Come commentare la situazione politica italiana del tempo attuale? Non è semplice perché la rete mediatica del nostro Paese ormai non fa più informazione reale, così come non si leggono più inchieste giornalistiche degne di questo nome, ma viviamo in un contesto in cui gli strumenti dell’informazione sono chiaramente condizionati dagli interessi dei vari poteri economici e dalle pressioni delle corporazioni più forti. Basta guardare al modo propagandistico ormai imperante con cui il Governo Meloni comunica la sua politica. Può dire cose false senza che nessuno provi, in tv o nella stampa, a mettere le cose in chiaro. Anzi si accetta tranquillamente che la politica si trasformi in una sorta di fiction, dove la prima donna al governo del Paese opera con decisione per salvaguardare il ruolo della Nazione, e fa di tutto, nonostante qualche eccesso legato al passato e all’ignoranza dei suoi collaboratori, per tenere ancorata l’Italia alle alleanze occidentali e trasformare la destra estrema in una forza “conservatrice”.
Insomma, si cerca di accreditare l’idea di una Meloni moderata, che pure con qualche differenza è in continuità con la politica di Draghi. Addirittura si accetta la definizione di provvedimenti indicati come favorevoli al lavoro come quelli varati il Primo maggio quando è palese che con quelle norme non si combatte ma si incentiva il lavoro precario e non si contengono ma si aumentano le diseguaglianze. Tutto ciò, su due piedi, mi provoca un forte senso di irritazione, ma poi penso che comunque le bugie hanno le gambe corte e prima o poi arriva la verifica della realtà, e soprattutto coloro che credevano speravano di trarne dei vantaggi dovranno farci i conti. Tuttavia qualche segnale di fiducia arriva dalle iniziative annunciate dalla CGIL e dalla scelta di Elly Schlein di collocare il PD sul fronte della battaglia per dare al mondo del lavoro stabilità e dignità, in primo luogo a quello condannato alla precarietà e ai bassi salari.
Sono convinto che la possibilità di rilanciare la sinistra passa da questa battaglia, sulla quale possiamo motivare e trovare parti rilevanti delle generazioni più giovani e che occorre sostenere con una forte iniziativa anche dal lato culturale. In fondo, penso, si tratta di dare sostanza alla parola d’ordine “giustizia sociale e giustizia ambientale” più volte enunciata negli ultimi anni. Due aspetti che, se si pensa al futuro, vanno considerati inseparabili e obbligano a pensare ad un nuovo e diverso modello di sviluppo e di consumi. Ma questo obbiettivo, quello di aprire la strada ad un progetto di alternativa al Governo della destra e all’egemonia del neoliberismo che tutt’ora permane nelle politiche europee, ha bisogno di una robusta iniezione di fiducia e di partecipazione. In tal senso è necessario combattere l’indifferenza e lo scetticismo, che come la delusione, hanno incrementato considerevolmente l’astensionismo tra gli elettori di sinistra. Questo va indubbiamente riportato anche sulla scala locale.
A Pisa si voterà per il Sindaco e il rinnovo del Consiglio comunale tra pochi giorni, il 14 e il 15 di maggio. Sulla costruzione delle coalizioni e sulla portata della sfida elettorale ne ho scritto già nel Punto del 12 aprile e non ha senso ripetere. Però mi pare opportuno segnalare, almeno per quanto riguarda la mia percezione, che la candidatura di Paolo Martinelli è cresciuta nella considerazione di molti settori della società pisana. Partiva da un livello di conoscenza molto inferiore a quello di Conti, Sindaco in carica, ma attraverso una campagna di contatti e di presenza nei quartieri è riuscito a coprire spazi importanti. Anche il lavoro di costruzione del programma, che ha impegnato tutte le forze della coalizione, è certamente servito a creare un positivo effetto partecipativo.
Una spinta utile è arrivata dalla manifestazione con Elly Schlein che ha visto una grande partecipazione e ho notato la presenza anche di elettori che egli ultimi anni avevano preso la via dell’astensione. Una tensione verso l’impegno politico che ho registrato anche nel lavoro della lista “Sinistra Unita per Pisa”, nata per dare un segnale di convergenza unitaria fra diverse componenti della sinistra. Negli ultimi giorni si nota, nonostante una frenesia comunicativa fatta di annunci e di inaugurazioni incomplete, un certo nervosismo nella destra, probabilmente frutto del timore di andare al ballottaggio. Questo ci dice che la partita è aperta e la possibilità di dare un colpo alla gestione neo corporativa e clientelare della destra nel governo della città è realistica, ma molto dipende dal contributo che ognuno può dare nei contatti diretti e nelle relazioni di ogni giorno.