Lascio da parte per un momento la campagna elettorale per l’elezione del Parlamento per fare alcune valutazioni su un problema serio che riguarda il nostro territorio, le sue istituzioni locali e in definiva i cittadini. Me lo suggerisce la notizia della vendita delle azioni che deteneva la Fondazione Pisa in Toscana Aeroporti a Corporacion America, che in questo modo consolida la sua posizione di maggioranza e di controllo sulla società. La motivazione data dalla Fondazione è semplice e comprensibile: si tratta di una operazione finanziaria in quanto il ruolo della Fondazione, dopo la vendita delle azioni da parte della Regione, è diventato minoritario e ininfluente sulle scelte di Toscana Aeroporti. Si tratta della stessa situazione in cui si trovano gli Enti territoriali, che detengono ancora dei pacchetti di azioni ma che sono diventati di minoranza. Ciò si è passati da una società mista a maggioranza pubblica, come era la Sat, ad una società a netta maggioranza privata. E le differenze si vedono, a cominciare dalle conflittualità che sono sorte sia con le istituzioni (Pisa Mover)che con i lavoratori (esternalizzazione di servizi).
Vengo al punto. Il modello misto a maggioranza pubblica, con un privato responsabilizzato nella gestione operativa, consentiva un corretto bilanciamento tra l’interesse pubblico e la gestione efficiente del servizi da un lato, e la trasparenza sugli indirizzi e sul controllo della società dall’altro. Allo stesso tempo ampliava le possibilità di trasferire risorse sul funzionamento di servizi per la collettività. È il modello che attuammo per la prima volta nello sviluppo della rete e del servizio del gas metano nel nostro territorio. A cavallo del duemila mettemmo a gara internazionale una quota rilevante ma non maggioritaria delle partecipazioni dell’Azienda del gas di proprietà dei Comuni. Da quella scelta nacque il modello misto che portò, attraverso intese territoriali più larghe, alla creazione di Toscana Energia, che oggi rappresenta la principale Azienda del gas nella nostra regione. I Comuni condussero quella operazione con una visione che guardava agli interessi collettivi e decisero di darsi strumenti per garantire impegno e azione unitaria nella definizione delle scelte, a cominciare da quelle strategiche. Per questo si definì un “patto di sindacato” fra gli Enti Locali finalizzato alla condivisione delle decisioni. Quel modello ha funzionato bene per anni, creando una ottima interazione nell’agire del soggetto privato (Italgas, in questo caso) con il soggetto pubblico (i Comuni) e dando forza allo sviluppo delle attività dell’Azienda, garantendo sempre una gestione senza perdite del servizio. Ora leggiamo che Italgas vuole rafforzare la propria posizione e diventare azionista i maggioranza, o comunque ottenere il controllo della società. E sentiamo dire che il Comune di Firenze si sta muovendo per consentire Italgas di diventare di fatto “padrona” di Toscana Energia, magari facendo addirittura ricorso agli stessi dividendi della società (dunque agli utili prodotti anche con l’apporto dei soci pubblici). Si tratterebbe di un ribaltamento del modello, una privatizzazione di fatto realizzata in parte sulle spalle dei cittadini, che metterebbe i Comuni e le comunità locali in una posizione di totale subalternità. Potenzialmente con una svalutazione del valore delle loro partecipazioni. Per il territorio pisano di una seconda beffa dopo quella degli aeroporti toscani. Che Firenze faccia di tutto per affermare la propria centralità (e i propri interessi) non ci sorprende. Ma che si possano far passare sotto silenzio tentativi di privatizzazione come questo mentre si fanno discorsi sulla bontà e utilità del ruolo del sistema pubblico è pura ipocrisia.
Infine una cosa buona: è arrivata con la notizia che il Ministero dei Beni Culturali ha stanziato più di 4 milioni per il recupero del complesso di Sant’Agostino in Nicosia a Calci. È il risultato di un buon lavoro fatto dal Comune, dal Sindaco Ghimenti e dall’Assessore Tordella, che hanno utilizzato il deputato del territorio per stabilire il rapporto con il Ministro Franceschini, al quale consegnarono un documentato dossier sulla Certosa e su Nicosia. In realtà oltre a fissare gli appuntamenti, ho partecipato agli incontri con il Ministro. Ma, forse perché un certo scetticismo è difficile da eludere quando si tratta di Ministeri, non pensavo che qualche risultato per Nicosia arrivasse così presto; tanto che proprio pochi giorni fa, all’inizio della campagna elettorale, sono stato a Nicosia con Nicola Fratoianni, insieme al Sindaco Ghimenti, con il proposito di ribadire una richiesta di attenzione verso il recupero di un bene culturale lasciato all’abbandono e al degrado da molto tempo. Invece, ogni tanto, è bello essere smentiti. Però si deve continuare a combattere per completare e portare in fondo il restauro.
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