Come ho scritto in un precedente post scriverò qui, “a puntate”, delle note che raccontano vicende politiche pisane da me vissute in quanto segretario della Federazione del Pci, con il proposito di tenere viva una memoria che tende a svanire, ma anche di sollecitare curiosità in chi è arrivato molto dopo.
Ovviamente sono ricostruzioni parziali, sottoposte a confronto con altri punti di vista. Il 1989 viene definito come l’anno che ha cambiato la storia. Comprensibilmente non per le cose pisane, ma soprattutto per la caduta del muro di Berlino e per l’inizio del processo di sfaldamento del blocco di Varsavia e dei regimi socialisti dell’Est europeo. Cambiava il mondo. In Oriente la Cina reprimeva nel sangue il movimento dei giovani di Piazza Tienamenm e subito dopo apriva la strada al mercato e al capitalismo di Stato. In Italia si passava dal Governo De Mita al Governo Andreotti VI. Achille Occhetto dopo la caduta del muro annunciava il12 novembre alla Bolognina l’idea del cambiamento del nome per il partito comunista italiano. Cosa che avviò la svolta della trasformazione del PCI in PDS attraverso due congressi che si conclusero nel 1991, non senza lacerazioni.
Per quanto riguarda la città di Pisa i fatti più importanti furono la realizzazione del grande murale Tuttomondo da parte Keith Haring, l’ultima prima della morte dell’artista, e la visita pastorale di Papa Giovanni Paolo II. Sul piano delle cose negative la retrocessione in serie B del Pisa e il nuovo e grave allarme per la tenuta della Torre, dopo il crollo della torre civica di Pavia, che portò alla chiusura del monumento pisano in pochi mesi. Ma veniamo alla politica pisana. L’Amministrazione Comunale era guidata da una maggioranza PCI-PSI con Sindaco il socialista Giacomino Granchi, in un contesto territoriale incentrato sull’alleanza tra i due maggiori partiti della sinistra. Ma tra i due schieramenti esistevano molti fattori di tensione, sia nazionali che locali. Il PCI, nel mese di marzo, pose nel proprio congresso provinciale il tema dell’aggiornamento dei programmi nel governo locale sulla base di una visione più attenta ai problemi dell’ambiente, in coerenza con i documenti preparatori del 18esimo congresso nazionale. Nel documento finale approvato si parlava di “ristrutturazione ecologica dell’economia”, di sviluppo qualitativo, di decongestionamento delle città, di contenimento delle logiche espansive nel consumo di suolo, e nello stesso tempo proponeva al PSI un patto per il futuro insieme ad una apertura verso i Verdi.
Queste idee, che erano in netta contrapposizione con le proposte della DC e dell’Unione Industriali che miravano ad una crescita quantitativa dei terreni e dei volumi da costruire, ponevano l’esigenza di porre dei limiti e di approndire e rivedere alcune importanti scelte urbanistiche enunciate nel programma della maggioranza PCI-PSI. La conseguenza fu che nel giro di qualche settimana le tensioni nella maggioranza si acuirono e portarono ad una difficile crisi politica, con le dimissioni del Sindaco poi ritirate a metà agosto in ragione di una ritrovata e rinnovata in tesa sul programma. Un passaggio in cui si manifestò anche una preoccupata discussione nel PCI pisano. Nel merito le questioni più significative riguardavano le prospettive del Parco Migliarino/San Rossore, del litorale (Cosmopolitan, Colonie e Porto), del nuovo Piano Regolatore del Comune. Ma sul merito di queste tornerò in un prossimo post.
Quello che invece mi interessa ricordare e far notare è intanto il livello di coinvolgimento nel confronto politico, che non si limitava agli ambiti ristretti delle segreterie dei partiti ma impegnava centinaia di militanti, nei congressi e nel territorio.
Nessun Commento