Ieri per me è stata una giornata impegnativa e interessante. In primo luogo perchè ho iniziato il lavoro come responsabile nazionale degli Enti Locali del PD su incarico di Veltroni. Si tratta di un impegno serio e assorbente poiché sono incombenti molte scadenze elettorali amministrative; però è una bella sfida. Inoltre ho partecipato al coordinamento politico del PD che ha discusso dei risultati elettorali. Finalmente si avvia un dibattito che finora stentava. Invito a leggere la relazione di Veltroni e a commentare.
La mia opinione è che, a partire da questo livello di ragionamento, occorra sviluppare un'ulteriore riflessione, andare più in profondità per capire il retroterra culturale e di modello di vita che sta alla base del voto maggioritario al centro-destra. Ciò, ovviamente, non per inseguire le tendenze qualunque esse siano, ma per tentare di individuare le risposte più efficaci, in grado di rappresentare un'alternativa possibile e credibile.
Per fare un esempio penso che alla paura e all'insicurezza cavalcata dalla destra, in cui pesa non poco l'incertezza per il futuro economico e sociale, non si risponde in modo efficace puntando solo sulle rigorose misure di controllo per un verso e sull'integrazione per un altro, come giustamente ci proponiamo di fare.
Credo che sia necessario evidenziare di più il vero punto critico per il futuro del Paese che è rappresentato dal rischio declino: questione demografica; perdita di competitività del sistema, in primo luogo nel campo della formazione e della ricerca; perdita di fiducia. Nella “Repubblica del risentimento”, come è stato scritto, non c'è spazio per una visione di futuro capace di individuare gli interessi generali e di mobilitare le migliori energie del Paese. Per far questo certamente non basta la lotta al disavanzo e il risanamento dei conti pubblici … purtroppo.
Questo discorso sulle sfide per il futuro in campagna elettorale lo abbiamo fatto tardivamente e il tempo era poco per renderlo centrale, ma sarebbe un errore lasciarlo in secondo piano oggi, quando si tratta di dare respiro temporale alla nostra proposta.
1 Commento
Leggero’ sicuramente la relazione di Veltroni ma, anche in vista del tuo nuovo impegno (a proposito: complimenti!), una cosa a caldo credo di poterla aggiungere alla tua riflessione.
Ahime’ il sistema perde di competitività anche perche’ risente della nostra incapacita’ -in tutti i campi- di premiare la qualita’ a discapito dell’appartenenza.
Se l’appartenenza e’ premiata oltre ogni merito, possiamo provare a rimettere in moto il paese come vogliamo, ma da un lato non saremo percepiti come credibili, dall’altro -nel migliore dei casi- saremo destinati a promuovere piccoli sussulti, piuttosto che ingranare la marcia dello sviluppo.
Abbiamo, si, bisogno di formazione e ricerca, ma il vero successo di questi investimenti lo possiamo avere solo se creiamo una cultura che premia l’eccellenza e la qualita’ in un contesto che misura i risultati in maniera oggettiva.
La possiamo chiamare produttività, competizione o con termini inglesi piu’ suggestivi, ma l’importante e’ far si che chi fa bene sia premiato, e chi non fa, o fa male, non passi avanti perche’ “appartiene”.
Se la sicurezza e’ un tema su cui dobbiamo riprendere coscienza e metabolizzare un nuovo profilo culturale, beh, la misurabilita’ degli obiettivi e la verifica del loro raggiungimento come sistema di valutazione possono essere temi su cui incontrare, anche nel governo locale, la sensibilita’ e il consenso dei cittadini.
Investiamo con coraggio su questa cultura, e pratichiamo scelte coerenti ad ogni livello, sono certo che rendera’ il nostro operato più credibile agli occhi della societa’.