Il mese di maggio nel territorio pisano si presentò con un annuncio della Piaggio che faceva intendere che le officine meccaniche potevano essere trasferite nel Mezzogiorno. Ovvero ripartiva la questione che solo pochi mesi prima era stata bloccata dalla mobilitazione dei lavoratori e dalla pressione della politica e che nel pieno dell’estate tornerà a riscaldare il clima politico e sociale.
Ma intanto l’Italia è scossa dalle indagini e dagli arresti operati dalla magistratura di Milano. Quella che fu chiamata operazione “mani pulite” e che in quei giorni diventò il centro delle attenzioni mediatiche e delle reazioni dell’opinione pubblica. Durò più di un anno con momenti drammatici. Molti uomini politici e imprenditori furono chiamati in causa con accuse di corruzione e prese corpo una ventata enorme e diffusa di sospetto e di sfiducia verso i partiti. Gli elementi di questa sfiducia erano già presenti da prima ma “tangentopoli” li moltiplicò. Fare un bilancio e dare un giudizio è complesso, però non è possibile ignorare che alcuni germi dell’antipolitica di oggi vengono da quella fase, mentre il tema della corruzione non è affatto scomparso. I partiti più colpiti furono il PSI e la DC, ma nella rete delle indagini finirono anche esponenti del PDS. Nei democratici di sinistra si aprì subito una discussione accesa e partecipata, con molte prese di posizione delle sezioni di base. Gli organismi dirigenti a livello nazionale reagirono, dando fiducia alla magistratura, insieme alla richiesta di fare chiarezza e di mettere in campo iniziative in grado di garantire trasparenza e controllo nell’azione della politica e delle istituzioni.
Anche a Pisa la Federazione propose a tutte le forze politiche una serie di misure concrete volte a rendere più rigoroso e visibile il controllo dei rappresentanti politici nelle attività delle istituzioni, municipalizzate comprese. Fu evidente l’influenza che quel clima di indignazione, peraltro aggravato dalla strage di Capaci, sollevato dalle indagini della magistratura determinò nella vita politica italiana, a tutti i livelli. A Pisa si incrociò con gli effetti dei risultati elettorali nei principali partiti della maggioranza a Palazzo Gambacorti.
Nella DC e nel PSI si aprì una lotta interna, con dimissioni e propositi di rimpasto nella Giunta comunale, che spinse il Sindaco a chiedere l’8 maggio una verifica della maggioranza. Nei giorni che seguirono apparve chiara la volontà dell’ex-Sindaco Granchi di mettere in difficoltà il Sindaco Cortopassi con il concorso di una parte del PSI, ma tuttavia dopo un mese di riunioni la verifica del pentapartito si chiuse confermando l’alleanza e lasciando le cose come stavano prima della verifica. Il tutto avveniva in un quadro di immobilismo e di scarsa trasparenza amministrativa e con la denuncia in Consiglio Comunale del gruppo del PDS e delle altre forze di opposizione. Tuttavia nel PDS si sviluppò un forte senso di preoccupazione per gli effetti che “tangentopoli” poteva avere sulla “credibilità morale” del partito e sulla difficoltà a far partire il progetto di costruzione di un partito profondamente rinnovato.
Sul piano organizzativo si manifestarono serie difficoltà nella campagna di tesseramento. Nei primi cinque mesi del 1992 il numero degli iscritti risultava dimezzato rispetto all’anno precedente. In base a questi seri problemi la Federazione pisana decise, in assenza di indicazioni nazionali, di convocare per la metà di giugno una assemblea organizzativa provinciale, mettendo al centro della discussione una piattaforma politica che affrontava il tema del rilancio e del rinnovamento del partito, contestualmente all’adeguamento degli organismi dirigenti, con l’obbiettivo di rendere meno rigido e più aperto il confronto fra le componenti interne.
La ragione di fondo era comunque quella di perseguire un allargamento del processo partecipativo a fronte di tendenze che guardavano al partito leggero e leaderistico. Ma già in quei giorni maturarono le condizioni di una nuova fase di tensioni e di lotte politiche e sociali sul piano generale e su quello locale.
A fine giugno nacque il Governo presieduto da Giuliano Amato in un contesto di crisi economica e finanziaria assai allarmante e da noi la Piaggio fece intendere a mezza bocca che aveva fatto un accordo con il precedente Governo Andreotti per il trasferimento di alcune produzioni in Campania. Arrivò un luglio “caldissimo”.
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