Il dibattito e il clima politico in Italia all’inizio del 1993 erano caratterizzati dalla crisi di fiducia verso i partiti, che rifletteva una fase difficile dal punto di vista economico e sociale, ed era alimentata quasi quotidianamente dall’inchiesta di “tangentopoli”. Nel giro di pochi mesi cambiò profondamente il quadro politico, si dimisero i vertici dei partiti di Governo, in primo luogo quelli del PSI, in aprile si dimise l’esecutivo guidato da Giuliano Amato e fu varato il “Governo tecnico” presieduto da Carlo Azeglio Ciampi.
Sull’onda dei referendum che abolirono il finanziamento pubblico dei partiti e di una notevole spinta critica verso il sistema politico, i commentatori e gli opinionisti della politica parlarono della fine della prima Repubblica. In quel contesto in Parlamento fu definitivamente approvata la legge 81 che cambiò le norme elettorali per i Comuni e introdusse l’elezione diretta dei Sindaci. Se ne discuteva almeno da un anno. Infatti proprio a partire dalla ipotesi di approvazione di quella legge che a Pisa provammo, come PDS, a riaprire il confronto con il PSI e con i Verdi e Rifondazione Comunista sulla base di una proposta di cambiamento della maggioranza e di alternativa al pentapartito. Ovviamente si trattava di una ipotesi che puntava alla anticipazione del voto amministrativo con le nuove regole. Questo anche perché il livello di precarietà e di confusione con cui si muoveva la Giunta comunale era evidente a tutti.
A metà gennaio il Sindaco aprì una nuova verifica a partire dalle posizioni critiche di una parte del PSI e negli stessi giorni “esplose” il caso aeroporto Galilei con la denuncia di sprechi fatta dai sindacati nei confronti del presidente della Sat Ezio Corucci e l’apertura di una indagine da parte della magistratura. Cosa questa che portò il PDS a chiedere alla Regione di procedere ad un cambiamento al vertice della società che gestiva il Galilei. Negli stessi giorni il PRI, che faceva parte della maggioranza in Comune, annunciò il ritiro della sua delegazione dalla Giunta, con il dissenso dei suoi rappresentanti in Consiglio Comunale, e nella DC pisana si parlava dell’esigenza di “prendere le distanze dai signori delle tessere”.
Ciò avveniva mentre alla inaugurazione dell’anno accademico a Pisa ci furono contestazioni studentesche verso la presenza di Giuliano Amato, ancora capo del Governo, da un lato e verso il rettore Gianfranco Elia dall’altro, perché “accusato” di voler decentrare fuori da Pisa alcuni corsi universitari. In tribunale venivano assolti gli studenti della “pantera” che avevano occupato l’ex Nettuno mesi prima. In quei giorni movimentati il PDS pisano accentuò l’offensiva sui limiti dell’Amministrazione Comunale e sulla debolezza della Giunta. Lo fece il capogruppo in Consiglio Fausto Valtriani evidenziando i ritardi e la mancanza di idee sul nuovo Statuto Comunale e il partito attraverso una intervista del Segretario della Federazione. A quel punto nacque anche una iniziativa comune di tutti i gruppi di opposizione in Consiglio Comunale che chiesero le dimissioni del Sindaco e della Giunta per uscire da una situazione di immobilismo latente, con chiare inadempienze sul Piano Regolatore così come sulla operatività amministrativa.
Il Sindaco Sergio Cortopassi rispose che era da irresponsabili aprire una crisi al buio e che avrebbe sottoposto la mozione di sfiducia al voto del Consiglio, e nel caso di una riconferma della fiducia avrebbe portato avanti il suo lavoro fino alla scadenza del mandato. Erano giorni difficili per il PSI, dato che proprio agli inizi di febbraio fu chiamato in causa dai magistrati di “mani pulite” Claudio Martelli che di conseguenza si dimise da Ministro e si autosospese dalle responsabilità politiche, a cui seguirono poche settimane dopo le dimissioni di Bettino Craxi. Vi furono ripercussioni anche sull’assetto del PSI pisano e sul gruppo consiliare, con la presa di distanza di Lorenzo Bani e Costantino Cavallaro. Anche nella DC vi fu una discreta bufera che sfociò nello scioglimento e nella nascita del Partito Popolare Italiano.
Tuttavia la maggioranza del Consiglio Comunale, con un ricompattamento temporaneo, confermò la fiducia a Cortopassi e permise alla Giunta di proseguire il mandato, nonostante diversi avvicendamenti. Ma il PDS, che in quel periodo aveva sviluppato iniziative significative anche sui temi del razzismo, dell’immigrazione e del lavoro, iniziò una riflessione sul ruolo e sulla qualità del governo locale in Toscana e nel territorio pisano a partire dal congresso provinciale e regionale convocati nella seconda metà di febbraio, senza abbandonare l’idea che in vista della nuova legge sull’elezione diretta dei sindaci bisognava lavorare alla costruzione di una larga coalizione per far tornare la sinistra al governo del Comune.
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