto attuale non prevede una rotatoria, e poi con quel layout i vigili urbani non sono compatibili con il resto delle funzioni previste;
(4) “inoltre alcuni dei sette progetti riguardavano aree non del comune o del Cpt ma delle Ferrovie o altri soggetti che non hanno dato disponibilità a discuterne” se alla Sviluppo Pisa interessa realizzare l’opera capisce che è bene crearle le condizioni per discuterne, sennò poi si dice che l’opera si ferma perchè sotto terra si trovano le navi romane, una bomba della II gerra mondiale o l’acqua (che a Pisa ci sono 3 falde e la torre pende per questo lo spiegano alle elementari);
(5) “comunque una modifica del progetto comportava una nuova variante urbanistica che avrebbe allungato i tempi di realizzazione di un progetto essenziale e urgente per la città” SI PUO’ FARE!!!
Un caro saluto, spero che il dibattito continui.
non facciamo di una questione di sostanza un problema di forma, perdipiù in un blog personale.
La questione mi sembra chiara, se il comune continua a vendere per fare cassa, tutti gli spazi inutilizzati che ha con una planimetria superiore ad una stanza, lo spazio per rebeldia non si troverà nè adesso nè in futuro.
La questione è di pura scelta politica, gli spazi a costo zero, ovvero capannoni abbandonati e lasciati al degrado, sono già stati tutti risistemati e ripuliti dai ragazzi di rebeldia, se il comune vuole spendere zero per trovare uno spazio idoneo a rebeldia e definitivo, la discussione arriverà all’esito scontato, con la rottura.
Quello che proprio non capisco è come si faccia a considerare Rebeldia un luogo di aggregazione universitaria, basta passarci un pomeriggio e vedere chi frequenta rebeldia: pisani ed extracomunitari, di studenti davvero pochi. Tantopiù che lo stesso figlio dell’ex-sindaco è un frequentatore di rebeldia e basterebbe una telefonata per permettere al sig. Fontanelli di chiarirsi le idee su questo punto: rebeldia è frequentato principalmeente da pisani e non da drusi universitari.
Ma non è che forse questo è un modo per negare tutte le attività che si svolgono ogni giorno (non solo il sabato sera) in quello spazio?
I corsi di italiano per immigrati, lo sportello sul precariato e sui diritti dei migranti, le feste delle comunità straniere, la palestra gratuita, le riparazioni anch’esse gratuite di biciclette, i corsi di teatro, l’autofinanziamento per Emergency e el comedor, ecc ecc
sono tutte attività quotidiane che coinvolgono centinaia (se non un migliaio) di persone pisane e immigrate ma nonostante questo si fa finta chee rebeldia sia un capannone dove si organizzano rave… mah
inoltre caaro ex-sindacco le dico un’altra cosa, nonostante a rebeldia ci sia un collettivo che fa politica ccon orientamenti di sinistra radicale, buona parte (se non la maggioranza) dei freqquentatori di rebeldia votano il centrosinistra e ci creda perchè io quell’ambiente lo conosco bene.
Insomma, ma questo centrosinistra dopo avere abbandonato le fabbriche, le scuole, le curve, i precari, vuole abbandonar anche l’associazionismo? e in cosa si differenzierà a quel punto dal centrodestra?
Sono contento che con gli ultimi interventi il dibattito stia prendendo una
piega più costruttiva e utile rispetto ad alcuni commenti che più che un
ragionamento logico sembrano usciti da una centrifuga di slogans e di
pregiudizi. Comunque di fronte a interventi che si commentano da soli non c’è
bisogno di rispondere.
Invece mi sembra un fatto positivo dialogare e approfondire alcune questioni
come fanno Sergio, Francesco 2, e Gabriele.
Per ora mi limito a riprenderne tre. La prima è sull’importanza del piano
finanziario e della sua credibilità. Non ci può essere nessuna sottovalutazione
perché anche la nostra città può vantare negli ultimi 35 anni un lungo elenco
di progetti e di interventi ambiziosi che dovevano cambiare Pisa ma che sono
rimasti a lungo nel libro dei sogni. Ciò è avvenuto perché i finanziamenti
necessari non vengono fuori solo perché si evocano i problemi ma vanno definiti
in rapporto alle risorse realmente disponibili. Altrimenti si ipotizzano grandi
cose e non se ne fa nessuna. Il progetto del Terminal è diventato concreto
perché si autofinanzia attraverso il fattore immobiliare e le funzioni
previste che, come il parcheggio, consentono un ritorno economico. E il costo
del progetto, ricordo a Francesco 2, è di 26 milioni per la struttura di via
Battisti e di 4 per parco a verde nel recupero delle mura. Le cifre, più o
meno, sono sempre state queste, tanto è vero che oggi l’intervento può essere
appaltato. La seconda riguarda la reale condivisione degli obbiettivi del
progetto, ovvero il rilancio del trasporto pubblico partendo dalla integrazione
fra treno e bus. Gli interrogativi che vengono posti sembrano mettere in
discussione questo punto, che è la ragione per cui sono stati acquistati i
capannoni dell’ex Enel e solo su questa si può impegnare l’Azienda di trasporto.
Il problema è che oggi quel progetto non può rimanere sospeso a lungo perché
vanno in crisi gli equilibri che lo rendono fattibile; se cade non viene
avanti un’altra ipotesi riqualificazione urbana pubblica ma è più probabile che
si vada verso una privatizzazione perché il CPT non può permettersi di tenere
immobilizzato un valore che pesa nel bilancio e può creare nuovo indebitamento.
Lo pagherebbero i cittadini e gli utenti del trasporto pubblico.
La terza questione è l’attività di Rebeldia. Voglio dire a Gabriele che se la
volontà del Comune era quella di non voler considerare la valenza positiva e
articolata di questa esperienza aggregativa non ci sarebbe stato il
suggerimento a prendere in considerazione, seppure in modo temporaneo, via
Battisti e non ci sarebbero state nuove proposte, che comunque voi considerate
inadeguate, e non ci sarebbe il tavolo di confronto che la nuova giunta ha
riattivato. Il punto è se Rebeldia può proseguire la sua esperienza solo lì,
nell’attuale collocazione, o se è possibile lavorare alla ricerca di altre
soluzioni. Io credo, per esempio, che ipotizzare un intervento di
riqualificazione di tutto il comparto di via Bovio lato mura, che riguarda sia
proprietà pubbliche che private, sia un’idea buona, da verificare certo, ma che
può produrre l’attivazione di risorse finanziarie straordinarie per dare corpo
ad un progetto volto a costruire spazi di aggregazione sociale e culturale.
Poi, come riconosce anche Sergio, verrà un bando pubblico per l’assegnazione.
Ma intanto si è cercata una soluzione per dare continuità alle attività di
Rebeldia. L’altra ipotesi è quella che le ferrovie cedano un’area adiacente a
via Battisti per fare lì uno spazio di aggregazione, ma la problematica sarebbe
la stessa con in più un livello maggiore di difficoltà nel reperimento delle
risorse necessarie.
Credo che con quest’ultimo intervento di Paolo Fontanelli si possa veramente iniziare un dialogo costruttivo (peccato che siamo in ritardo di 2 anni). Il tavolo tecnico che partirà a breve (spero) ha proprio l’obiettivo di valutare in modo concreto 2 soluzioni che al momento sono solo in fase embrionale, e cioè l’ipotesi di trasferimento in Via Bovio e l’ipotesi di permanenza in zona stazione.
Se da un lato quindi apprezzo l’intenzione attuale del deputato pd, dall’altro cresce il mio rammarico perchè se si iniziava prima (noi abbiamo provato in tutti i modi a farvelo capire, ma non c’è stato verso…) ora sarebbe stato evidente a tutti che la soluzione migliore e più economica sarebbe stata la permanenza di Rebeldia nella sede attuale.
Sono piuttosto visionario, però ho la certezza che un terminal ben studiato nell’area delle mura avrebbe permesso una soluzione più coerente e meno costosa, utilizzando comunque l’attuale comparto dove ci sono i vigili come deposito degli autobus (il problema attuale è la presenza di numerosi autobus parcheggiati davanti alle mura, non certo il fatto che l’utente vada a prendere il pullman in un parco urbano dove c’è anche la piazzola di carico e scarico passeggeri).
Il mio intervento non mira però ad illustrare soluzioni più economiche o più adatte alla bellezza di Pisa, di questo se ne parlerà in sede appropriata, al contrario voglio mettere in evidenza il fatto che qualsiasi soluzione richiederà del tempo. Per questo motivo quindi si rende indispensabile un’attitudine chiara dell’Amministrazione a non voler forzare per soluzioni approssimative. Rebeldia non ha mai voluto arroccarsi nella sede attuale, però se la soluzione non c’è è palese che le attività continueranno in Via Battisti fino a che questa non viene trovata. Una lettera che abbiamo protocollato il 12 novembre 2007 agli uffici di tutte le istituzioni coinvolte aveva proprio l’obiettivo di ottenere chiarimenti per trovare una soluzione concreta nell’area di Via Bovio, perchè apprezziamo l’idea dell’ex sindaco di riqualificare anche quell’area, però anche lì i problemi sono enormi (a mio parere in zona stazione l’integrazione delle attività di Rebeldia è più facile). Non sto parlando a nome di Rebeldia, ma parlo come tecnico, in ogni caso ribadisco anche a titolo personale che qualsiasi soluzione che non prevede l’unità di tutte le attività del Progetto Rebeldia non è una soluzione, perchè mettere in discussione il valore aggiunto dello spazio comune significa non aver minimamente chiaro di cosa stiamo parlando.
Caro Paolo, con questo tuo ultimo intervento la discussione cambia tono, e si trasforma in un confronto costruttivo e utile: ne prendo atto volentieri, e ti ringrazio, perchè questo può contribuire a rendere meno aspra anche la trattativa con il Comune. Cosa che, credo, fa bene a tutti: a Rebeldia, all’amministrazione, e soprattutto alla città. Restano, da parte mia, molte perplessità e qualche dissenso importante sulle cose che dici: non entrerò nel merito, perchè non mi pare questo il luogo adatto per farlo, e anche perchè – lo dico con grande franchezza – su alcune questioni non ho la competenza necessaria per intervenire in modo proficuo e appropriato. Lascio invece due righe sulla problematica specifica di Rebeldia, che conosco da vicino e che del resto è il cuore di questa discussione. Mi pare che tu abbia definito bene le alternative: non tutte quelle teoricamente possibili, ma quelle emerse finora come credibili e praticabili. Da un lato, l’ipotesi Via Bovio: mi fa piacere che tu parli di “riqualificazione di tutto il comparto di via Bovio lato mura”, e non di semplice utilizzo degli immobili già disponibili. Se vogliamo infatti rendere un servizio alla città, occorrerebbe prevedere una riqualificazione complessiva di quell’area: con la ristrutturazione dei locali, l’adeguamento degli stessi ad una funzione sociale, magari con l’apertura di una sorta di “parco urbano” attiguo alle mura. Sarebbe una bella cosa, perchè significherebbe restituire all’uso pubblico una zona bella e finora “dimenticata” della nostra città. Qui, la presenza di attività sportive, ricreative e sociali autoorganizzate – come sono quelle di Rebeldia – avrebbe un significato di interesse generale. Una buona cosa, insomma: che però – è bene ricordarlo – richiede investimenti, soldi, capacità di progettazione, tempo, attente valutazioni urbanistiche. Noi siamo disponibili, ma è bene sapere che una cosa del genere non si fa in poche settimane: e allora occorre ripensare i tempi di tutte queste operazioni, cosa che noi abbiamo chiesto al Comune in sede di apertura delle trattative. L’altra ipotesi è quella di restare in Via Battisti, utilizzando un’area delle Ferrovie, come giustamente dici. Questa soluzione avrebbe almeno due pregi. Da un lato, secondo le valutazioni dei nostri esperti, sarebbe più economica (non a costo zero, ma più economica). Dall’altro, all’intervento di riqualificazione urbanistica già previsto dal Comune con il terminal degli autobus, si aggiungerebbe una riqualificazione anche sociale, favorendo l’aggregazione e l’incontro in una zona che altrimenti rischia di essere “desertificata”, soprattutto la sera. Anche in questo caso, comunque, servono investimenti, progetti, tempi, valutazioni attente e meditate. Noi, come sai, propendiamo per la seconda soluzione – quella di Via Battisti – mentre tu, mi sembra, sei orientato più sulla prima: questo, però, non è importante. L’importante è che si apra un tavolo serio che valuti attentamente entrambe le ipotesi, senza escluderne nessuna. L’importante è che ci sia il tempo necessario per fare queste valutazioni, senza ordini di sgombero che pendono sulle nostre teste e che obbligano tutti a ragionare in termini emergenziali. L’importante è che l’amministrazione sia disponibile ad investimenti anche economici su un progetto di riqualificazione sociale, che valorizzi l’autoorganizzazione dell’associazionismo e del volontariato. Se il Comune recepisce questo spirito, il dialogo costruttivo che si sta creando in questo blog può trasferirsi anche nella trattativa istituzionale. E’ a questo obiettivo che stiamo lavorando. Un caro saluto, sergio bontempelli
un grazie a paolo per la risposta e soprattutto per l’impegno di aver voluto un luogo di discussione nel suo blog. credo che sia una maniera positiva per combattere la distanza tra la politica e i cittadini. e infatti mi piace anche il tono della discussione, non ideologica ma mi sembra costruttiva. seguirò con interesse la vicenda e vi ringrazio. mi avete fatto immaginare una città che dialoga per dinamizzare delle zone belle ma abbandonate: ottima l’idea di recuperare la zona tra lo scotto e via bovio!
Rifacendoci all’intervento di Henry del 13/6 , leggiamo finalmente con piacere che dopo diversi giorni di discussione qualcuno nomini anche noi, i vicini di Rebeldia…sì, perché sembra proprio che in oltre due anni di permanenza di Rebeldia negli attuali locali nessuno si sia preoccupato di cosa ne pensavano i vicini che tutti i venerdì e sabato sera non potevano dormire fino al mattino grazie ai rumorosi concerti che, oltre ad allietarci con musica di tutti i tipi, facevano anche vibrare i vetri delle nostre finestre. O meglio, siamo più precisi: tutti quelli che sapevano dell’esistenza di questo problema, che non era sconosciuto né al Comune, né ai rappresentanti di Rebeldia, né alla Forze dell’Ordine, né alla stampa (anche se i giornali hanno scritto quello che volevano operando un ottimo lavoro di taglia e cuci sulle nostre lettere), se ne sono letteralmente lavati le mani, nonostante il nostro totale dichiarato appoggio a tutte le attività che Rebeldia svolge (esclusi i concerti nell’attuale sede, ovviamente!) e nonostante la nostra disponibilità nel sopportare, perlomeno per un tempo determinato, i concerti, ridimensionandone orari e frequenza.
Onestamente, sentire che qualcuno di Rebeldia si preoccupa di come tutelare gli abitanti di Via Bovio dai rumori che Rebeldia inevitabilmente provocherebbe, ci fa un po’ sorridere e soprattutto ci fa sorgere un dubbio: o chi lo dice vive nel mondo dei sogni o forse ci vuole prendere per i fondelli.
Piccoli Vicini di Rebeldia
Leggo stupito la discussione sulla questione della sede a Rebeldia, che rischia di confondere quel caso con la questione degli spazi da dedicare, in città, alle associazioni e ai giovani. Attualmente le oltre 20 associazioni che coabitano in Rebeldia stanno nella sede del CPT in Via Battisti.
Stanno lì perché dalla precedente sede nella ex Ottina , proprietà dell’Università, erano stati estromessi per permettere i lavori destinati ad aule per l’insegnamento.
Erano finiti lì perché la passata amministrazione comunale aveva ottenuto per loro l’utilizzo dello spazio di Via Battisti. Con un impegno firmato da Rebeldia di lasciare quei locali quando fossero iniziati i lavori destinati ad una nuova sede per i pulman, un passaggio pedonale dal parcheggio ai binari della stazione e la creazione di un parco verde lungo la linea delle Mura. Tutto cose richieste dai cittadini di quella zona e attivate da atti formali pubblici.
Se questo corrisponde al vero , la soluzione non può che essere che Rebeldia lascia la sede di Via Battisti, come da promessa.
Con questa decisione assunta, sarà più facile reperire soluzioni alternative che la nuova amministrazione si dice impegnata a fare.
Rebeldia propone di rimanere là, con qualche modifica al progetto. Non ho letto da nessuna parte quanto costa questa modifica e soprattutto chi paga.
E’ normale che il Comune impegni soldi pubblici( = dei cittadini pisani)per la sede di Rebeldia ( o di qualunque altra associazione)?
Affrontata e risolta, mi auguro nel migliore dei modi, il nodo Rebeldia, si dovrà invece affrontare la questione degli spazi per le attività culturali di una città con queste caratteristiche: 89.000 residenti – 55.000 iscritti all’Università, una presenza numerosissima delle associazioni.
Alcune domande:
1) L’amministrazione comunale deve reperire spazi idonei o anche le sedi, magari gratis, per le associazioni? O solo gli spazi?
2) Degli spazi, se ne deve occupare solo il Comune o per esempio anche e forse soprattutto l’Università a cui sono iscritti 55.000 giovani di cui parte rilevante frequenta e vive in città?
3) Gli spazi messi a disposizione devono essere solo pubblici(= di tutti i cittadini) o anche privati?
4) E’ normale che vi siano associazioni senza sede pubblica, che pagano regolare affitto e chi invece la sede ce l’ha non pagando una lira o pagando con una fortissima riduzione?
5) Le associazioni che fanno attività poco compatibili con la densità residenziale della città, (come concerti) devono stare nel centro, o possono accomodarsi in spazi esterni, meno problematici?
6) Non è pensabile , per le associazioni”alternative”, costruirsi, se non possono affittare o comprare, le sedi come fecero i militanti della sinistra post bellica con le case del popolo e i circoli?. In questo caso gli Enti Pubblici potrebbero affidare proprietà non strategiche e bisognose di ristrutturazioni, se ne hanno disponibilità.
7) E a proposito dei gloriosi circoli, non possono entrare anch’essi nella discussione cittadina sugli spazi?
8) Perché i cosiddetti “alternativi” occupano, di solito con permesso ufficioso” solo spazi pubblici? E la lotta alla proprietà privata?
ehm… scusate, ma in tutta questa discussione non ho ancora capito una cosa: a cosa serve un nuovo parcheggio degli autobus quando quello attualmente in funzione è stato costruito solo pochi anni fa e a detta della stessa CPT (vedi Il Tirreno del 7-1-2007) funziona benissimo? ho paura che la risposta potrebbe essere molto semplice: a far guadagnare gli amici costruttori del PD…
per i Piccoli Vicini di Rebeldia: se il vostro problema fossero i fastidi e il rumore, piuttosto che con Rebeldia ve la prendereste col megaprogetto di Comune e CPT che promette di regalarvi sotto casa un altro cantiere tipo il parcheggio di piazza Vittorio Emanuele che vi farà respirare amianto e cemento per i prossimi anni al ritmo dei martelli pneumatici
invece ve la prendete con Rebeldia perchè la sera vi piacerebbe starvene in casa tranquilli ad annoiarvi in famiglia davanti alla TV o andare a letto all’ora delle galline per lavorare da schiavi il giorno dopo (così poi potete andare in vacanza ai Tropici o comprarvi il macchinone nuovo). E invece lì sotto ci sono quei cattivi che parlano, ridono, bevono, cantano, ballano, amoreggiano, insomma VIVONO…
per non schiantare d’invidia, vi consiglio di passare in farmacia a comprare una scatola di tappi per le orecchie: costano poco e sono efficacissimi (davvero… si dorme da dio!)
salve. come mai sono scomparsi alcuni dei commenti? sarebbe possibile ripristinarli? grazie.
pardon. era un problema di visualizzazione col mio browser.
Al di là delle posizioni politiche che alla fine fanno semplicemente gioco a chi pensa con questo di poter legittimare tutte le azioni ,compreso il glissare sul mancato rispetto degli impegni sottoscritti(sperando che nella meritoria opera di alfabetizzazione dei migranti il rispetto delle regole faccia parte dei programmi) , dal momento che il Deputato Fontanelli ha posto delle domande, sarebbe utile entrare nel merito e avere delle risposte. In particolare:
– Risponde al vero che alcuni dei famosi sette progetti presentati interessano aree di soggetti(come RFI) che non hanno dato alcuna disponibilità?
– Risponde al vero che altri progetti incrementerebbero le spese di “alcuni milioni”? In questo caso possono i brillanti progettisti farci sapere di cosa(quanto) parliamo e di chi se ne dovrebbe fare carico?
Rispetto al progetto di via Battisti, progetto che da parte di taluni si tenta di declassare, parcheggio? stazionamento bus?, voglio però aggiungere una notizia certa; Lo spostamento del servizio urbano da Ospedaletto a via Battisti comporta un risparmio di circa 200.000 km/bus all’anno da poter utilizzare su altre linee e una considerevole diminuzione di passaggi di bus vuoti in particolare in via Cattaneo(circa 100 passaggi in meno al dì) e via Croce e viale Bonaini(circa 50 passaggi per entrambe le vie). Infine una curiosità. Ma che c’azzecca la LIPU con il progetto Rebeldia? Vuoi vedere che perlomeno gli uccelli sono di sinistra?
Fra le tante inesattezze dette da tanti rispondo a Mario, dato che ci chiama in causa:
(1) “Risponde al vero che alcuni dei famosi sette progetti presentati interessano aree di soggetti(come RFI) che non hanno dato alcuna disponibilità? ” – Che non abbiano dato disponibilità lo dice Fontanelli, in ogni caso una grossa fetta del progetto della Sviluppo Pisa (più di un terzo) cade in area non di sua proprietà, ma delle Ferrovie (che stranezza progettare su aree non proprie), della disponibilità in questo caso vorrei saperne di più…
(2) “Risponde al vero che altri progetti incrementerebbero le spese di “alcuni milioni”? In questo caso possono i brillanti progettisti farci sapere di cosa(quanto) parliamo e di chi se ne dovrebbe fare carico?” – Questa è una bella domanda, al momento l’amministrazione ha parlato di milioni, senza mai quantificare con precisione le nostre richieste di informazioni; faccio notare che si parla di urbanistica, e quindi di pianificazione, a queste domande deve rispondere l’amministrazione. Le nostre proposte erano 7, potevano essere 700, quelle 7 non toccavano il progetto iniziale perchè il comune ha fatto troppe forzature, chiaramente erano un po’ incastrate, ma tant’è, l’amministrazine diceva che non c’erano gli spazi ed invece gli abbiamo dimostrato che c’erano. Ora comunque guardiamo oltre quelle 7 proposte, ne abbiamo già altre.
(1) “Ma che c’azzecca la LIPU con il progetto Rebeldia? Vuoi vedere che perlomeno gli uccelli sono di sinistra?” – senza parole
Apprezzo il dovuto dialogo civile e costruttivo finalmente in corso tra Rebeldia, l’Amministrazione e le parti politiche, e concordo che il confronto poteva e doveva avviarsi con competenza e tempismo prima di arrivare all’esplosione del ‘caso’ e alle purtroppo facili strumentalizzazioni che ne sono conseguite e che vanno evitate(vecchi difetti del nostro paese: affrontare i problemi una volta che sono esplosi e strumentalizzare i casi che diventano mezzi per secondi fini;evitiamolo tutti e per primo il PD in virtù del suo originario progetto di rinnovamento della politica e della partecipazione civile alla ‘cosa pubblica’).
Come ho già avuto modo di dire in più incontri a cui ho partecipato sul tema di Rebeldia,con la ferma volontà di contribuire alla migliore soluzione che sta a cuore a me come a moltissimi cittadini che prendano parte o meno alle attività che vi si svolgono, ribadisco, a questo punto con più informazioni,che:
1.il caso Rebeldia segnala alla città, ai cittadini e ai governanti un forte e ineludibile bisogno sociale, civile e culturale e una delle possibili risposte a questo bisogno,che la nostra città non sta ascoltando da lungo tempo: il bisogno di spazi e contesti di aggregazione, non solo giovanile, di spazi e opportunità per l’associazionismo e le attività; ma anche di servizi al cittadino e agli stranieri, di accesso a opportunità formative, sportive, ricreative, culturali a costi più accessibili di quelli di mercato, ormai inosostenibili da sempre più parte della popolazione
2.il caso di Rebeldia non può essere affrontato e tanto meno risolto dall’amministrazione senza affrontare il tema più ampio degli spazi per le attività culturali e l’aggregazione sociale in città:manca una politica degli spazi,adeguata al tessuto cittadino e alla sua composizione e vitalità (giovani, studenti, stranieri, pensionati, bambini…) e non è stata integrata la dovuta risposta a questi bisogni nei grandi piani di sviluppo e riqualificazione urbana della nostra città.oggi è il caso di Rebeldia e del progetto già approvato di riqualificazione di Via Battisti, che risponde a indubbie e necessarie esigenze di trasporto,infrastrutture,transito,ecc. ma lascia inevasi altri bisogni, altrettanto fondamentali per la città.Al tavolo tecnico specifico si affianchi da subito un tavolo aperto e partecipato sul resto degli spazi, pubblici e privati esistenti (fallimento progetto originario e gestione Stazione Leopolda; Giardino Scotto,Argini&Margini,cantiere San Bernardo ecc.) e futuri e necessari (inserirne nei piani di sviluppo urbano in corso e futuri) e si avvii una poltica degli spazi sistemica, su progettualità, modalità e tempi adeguati (bandi pubblici per gli spazi e servizi pubblici, ovvio)
3.entrambi i progetti hanno l’obiettivo di fondo di riqualificazione urbana e di contrasto al degrado di un quartiere difficile e vulnerabile:riusciamo a creare un’alchimia costruttiva tra le due visioni e competenze? come conciliare il progetto ormai approvato con quella parte di attività, dinamiche e servizi che Rebeldia è riuscita ad attivare in questa zona della città? Penso al caso del Porgetto di Porta Palazzo a Torino, uno degli esempi europei più riusciti e studiati di integrazione culturale: ne conosco l’ideatrice (attualmente Assessore a Torino) e in parte il progetto e la realtà. Ci sono modi e sono reperibili i mezzi per avviare interventi importanti di riqualificazione ed integrazione e non in tempi biblici, occorrono competenze, capacità progettuali e molto lavoro (oltre che volontà e sensibilità)
4.la soluzione del problema presuppone, come in molti state dicendo:
a)conoscenza approfondita, tecnica e di merito (sociale, culturale ecc.) sia del porgetto approvato che delle proposte da entrambe le parti (alternative offerte dall’Amministrazione e proposte di Rebeldia); analisi che sono in corso ma non ancora del tutto approfondite ed esaustive;
b)volontà da entrambe le parti di venirsi incontro,sforzandosi l’Amministrazione di comprendere le molte anime del porgetto Rebeldia e di trovare soluzioni lungimiranti; e Rebeldia di rinunciare ad alcune pretese (la non divisibilità delle associazioni;il tutto in 1.500 metri quadri;restare interamente in quella sede,altro ancora)
c)sforzo progettuale di lungo termine,sia da parte dell’Amministrazione (immaginare con urgenza soluzioni sia a Reebeldia che contestualmente al problema spazi in città),sia da parte di Rebeldia:capacità autoimprenditoriale per immaginare un progetto culturale sostenibile
Se a) e b) sono già in corso, c) non lo è ancora:facciamo uno sforzo progettuale competente, reperiamo insieme dei finanziamenti europei e /o per l’imprenditoria, inseriamo la progettualità di spazi per le attività socio-culturali nei progetti di sviluppo della città (area Navicelli; area Santa Chiara; area ex Caserma…). Non parlo a casaccio: da acluni anni studio il fenomeno dei centri culturali ‘di ultima generazione’, fioriti da oltre 20 anni in tutta Europa e non solo,in gran parte da processi dal basso come Rebeldia, spesso da occupazione di spazi poi sviluppatisi in importanti progetti culturali e urbani sostenuti dalle Amministrazioni; oppure per capacità imprenditorialil, per iniziativa privata comunque no profit e con contratti pluriennali di comodato d’uso gratuito con spazi di propietà comunale,a fronte di accollamento lavori ristrutturazione e messa a norma locali…
Per finire: Rebeldia, il cui valore nessuno mette in dubbio, lo stiamo dimostrando, deve però capire alcune cose (tra virgolette vostri slogan):il ‘diritto di cittadinanza per un nuovo spazio pubblico’ è di tutti, non solo delle associazioni di Rebeldia,quindi risolvere Rebeldia come Amministrazione significa dare risposte a tutte le associazioni che ne seganlino il bisogno;’diritti e libertà’ significa anche diritto alla sicurezza,alla legalità e alla salute,che tutti difendiamo,con diritti e doveri pari per tutti: non si possono fare attività in locali non a norma, facendo allo stesso tempo concorrenza sleale verso chi si è dovuto sobbarcare di costi, permessi e restrizioni per offire servizi culturali e aggregativi in città.
In ogni caso: la Città e i suoi rappresentanti hanno il dovere di trovare risposta alle esigenze della città che il caso Rebeldia sta offrendo all’attenzione di tutti.
Si trovi intanto una soluzione rapida,temporanea o meno all’emergenza Rebeldia e progetto Via Battisti (si può posticipare di pochi mesi la liberazione dello spazio da parte di Rebeldia? si può offire immediato e temporaneo asilo in altre sedi adeguate,come già in corso di valutazione?si può lasciare una parte degli spazi con uno sforzo di ‘contrazione’ di Rebeldia?) ma si avvii da subito e contemporaneamente un tavolo di lavoro progettuale, snello e capace di operare in tempi rapidi e con le competenze necessarie per trovare la soluzione più a lungo termine per Rebeldia, insieme e non separatamente dalla discussione e ridisegno della geografia degli spazi sociali e culturali a Pisa. Chiamando in causa tutti i cittadini che lo vogliano, con modalità di democrazia partecipata.
Elena
Avevo fatto due domande che, proprio perchè erano domande e non affermazioni, non potevano di per se essere inesatte, tuttalpiù meritevoli o meno di risposte. I chiarimenti ai quesiti posti, appunto classificati da Francesco come inesattezze, ci dicono che:
1) E’ vero, quindi non inesatto, che alcuni dei sette progetti interessano aree di soggetti(RFI)che non hanno dato disponibilità. Ma, sostiene Francesco, questo lo dice Fontanelli! DOMANDA(scusa Francesco ma sono pieno di dubbi): Da questa affermazione si deve dedurre che gli estensori dei 7 progetti non hanno avuto mai nessun rapporto con altri proprietari interessati? Mai chiesto incontri? Vuol dire che ci sono progetti che interessano altrui proprietà a loro insaputa?
2) L’altra “inesattezza” segnalata sarebbe chiedere l’importo dei costi aggiuntivi derivanti da eventuali modifiche al progetto originario.Quì francamente la logica va a farsi benedire per cui l’onere di sapere quali e quanto sono i costi aggiuntivi, e chi e con quali risorse eventualmente dovrebbe farsene carico non spetterebbe a chi fa proposte onerose di modifiche ma a chi le subisce!!!!Complimenti
Mi dispiace che te la sei presa per la battuta sulla Lipu, comunque insisto: Dal momento che questa associazione può tranquillamente, per le sue riunioni, utilizzare 1,2,10 volte altri spazi cittadini(es. la Leopolda) che c’azzecca con il progetto Rebeldia la Lega Italiana Protezione Uccelli?
Caro Mario, non mi riferivo a te quando parlavo di inesattezze, anzi, credo tu abbia fatto delle domande molto intelligenti (a parte quella sulla Lipu, che se ha deciso di far parte del Progetto Rebeldia ha i suoi legittimi motivi). Alle domande che poni ti rispondo ancora una volta dicendoti che si sta parlando di urbanistica, e quindi di una fase in cui si pianifica su aree non necessariamente di proprietà. Proprio per questo la CPT ha venduto a Sviluppo Pisa, così come ha fatto il comune. Ti faccio notare che la Sviluppo Pisa è una società creata apposta per riqualificare l’area di Via Battisti, però un terzo circa dell’area rimane di proprietà delle Ferrovie, anche se l’opera viene costruita da Sviluppo Pisa. Mi parli di incontri, sai quante volte abbiamo sollecitato l’amministrazione per farli? Ho perso il conto, però d’altra parte noi tecnici non abbiamo alcun titolo per andare a trattare con le Ferrovie. L’incontro lo deve organizzare l’amministrazione, e noi saremmo stati presenti con piacere. In tale sede avremmo avuto la percezione anche dei costi e avremmo potuto valutare se una qualunque delle 7 proposte aveva i requisiti economici per essere ritenuta accettabile o meno. Nessuno nega che ci sarebbero stati degli incrementi di costo, però non abbiamo mai avuto la possibilità di poterli valutare. Dato che poi si parla di riqualificare l’area della stazione e si dice che costa 30 milioni di euro credo che sia molto più ammortizzabile un costo di 30,5 che non andare a spendere mezzo milione per un lavoro nuovo in Via Bovio (dato preso a caso, non lo ritenere attendibile). Bada bene che i “planning disaster” (non lo dico io, lo dice Veltroni) insegnano che non prendere in considerazione alcune problematiche fa aumentare i costi e i tempi in modo massiccio, come si vede in Piazza Vittorio Emanuele.
A Rebeldia il progetto del nuovo terminal e del parco delle mura sta molto a cuore, ed è per questo che abbiamo proposto soluzioni alternative anziché arroccarci su uno sbagliato NO AL PROGETTO, tuttavia abbiamo il dovere di tutelare prima di tutto la città di Pisa, che da quel progetto (così com’è ora) riceverà più danni che benefici.
Rispondo a Mario sulla questione della LIPU, non tanto su cosa c’entra la LiPu a Rebeldia, se vuole l’associazione risponderà da se, ma proprio sul merito della domanda.
io frequento Rebeldia e il suo valore aggiunto è proprio quello di aprire gli spazi che hanno in gestione a tutte le realtà che ci sono a Pisa, LIPU e tutti gli altri soggetti che stanno a Rebeldia sono là perchè là ci sono spazi liberi per le associazioni e le loro attività, senza bisogno di pagare (come alla leopolda) cosa fondamentale per le associazioni di volontariato che in quanto tali non hanno mai soldi!
In più si da la possibilità a realtà diverse del volontariato di incontrarsi fare RETE e lavorare assieme, ognuna con le sue peculiarità, ma assieme su tematiche sociali che riguardano tutta la cittadinanza.
é importantissimo per le associazioni avere spazi aperti dove riunirsi QUANDO VOGLIONO, creare momenti di scambio con la cittadinanza QUANDO VOGLIONO e sentirsi libere di avere non solo spazi per le attività ma anche per incontrarsi e condividere la vita asscociativa tra i volontari.
Questo non succede in nessun altro luogo cittadino!
Questo è quello che fa paura di Rebeldia, è diventato un soggetto politico che deve essere riconosciuto con cui si deve discutere e che non può essere liquidato offrendo (come letto sui giornali di Venerdì scorso) spazi per le sole attività delle varie componenti: le associazioni non si esauriscono nell’apertura al pubblico di due ore la settimana in qualche locale da concordare con enti pubblici o altre associazioni….!la forza di Rebeldìa è che avendo messo assieme 27 associazioni ha dato loro un peso enorme che prima, divise, non avevano, l’UNITA’ del progetto è il valore aggiunto e quel di più che ha permesso di lavorare nel quartiere stazione e in città su temi sociali di rilievo, immigrazione, ambiente, spazi, cinema, teatro, sport apportando una visione unica proprio perchè fatta da 27 modi di vedere diversi, ma uniti!
Non rispondiamo all’intervento di Roberto, perché si commenta già da solo. Ci auguriamo piuttosto gli risponda qualche rappresentante di Rebeldia, quale difensore di tutte le minoranze (e quindi anche della nostra). Lo ringraziamo comunque per il geniale consiglio sui tappi per le orecchie: in due anni non era venuto in mente a nessuno di tutti noi vicini disturbati! Molto azzeccato l’intervento di Elena.
Sono il Delegato della Lipu sez. di Pisa; visto che siamo stati chiamati in causa, anche se non ne capisco il motivo, cerco di dare una risposta alle questioni degli altri “commentatori”.
I motivi per cui la Lipu sez. di Pisa è entrata nel Progetto Rebeldia sono almeno 3.
1. Il nostro obiettivo principale è la salvaguardia e lo sviluppo della biodiversità; dal momento che la nostra delegazione è cittadina, puntiamo alla salvaguardia e sviluppo della biodiversità locale, attraverso azioni di educazione ambientale e civica rivolta ai cittadini, recupero degli spazi verdi della città, collaborazioni con gli enti comunali e provinciali e, soprattutto, con le altre associazioni ambientaliste e non, che fanno di questa città un vivaio culturale e sociale incredibile. Siamo convinti che il primo aiuto all’ambiente venga da una corretta educazione ambientale delle persone, e quindi, necessariamente, da una corretta educazione sociale e civica degli stessi, il che ci porta inevitabilmente alla salvaguardia e allo sviluppo di una “biodiversità” sociale, civica e culturale. Ad oggi, il Progetto Rebeldia è il terreno che consideriamo più fertile per questo tipo di sviluppo.
2. Qualcuno diceva che l’unione fa la forza, e non a torto. Da soli si va poco lontano. Quando sono diventato Delegato di questa associazione sono rimasto stupito come le altre associazioni ambientaliste pisane abbiano da subito cercato la nostra collaborazione, proprio in virtù del fatto che più siamo meglio è. La forza dei molti è sicuramente maggiore dei singoli. Considerando che nel Progetto ci sono 25 associazioni, la forza complessiva è davvero notevole (la manifestazione è stata un chiaro esempio, e non eravamo l’unica associazione ambientalista presente).
3. Per quanto riguarda la sede, posso dire che Rebeldia è stata l’unica a fornirci una sede effettiva; la Stazione Leopolda, per mille motivi su cui non sto a sindacare né tantomeno a biasimare, ci ha negato l’appoggio (e così altre realtà sul territorio). In più, la vicinanza fisica con le altre associazioni ci aiuta nel nostro sviluppo di cui al punto 1.
Per finire, gli uccelli non tendono solo a sinistra, ma anche a destra, in alto, in basso. A parte l’uccello padulo che fa storia a sé…
Caro Paolo,
sono un cittadino di questa città, un padre di due bimbi, nonchè un tuo vecchio elettore.
Mi sta davvero a cuore il futuro di Pisa, perciò apprezzo questo dialogo costruttivo e l’apertura del tuo blog alle opinioni di tutti. Per questo mi è venuta voglia di raccontarti la mia esperienza. Mi sono iscritto al gasp e dato che abito non troppo lontano dalla stazione, ho deciso di iscrivermi proprio al punto di distribuzione che c’è a rebeldia. E’ così che sono entrato in contatto con questa realtà. Non ero mai stato in un centro sociale e non ho mai nutrito particolare curiosità. E’ un anno ormai che vado regolarmente ogni settimana a ritirare frutta e verdura. Da lì è stato facile venire a conoscenza, parlando anche con altre famiglie che sono iscritte al gasp, delle tante attività che ragazzi volontari e anche qualche ‘vecchino’ come me, fanno in questo posto, ma anche in città. Ho assistito a qualche dibattito(Latouche), ho anche portato una volta la bici a sistemare e mio figliolo di 16 anni si è iscritto a un corso di arrampicata, con grande invidia della sorella di sei anni. Rebeldia credo sia una risorsa su cui investire, un modo, come dire, più umano di vivere in città, dove, è vero, ci sono pochi spazi e, credo nessuno come quello in via battisti con così tante associazioni che convivono. Non credo di esagerare dicendo ciò. Anche per questo mi vien da pensare:non è possibile cambiare un progetto quando cambiano certe condizioni?Lo sviluppo di questa città è solo sul piano urbanistico, senza tutelare progetti così interessanti e vitali?E’ possibile trovare una sede stabile e adeguata per rebeldia?
grazie
grazie
Rispondo brevemente ai piccoli vicini di rebeldia, non in veste di rappresentante di Rebeldia, bensì come una delle più di 3000 persone che sono scese in piazza il 7 giugno. Sapete benisimo che Rebeldia non ha mai sottovalutato i disagi che vi crea, ed infatti c’è stata una drastica (sebbene poco utile per entrambe le parti) riduzione delle attività notturne. Tuttavia come ben sapete in una situazione di precarietà non è possibile affrontare una spesa di alcune migliaia di euro, anche se vorremmo che anche con l’unico palazzo di tutto il quartiere con cui abbiamo problemi la convivenza fosse più proficua.
Rebeldia non può risolvere questo problema al momento, ma voi potete essere parte della Rebeldia, e portare soluzioni. In ogni caso nella riqualificazione del quatiere c’è ovviamente anche l’insonorizzazione.
Sottolineo una cosa per i vicini di Rebeldia: Rebeldia intanto ha svolto lunghi, complessi e costosi lavori di insonorizzazione, che’ senno’ davvero vi sentivate le dancehall in casa; e le entrate economiche sono state ridotte drasticamente ridimensionando orari e programmazione; se a Rebeldia non importasse nulla dei vicini (a proposito: a sentire un po’ di rumore non sono i “vicini”, ma ALCUNI ABITANTI DI UNA SCALA di UN PALAZZO, che’ gia’ ad alcuni non da’ fastidio e gia’ l’altra scala non sente, il che non vuol direche il problema va sottovalutato, ma non tiriamo fuoi che “il quartiere” ecc. ecc.) avrebbe speso tempo, soldi ed energie in altro modo, e avrebbe meno problemi a pagare le bollette. Poi Non mi pare che su questo fronte sia venuto un aiuto costruttivo da parte di nessuno; addirittura le prime manifestazioni di insofferenza da parte del “vicinato”, o meglio di _alcuni_ abitanti della scala A o B – non so bene quale – del palazzo a fianco, sono consistite non nell’andare a Rebeldia a porre il problema, ma nello scrivere ai giornali. Che modo di risolvere i problemi e’ questo? Se si ha un problema con una persona, prima sara’ il caso di dirglielo; poi eventualmente gli spari anche, ma prima parlaci! ma a che livello di aberranza nei rapporti umani siamo giunti…. la riqualificazione del quartiere sara’ il caso di farla partire dai rapporti fra le persone piu’ che dai parcheggi… Inoltre forse non tutti sanno che per insonorizzare la vetrata, lavoro sempre complesso lungo e costoso, al comune era stato chiesto IN PRESTITO (quindi a costo zero, i materiali se li pagava rebeldia) un carrello elevatore in un periodo in cui NON LO USAVANO causa vacanze. ebbene il Comune si e’ RIFIUTATO di prestarlo, sebbene fossero stati autorevoli rappresentanti dell’Istituzione ad averlo tirato in ballo, perche’ “tanto stanno qui ancora per poco”, e questo era almeno un anno fa. Questo per dire quanto il Comune vuole davvero risolvere i problemi dei cittadini e/o di Rebeldia: al Comune fa molto piu’ comodo se la musica arriva all’esterno e qualcuno si lamenta, cosi’ hanno una scusa per cacciare Rebeldia. Fra i due litiganti il terzo gode nel fregare e strumentalizzare entrambi! Meditate, gente, meditate… che’ queste cose non le leggerete mai sui giornali…. e ogni cinque anni vi chiedono di votarli ancora…
Gli interventi di questa settimana hanno arricchito il dibattito con un’ampia
articolazione di posizioni e di domande. In alcuni casi si tratta di contributi
che spingono verso l’esigenza di ulteriori approfondimenti, come nel caso delle
cose dette da Elena. Mi auguro che la discussione prosegua con lo spirito
positivo che la sta caratterizzando e con il proposito di contribuire a trovare
una soluzione. E’ importante che sia arrivata anche la voce dei “vicini” di
Rebeldia ed è abbastanza sconcertante l’intervento di Roberto. A ciascuno, se
vuole, le proprie valutazioni. Però a Francesco, che spesso rinvia o elude le
domande e talvolta confonde il ruolo di tecnico, da lui enunciato, con quello
di portavoce di Rebeldia, voglio chiedere: perché la città riceverà più danni
che benefici, come dici, dall’attuale progetto del terminal? E’ forse sbagliato
integrare il trasporto urbano con quello ferroviario? E’ un errore aver
concordato con le ferrovie, al momento della predisposizione urbanistica del
progetto – precedente alla presenza di Rebeldia-, l’utilizzazione a esclusivi
fini di parcheggio di una porzione dell’area di proprietà delle FFSS? E’
sbagliato liberare l’area di rispetto delle mura medievali dalla presenza dei
bus? Faccio presente, peraltro, che su questo punto vi è una precisa prescrizione della
Sovrintendenza. Vorrei capire se la realizzazione di un intervento centrale e
strategico per la riorganizzazione della mobilità cittadina è buona o no a
seconda delle risposte che si trovano su un altro fronte. Perché se ragioniamo
così e introduciamo questo metodo l’idea non è più quella del governo della
città ma quella del governo delle corporazioni.
Con gli ultimi interventi il quadro dei principali punti di vista sul tema Rebeldia si è notevolmente arricchito. Personalmente mi auguro di tutto cuore che durante la prossima riunione del tavolo tecnico siano poste le basi per una soluzione condivida.
Per quanto riguarda la Leopolda, abbiamo già detto a tutti, compresi i rappresentanti di Rebeldia, del Comune di Pisa e della Sinistra Arcobaleno, che le porte sono completamente aperte. Se le associazioni che partecipano al progetto Rebeldia vogliono utilizzare la Leopolda per le proprie attività (assemblee, convegni, concerti, spettacoli, cineforum, cene o altro) saranno le benvenute. Essendo in larga parte iniziative con caratteristiche simili a quelle già svolte dalle 62 associazioni che si raccolgono attualmente all’interno della Leopolda (alcune combaciano), non si vedono ostacoli di alcun genere in tal senso. Esiste un solo principio da rispettare: i locali non possono essere concessi in via permanente a singole associazioni. Si tratta di una scelta fondamentale, assunta di comune accordo da tutte le associazioni per garantire il carattere pubblico della struttura.
Da un punto di vista economico vorrei chiarire che le associazioni non pagano per utilizzare i locali (quando mai è successo?). Pagano coloro che organizzano attività commerciali, come fiere, corsi a pagamento, eventi sponsorizzati. Dovendo sostenere tutti i costi di gestione senza contributi pubblici, l’autofinanziamento riveste un’importanza centrale, in assenza del quale non sarebbe possibile rispettare gli equilibri di bilancio e il piano occupazionale previsto dai finanziamenti europei utilizzati per realizzare le opere di recupero. In ogni caso le modalità di utilizzo sono decise dalle associazioni e possono essere modificate (tariffe e bilanci sono disponibili sul sito web).
Più in generale, una volta usciti dalla contingenza delle questioni legate al futuro di Via Battisti, credo che le nostre riflessioni potrebbero risultare molto più costruttive se si puntassero i riflettori sulla gestione delle risorse per la cultura e le attività giovanili. Quali soggetti hanno beneficiato nel corso del tempo dei finanziamenti pubblici stanziati dagli enti locali? Come sono stati utilizzati i 13 milioni di Euro (!) erogati nel 2008 dalla Regione Toscana per le attività dedicate ai più giovani? Sono tutte iniziative effettivamente utili? Quali sono i progetti rimasti nel cassetto? Probabilmente la risposta a queste domande sposterebbe l’asse della discussione in modo sensibile: se il soggetto A riceve un finanziamento e il soggetto B no, possiamo pretendere dal soggetto B le risposte che dovrebbe dare il soggetto A?
Essendo sul blog di un’importante esponente del PD locale e nazionale, vorrei concludere questo intervento con una nota squisitamente politica. Aprire un fronte polemico contro la Leopolda sarebbe una scelta politicamente sbagliata e scarsamente giustificabile di fronte alla realtà dei fatti. Poi è chiaro, siamo tutti convinti che sussistano margini di miglioramento e in questa direzione è stata avviata una riflessione congiunta tra le associazioni e la nuova amministrazione comunale. In Questa prospettiva, come normalmente accade quando l’obiettivo è costruire qualcosa di utile, sarà importante portare idee e progetti, lasciando da parte pregiudizi e discussioni interessate.
Martino Alderigi
La discussione si è fatta molto complessa, vi si intrecciano temi diversi e per me – confesso – è difficile seguirli tutti. Vorrei intervenire ancora, anche se so di averlo fatto fin troppo, per rispondere a due sollecitazioni, una di Paolo Fontanelli, l’altra di Martino. A Paolo, che ringrazio per aver ospitato questo dibattito cosi utile sul suo blog, ricordo che ne’ Rebeldia ne’ Francesco sono contrari al progetto del terminal. Cito Francesco: “A Rebeldia il progetto del nuovo terminal e del parco delle mura sta molto a cuore”. Subito dopo, è vero, ha aggiunto che la città riceverà più danni che benefici: ma ha chiarito che questo avverrà con il progetto così come è ora, cioè in assenza di una riqualificazione anche sociale, oltre che urbanistica. Si può, ovviamente, non essere d’accordo su questo (ci mancherebbe), ma non si può dire che Rebeldia è contraria tout court al terminal degli autobus. Martino propone la Leopolda come possibile spazio anche per le associazioni che attualmente fanno parte di Rebeldia: di questa disponibilità lo ringrazio, ma vorrei chiarire che la nostra filosofia è un po’ diversa da quella della Leopolda. Dico “diversa” senza dare nessun giudizio: tanto Rebeldia quanto la Leopolda sono importanti “case delle associazioni”. Non si tratta di “dare i voti” all’una o all’altra esperienza, ma di chiarire che si tratta di percorsi differenti. Capisco benissimo quando Martino dice “i locali non possono essere concessi in via permanente a singole associazioni”: è l’impostazione della Leopolda, che ha un suo senso e una sua ragion d’essere. Da noi, però, le cose funzionano diversamente: dentro Rebeldia ogni associazione ha il suo spazio, che viene gestito promuovendo attività continuative e rivolte al pubblico. In Via Battisti c’è lo sportello informativo per i migranti, la scuola di italiano, la palestra di arrampicata, la distribuzione dei prodotti del commercio equo e quant’altro: ognuna di queste attività viene svolta grazie allo spazio che ciascuna associazione ha ottenuto in via permanente. E proprio questa “convivenza” – continuativa e autoorganizzata – produce risultati sul piano sociale: perchè – solo per fare un esempio – lo straniero che viene da noi usufruisce di un servizio specifico (lo sportello, o la scuola di lingua), ma può anche decidere di acquistare i prodotti del commercio equo. La famiglia che ritira quei prodotti ogni Martedi incontra i volontari delle associazioni pro-immigrati, e discute con loro. Lo studente che va ad arrampicare si ferma, la sera, alla festa delle comunità straniera (eritrea, rumena, senegalese e quant’altro). Questo incontro, questa convivenza, questa sinergia tra le diverse esperienze non ci sarebbero, se ciascuna “affittasse” una tantum, anche a titolo gratuito, uno spazio per una singola iniziativa. E’ proprio l’incontro, quotidiano e continuativo, tra le varie associazioni, i loro volontari e i loro “utenti”, che produce integrazione sociale, circolazione di idee, confronto tra diversità. Per noi, il problema non è nè quello dello spazio per la singola iniziativa, nè quello della “sede” di ciascuna associazione: il valore della nostra esperienza sta proprio in questo incontro quotidiano tra diversi. E pensiamo che questo abbia un valore sociale, pubblico, di rilievo cittadino. Sappiamo tutti quanto è difficile, oggi, la convivenza – per esempio – tra cittadini italiani e cittadini stranieri: quanto grandi siano le diffidenze reciproche, i timori degli uni e degli altri. Rebeldia è un luogo dove queste persone si incontrano, si ritrovano, organizzano spazi comuni, discutono, qualche volta litigano (è successo, certo), ma provano comunque a capirsi. E’ utile questo alla città? Noi pensiamo di si: può essere un antidoto prezioso al dilagare di pulsioni razziste e xenofobe. Nessuno di noi difende il proprio orticello, il proprio interesse privato: anche perchè tutte le associazioni organizzano i propri servizi con grande professionalità, ma anche in modo volontario e gratuito. Non chiediamo soldi, non chiediamo stipendi nè finanziamenti: chiediamo di poter svolgere la nostra attività tutti insieme, per poter valorizzare al massimo il contributo che ciascuno di noi può dare – assieme a tanti altri – alla città, in modo gratuito e volontario. Sappiamo bene che un ente pubblico non può e non deve “assegnare” direttamente una sede. Ma può, per esempio, decidere che in luogo delicato e strategico come il quartiere Stazione deve esistere uno spazio dove associazioni diverse prendono la loro sede, si autoorganizzano, a patto di offrire servizi pubblici e gratuiti alla città: per far crescere la coscienza civile, per garantire la tutela dei diritti, per favorire l’incontro e l’aggregazione. Quale cartello di associazioni possa garantire la gestione di un luogo simile, ovviamente, deve deciderlo un bando pubblico e trasparente: siamo abbastanza presuntuosi da pensare che il nostro progetto sia sostenibile, utile, importante, in grado quindi di vincere ogni possibile “concorrente”. Un caro saluto a tutti, sergio bontempelli
Anch’io come Sergio penso di aver già fatto fin troppi interventi (anche se Francesco è un nome molto diffuso, quindi come penso abbiano capito tutti siamo più di uno). Tuttavia ritengo opportuno rispondere alle sollecitazioni di Paolo Fontanelli, dato che mi fa piacere che ponga delle domande precise e competenti. Prima di tutto vorrei porre l’attenzione su una cosa: è vero che spesso il mio ruolo di tecnico può essere confuso con quello di portavoce di Rebeldia, non ci vedo niente di strano, anche se è terribilmente falso. Penso che sia utile mettere in luce questa cosa perchè secondo me è proprio in questo che sta il principale fraintendimento, la più grossa incomprensione, la più superficiale sottovalutazione del Progetto Rebeldia. E’ difficile, ma provo a spiegarmi: che io sia un ingnegere è un dato di fatto, al contrario, che io sia un portavoce di Rebeldia è una forzatura (o per meglio dire è riduttivo e fuorviante), infatti ogni volta che il Progetto Rebeldia fa un incontro più o meno ufficiale la delegazione è composta mediamente da 20-25 persone. Come Paolo sa bene la sala rossa del comune non riesce mai a contenerci tutti. Potete non crederci, ma a Rebeldia non ci sono responsabili specifici, tutti sono responsabili dello spazio, uno spazio pubblico aperto a tutti. Alcune di queste persone poi sanno tradurre le idee in concretezza, ma è complesso distinguere i ruoli (meno male, sennò non ci sarebbe stato niente di innovativo). Come tante altre persone credo nel Progetto Rebeldia, prima di tutto come pratica quotidiana, ma anche perchè la desertificazione sociale ha ormai straripato, e quindi è sempre più indispensabile l’esistenza di luoghi come questi. Ho 31 anni, sono laureato dal 2003, non ho più voglia di organizzare feste (a questo ci pensano altri, più motivati e giovani), quindi è naturale che il mio contributo all’esistenza di uno spazio vitale per Pisa si sposti sul piano professionale. Non sono certo l’unico, ci sono medici, avvocati, ricercatori, tecnici informatici, muratori, agricoltori, meccanici, creativi, scansafatiche, artisti… E’ per questo che invito il palazzo a cui dà fastidio il rumore a non aspettare soluzioni dall’alto, tanto non arriveranno. In Via Battisti nel febbraio 2006 c’erano solo i muri, è merito nostro se ora c’è l’acqua, la luce, il telefono, la linea internet, il palco, la palestra e soprattutto la vita. Ora andrebbe fatto uno sforzo in più per permettergli anche di dormire (diritto sacrosanto), però faccio notare che la riduzione di attività notturne ha creato tanti disagi in più a molte più persone, quelle che il sindaco Filippeschi vorrebbe chiuse in casa perchè magari poi si riversano sui lungarni fino a notte fonda (vorrei anche vedere, con questo caldo…).
Ok, probabilmente sono andato fuori tema, quindi provo a rispondere in modo più mirato alle domande: (1) sono convinto che integrare il trasporto urbano con quello ferroviario sia un’ottima idea, del resto l’attuale terminal è già in posizione strategica, per l’utente quindi non cambierebbe nulla. E’ vero che si risparmierebbero tanti viaggi trasferendo il deposito, ma questo si può fare anche mantenendo Rebeldia in zona stazione, quindi non vedo problemi particolari. (2) Non credo sia indispensabile “liberare” l’area delle mura, perchè nella parola “liberare” c’è tutto e non c’è nulla; se si intende che non ci deve essere alcuna attività non sono d’accordo, se invece si intende che devono essere pubbliche e riqualificate ovviamente sono d’accordo, d’altra parte Rebeldia dal 2003 ha ripulito più volte l’area a ridosso dell’Arpat, la Cittadella, il Bastione San Gallo, Via Nino Bixio. La prescrizione della Sovrintendenza è ovvia, ma non mi pare che le bancarelle in Piazza dei Miracoli siano ancora state sgomberate. (3) non credo sia un errore aver fatto accordi con le ferrovie per l’utilizzazione di un’area a fini di parcheggio, ma se qui non si inizia a ragionare in termini diversi si va poco lontano; questo è però un discorso lungo e difficile, prima bisognerebbe aver chiaro cosa è Rebeldia. Il fatto che un parcheggio renda e Rebeldia no è solo una visione estremamente miope e materialista (oltre che embrionale di future colpe ben più grosse). (4) il fatto che Pisa riceverà più danni che benefici è ovviamente una mia opinione, un’opinione fondata su disegni, piani finanziari e incontri più o meno ufficiali. Un’opinione basata sull’ottusità di un’amministrazione che prima di fare un passo indietro ha preferito farne 10 avanti per poi provare ad arrampicarsi sugli specchi. Se ci davate ascolto nel momento giusto ora la soluzione sarebbe stata molto più facile.
Vorrei concludere con una domanda al deputato Fontanelli: vorrei capire meglio questo passaggio per me oscuro “Perché se ragioniamo così e introduciamo questo metodo l’idea non è più quella del governo della città ma quella del governo delle corporazioni” Un caro saluto
Dopo aver glissato sull’intervento di Roberto del 18/6, ci sentiamo costretti a rispondere all’intervento di Francesco del 21/6, ripromettendoci che, se la discussione nei nostri confronti deve proseguire su questi livelli, questo sarà il nostro ultimo intervento (forse col piacere di qualcuno, ma non col nostro).
Siamo perfettamente a conoscenza di tutte le problematiche che Rebeldia ha avuto col Comune riguardo anche all’insonorizzazione (grazie per i dettagli sul carrello, che conoscevamo già…ma nessuno si è posto il problema della sicurezza sul lavoro???), dato che abbiamo parlato diverse volte con i loro rappresentanti prima di presentare i nostri disagi alla stampa.
A sentire “un po’ di rumore” (se con questo si intende doppi vetri che vibrano dalle 11 di sera alle 5 della mattina successiva) poco importa che siano una, due o cento scale di uno, due o cento palazzi, tantomeno se trattasi di scala A o B, (nessuno ha mai parlato di “quartiere” e comunque se vuoi informarti su quanti inquilini avevano firmato la protesta, chiedi in Comune, lì te lo sanno dire; non sono solo persone anziane o residenti, ma ci sono anche tanti studenti!): i sacrosanti diritti di una persona sono uguali a quelli di mille (come ci insegna Rebeldia prima di tutto).
Purtroppo, come è stato detto più volte, i lavori di insonorizzazione realizzati non sono serviti assolutamente a niente, tanto che noi avevamo consigliato (davanti agli esponenti del Comune, oltre che di Rebeldia) di spendere i soldi in altro modo, vista anche la struttura dei capannoni, sorti come locali destinati al deposito di materiali e non come area concerti (anche se noi non siamo tecnici, quindi non si sa mai…): infatti dopo tali lavori, ai fini del rumore per noi non è cambiato niente: i vetri delle nostre finestre (doppi vetri, per l’esattezza) hanno continuato a vibrare per due interi anni tutti i fine settimana e questo è profondamente ingiusto.
Tra l’altro sei stato informato male su alcuni fronti, perché la stampa è stata l’ultima spiaggia a cui ci siamo rivolti per disperazione, dopo aver avuto diversi incontri con Rebeldia e dopo essere venuti a visitare tutti i loro locali per più di una volta (forse non è proprio il caso di parlare di aberranza); nonostante ciò la stampa ha pubblicato quello che voleva… e francamente ci auguriamo che con gli articoli di Rebeldia, sempre comunque molto ben fatti, non siano mai avvenute operazioni di taglia e cuci.
Vorremmo ringraziarti per l’enorme potere che ci attribuisci, dicendo che il Comune può sfruttare le nostre lamentele per buttare fuori il Centro, ma sulle difficoltà per la permanenza di Rebeldia negli attuali locali basta che leggi giudiziosamente cosa dice Paolo Fontanelli (e non solo lui). Tra l’altro siamo ancora in attesa dall’inizio dell’anno di alcune delucidazioni che il Presidente della Circoscrizione n. 4 Lucia Mango doveva darci sulla questione Rebeldia, dopo uno dei tanti incontri che Lei doveva sostenere con Rebeldia e con il Comune.
Come già specificato nel nostro primo intervento, non ce l’abbiamo solo con Rebeldia, ma con tutti quelli che o se ne sono fregati, o hanno fatto orecchie da mercante, o hanno volontariamente travisato le nostre parole. Noi per due anni abbiamo chiesto solo di poter DORMIRE la notte e saremmo venuti incontro anche ad alcune esigenze del Centro…non ci sembrava di fare una richiesta così assurda, davamo scontato che un normale bisogno fisiologico andasse soddisfatto, ma evidentemente il mondo cambia e non avevamo ancora capito che dalla parte del torto stavolta ci siamo noi.
PS per Francesco: rileggiti con calma il tuo intervento e medita su certe parole che hai usato, perché non rendi merito alle stragrande maggioranza delle associazioni presenti in Rebeldia. Le pistole falle usare ai cau-boi!
Ribatto al messaggio del signor Martino Alderigi,a mio avviso le sue dichiarazioni espresse in queste blog sono indecenti,dopo aver letto il suo intervento con interesse mi sono recato sul sito ufficiale della stazione leopolda e con molto rammarico ho notato che il signor Alderigi ha mentito abbassando notevolmente il livello della discussione.
Non ci si muove in questa direzione,io sono di Cascina e i miei due figli vanno spesso al Rebeldia durante il week end,è un luogo di socialità da mantenere,preservare ed estendere.
ecco il tariffario della leopolda (scusate per la formattazione)
TARIFFE DI UTILIZZO
Leopolda Storica (Iva 20% esclusa) Sala Convegni (Iva 20% esclusa)
Utilizzo giornaliero Utilizzo giornaliero
Fascia A Fascia B Fascia C Fascia Protetta Associazioni aderenti Fascia Commerciale Fascia Protetta Associazioni aderenti
Tutto il giorno Metà giornata o dopocena Tutto il giorno Metà giornata o dopocena Tutto il giorno Metà giornata o dopocena Tutto il giorno Metà giornata o dopocena Tutto il giorno Metà giornata o dopocena Tutto il giorno Metà giornata o dopocena Tutto il giorno Metà giornata o dopocena Tutto il giorno Metà giornata o dopocena
3.000,00 2.000,00 2.000,00 1.500,00 1.200,00 800,00 300,00 200,00 250,00 180,00 300,00 200,00 70,00 50,00 50,00 25,00
Utilizzo da 2 a 5 giorni Utilizzo da 2 a 5 giorni
Fascia A Fascia B Fascia C Fascia Protetta Associazioni aderenti Fascia Commerciale Fascia Protetta Associazioni aderenti
Tutto il giorno Metà giornata o dopocena Tutto il giorno Metà giornata o dopocena Tutto il giorno Metà giornata o dopocena Tutto il giorno Metà giornata o dopocena Tutto il giorno Metà giornata o dopocena Tutto il giorno Metà giornata o dopocena Tutto il giorno Metà giornata o dopocena Tutto il giorno Metà giornata o dopocena
2.100,00 1.400,00 1.400,00 1.050,00 840,00 560,00 270,00 180,00 225,00 160,00 210,00 140,00 60,00 45,00 45,00 22,50
Utilizzo da 6 giorni in poi Utilizzo da 6 giorni in poi
Fascia A Fascia B Fascia C Fascia Protetta Associazioni aderenti Fascia Commerciale Fascia Protetta Associazioni aderenti
Tutto il giorno Metà giornata o dopocena Tutto il giorno Metà giornata o dopocena Tutto il giorno Metà giornata o dopocena Tutto il giorno Metà giornata o dopocena Tutto il giorno Metà giornata o dopocena Tutto il giorno Metà giornata o dopocena Tutto il giorno Metà giornata o dopocena Tutto il giorno Metà giornata o dopocena
1.800,00 1.200,00 1.200,00 900,00 720,00 480,00 240,00 160,00 200,00 140,00 180,00 120,00 50,00 40,00 40,00 20,00
migliori saluti
Riccardo Olivieri
Che triste vedere esponenti così importanti di questa città fare affermazioni false.
Anche io ho consultato il sito della Leopolda ed effettivamente non si parla di ‘gratuità’ e ‘libera’ usufruibilità degli spazi, ma c’è un vero e proprio tariffario dettagliato. Ma questo è un altro discorso. Secondo me si dovrebbe affrontare il problema mettendo sulla bilancia i fattori positivi dell’esperienza del progetto Rebeldia nella nostra città, riconoscendone il valore.
Mi chiedo: come è possibile salvaguardare questo spazio e le sue attività? La città ha bisogno Rebeldia?
Mi scusi, ma sul file a cui fa riferimento c’è scritto anche questo: Le associazioni aderenti alla “Casa della Città Leopolda” possono utilizzare gratuitamente la Sala Convegni o la Sala Prove per un massimo di 40 ore annuali a testa per attività che non abbiamo, anche solo parzialmente, carattere commerciale. Una volta superato il monte ore a disposizione è prevista la tariffa contrassegnata dalla dicitura “Associazioni aderenti” ulteriormente ridotta rispetto alla cosiddetta “Fascia Protetta”.
Salvo casi sporadici, nei fatti detto limite non è mai stato superato. Se vuole, può verificare il rispetto di quanto scritto con tutte le associazioni che aderiscono alla Leopolda. La prego inoltre di considerare che il regolamento di utilizzo è stato concordato dalle stesse associazioni per consentire a tutti le medesime opportunità e che da queste può essere cambiato. Se come auspicato le associazioni di Rebeldia volessero partecipare al progetto Leopolda potranno esprimere il proprio punto di vista e suggerire eventuali modifiche al regolamento di utilizzo. Le garantisco comunque che i costi di gestione non sono certamente sostenuti con le risorse delle associazioni (ad esempio la quota di adesione ammonta a 50,00 Euro l’anno), ma con eventi, progetti e risorse provenienti dall’utilizzo dei locali per attività commerciali, come fiere, corsi a pagamento o eventi sponsorizzati (anche il bilancio è pubblicato sul sito web).
vorrei fare un piccolo arricchimento sul tema del rumore notturno:
i vicini di rebeldia non sono gli unici a subire questi disagi, negli ultimi mesi ci sono stati decine di articoli sul giornale che riguardano lamentele di abitanti del centro che lamentano la presenza di punkabbestia, suonatori di bonghi, chitarristi improvvisati, urlatori molesti, ecc ecc che fino alle 5 di mattino tengono svegli gli abitanti del quartiere san martino e del quartiere vettovaglie-piazza cavalieri. Io capisco tutti e non sottovaluto lo stress e la fatica di chi la mattina va a lavorare e non riesce a dormire, ma una città come pisa dove l’Università e l’indotto che produce da lavoro a metà dei pisani dovrebbe anche attrezzarsi per trovare luoghi idonei di aggregazione e “spostare” l’inevitabile rumore notturno in zone meno problematiche. Con la città intendo le istituzioni e non i singoli cittadini. A questo riguardo potrebbe essere riaperto il bastione san gallo del giardino scotto che era il luogo principale di aggregazione dei giovani fino a circa 8 anni fa’ per il periodo estivo.
Perchè il bastione non viene rimesso in sesto e riportato alla sua vecchia funzione? senza prenderci in giro io credo che sia perchè così com’è ora (col traffico bloccato sulle spallette e la gente in centro) il fatturato dei negozi del centro aumenta, si creano posti di lavoro come camerieri (precari o al nero non so) e si sposta il voto dei commercianti verso gli amministratori che garantiscono il giro d’affari. Niente di male si intende, siamo in democrazia e gli scambi di voto esistono, mi pare un po’ assurdo che però si pretenda che alle 24 quando il negozio chiude tutti vadano a letto di filata. Io non sono un pisano di orgigine ma di adozione, Pisa è una bella città ed è ben amministrata ma questa cosa proprio non la condivido: i pisani vogliono che gli studenti paghino l’affitto ma che non facciano rumore, vorrebbero poco traffico in centro ma parcheggiare sotto casa, come si dice dalle mie parti “la moglie ubriaca e la botte piena”. Tutto non si può avere e chiudere uno spazio di aggregazione da una parte ne apre automaticamente un altro altrove, non è rebeldia che costringe la gente a stare a chiacchera nel piazzale fino alle 4, (mi sono fatto tutte le chiusure e la musica non viene staccata sempre tra le 2 e le 2:40 di notte quindi non esageriamo con gli orari) altrimenti io dovrei dire che sono i bar del bazeel o del settimelli a causare gli schiamazzi in centro, ad impedirmi di andare a casa senza fare il giro deell’oca visto che il lungarno è chiuso, ecc ecc
Sul traffico vorrei aggiungere che ai chilometri risparmiati bisogna aggiungere quelli guadagnati causati dal congestionamento del traffico nel quartiere della stazione se si aprisse un altro cantiere per 6 o 7 anni (vista la durata di quello in piazza vittorio emanuele), la vera soluzione è rendere pisa una città aperta al solo traffico pedonale e ai velocipedi, cosa che molte città hanno cominciato a fare, ma ripeto tutto non si può avere.
Avrei preferito aspettare che Paolo Fontanelli mi rispondesse prima di fare un altro intervento, tuttavia non posso trattenermi di fronte a quello che è successo oggi sul Tirreno: VERGOGNA!!!! La peggior stampa fascista avrebbe avuto un tono più mite. Oggi è stata scritta una pagina pessima per la storia di Pisa, il tono da propaganda e degno di Mediaset con cui si parla del progetto di Via Battisti non è accettabile in una città che si definisce di centrosinistra. Il partito democratico a Pisa ha perso di vista la bussola, aiutiamolo perché sta diventando molto pericoloso per la democrazia…mi ripeto: VERGOGNA!!!! Sono indignato e mi auguro che tutte le persone che credono in un’idea di partecipazione e di dialogo civile abbiano percepito lo squallore di quello che è successo oggi. Questo blog è una farsa, un luogo fasullo dove far 2 chiacchiere, come al solito le decisioni arrivano dall’alto. Nessuna sorpresa, tutte conferme. Della risposta di Paolo Fontanelli non ne ho più bisogno. Tanti saluti.