Sono rientrato in anticipo da Roma perché l'attività parlamentare si è molto ridotta. Già due settimane orsono la Camera è stata ferma per sette giorni e il Presidente Fini aveva denunciato il problema chiamando in causa il governo. Poi si è ripreso con l'ennesimo decreto blindato e con l'ennesima fiducia. Ora ci risiamo. E' una situazione insostenibile in una democrazia parlamentare: la maggioranza impedisce l'autonomia dell'attività legislativa delle camere e obbliga il Parlamento a legiferare solo con gli atti governativi. Probabilmente la prossima settimana lavorerà solo la commissione bilancio per discutere e votare la finanziaria. Di fatto siamo di fronte ad un mutamento della costituzione materiale. In questo senso cresce l'allarme di cui abbiamo parlato più volte. Martedì non ho partecipato alla riunione della direzione nazionale del Pd perché sono rientrato in fretta e furia a Pisa per il tragico incidente del C 130 J che è costato la vita a cinque militari della 46esima Aereobrigata. Portare subito un segno di vicinanza e di solidarietà era necessario. Sabato tutta la città si stringerà intorno alle famiglie delle vittime e a tutto il personale della base pisana dell'aeronautica italiana. L'invito è a partecipare ai funerali solenni che si terranno in cattedrale. Sono tornato a Roma a direzione conclusa e ho saputo delle decisioni sugli organismi del partito. La scelta principale è stata quella di dar vita ad una segreteria di "giovani sperimentati non parlamentari" che assumeranno le responsabilità operative e quindi anche l'incarico sugli enti locali verrà attribuito in quel contesto. Confesso che un po' mi dispiace, ma tuttavia la scelta ha una sua logica e io avrò più tempo per fare altre cose.
Mi è anche dispiaciuto di non poter essere alla presentazione del volume con la raccolta dei piccoli pezzi di "Sostiene Tanfucio" usciti su Il Tirreno ( e altrove ). Mi hanno detto che c'era molta gente e l'iniziativa è stata un successo. Ho il volume edito dalla ETS e lo leggerò con la curiosità di vedere tutte insieme pillole di commenti o di giudizi viste finora, per quanto mi riguarda, solo in modo frammentato e discontinuo. Invece sabato corso sono andato a vedere la mostra su "Pisa futura. Futuribile" a San Michele degli Scalzi. Anche lì c'era un bel movimento di persone che guardavano con interesse i progetti e l'idea di città esposti nel chiostro recuperato. Una visita indubbiamente la merita. E non mancano le sollecitazioni per una riflessione sul nostro territorio, sui cambiamenti avviati e sulle opportunità da sviluppare con l'obbiettivo di migliorare la qualità urbana e la qualità della vita dei cittadini pisani.
Camminando sopra la grande pianta del territorio comunale e cercando di mettere a fuoco le aree verdi attrezzate e fruibili mi è tornata in mente una vecchia idea: perché non verificare la possibilità di far diventare l'area di San Rossore interessata dalle attività ippiche un grande polmone verde a disposizione in modo permanente dei cittadini, delle famiglie, dei bambini, della nostra città, uno spazio aperto, attrezzato, controllato e dotato di servizi, da vivere tutti i giorni. In quest'ottica lo stessa ristrutturazione dell'ippodromo potrebbe assumere una valenza rivolta non soltanto alle manifestazioni ippiche. Parliamone. Dicevo "vecchia idea" perché si tratta i una ipotesi discussa prima ancora di quando fu presentato il progetto per l'ampliamento della pista e la modernizzazione dell'ippodromo. Allora fu scartata per il timore di un danno al Parco che doveva invece puntare tutto sullo sviluppo del turismo ambientale e naturalistico. Ebbene l'esperienza di questi anni, almeno dieci, ci dice che questa opportunità, fondata su un'offerta potenziale di grande valore e originalità, non è stata attivata in modo efficace e la valorizzazione del Parco Naturale ne ha risentito. Le visite non sono aumentate e le strutture ricettive non hanno decollato, mentre una parte rilevante del patrimonio edificato esistente si sta deteriorando. Ecco perché credo che sia utile riaprire una riflessione. D'altra parte mettere al servizio della città un polmone verde così rilevante rappresenterebbe un fatto assai significativo per la qualità degli spazi dedicati alle attività ricreative e sportive. Allo stesso tempo ciò aiuterebbe il Parco nella costante battaglia contro i suoi detrattori: coloro che ritengono il Parco un peso per le possibilità di sviluppo e causa di tanti vincoli immobilistici. Finora abbiamo sconfitto questi assalti con una giusta linea di equilibrio e di sostenibilità. Che non vuol dire, appunto, immobilità. Infine a Andrea che ha chiesto di saperne di più su Giuseppe Salcioli dico di leggere l'intervento che ho fatto a Pontedera.
4 Commenti
Ti ringrazio molto Paolo, hai fatto bene a metterlo sul blog. E’ un intervento davvero bello, scarno di retorica, asciutto nella descrizione, ma al contempo passionale. Merita di essere letto. Bella poi è la maniera in cui descrivi la ricerca del riscatto di Giuseppe Salcioli dalla condizione proletaria, tramite l’affermazione culturale, tenendo sempre presenti le proprie origini operaie, che ne caratterizzavano il forte senso di provenienza, ricordando e non rinnegando. Poi la passione politica, quella didattica e il modo lucido e mai scontato di affrontare e valutare episodi e questioni. Se è vero che, come si dice, di persone così hanno “buttato lo stampo”, è altrettanto vero che il ricordo e le qualità di queste devono essere rivissuti, e soprattutto diffusi, verso chi non ha conosciuto quei momenti e soprattutto quella persona. Credo se ne possa trarre qualcosa di buono.
Invece c’è un passaggio nell’intervento, forte motivo di riflessione, che riproporrei in maniera stuzzichevole: “…come si faceva a quei tempi, il Partito faceva fare esperienze. Mi fu detto: ”. Parole arcaiche? Ultimamente, ahimè, direi proprio di sì…
Errata Corrige. Il dialogo che non appare nel mio intervento, nella frase estrapolata dal ricordo di Paolo su Giuseppe Salcioli, si trova tra il 40° e il 42° rigo del medesimo.
In “soccorso” di Andrea: la frase saltata nel suo commento è quella riportata sotto.
Mi fu detto: “Devi andare a Pontedera. A Pontedera c’è la Piaggio, la fabbrica, una realtà importante per la provincia, devi misurarti con i problemi di quel territorio”.
Ho voglia di dire la mia sulla nuova segreteria nominata da Bersani. Non ho letto le carte e, quindi, non ho chiari quali siano i compiti di questa “squadra di giovani sperimentati” per dirla con le parole prese dal sito del PD.
Se si tratta di mandare mail e fax, rispondere al telefono, organizzare agende e scrivere qualche verbale mi sembra la scelta migliore: far crescere dei giovani permettendogli di vivere il clima della “grande” politica senza caricarli di responsabilità eccessive. Se, invece, la segreteria dovesse avere responsabilità superiori allora proprio non sono d’accordo.
Ho votato Bersani per diversi motivi fra cui: 1) la sua esperienza politica e amministrativa; 2) la sua esplicita volontà di volersi avvalere di una squadra forte, anche in termini di riconoscibilità e credibilità politica, una scelta chiaramente alternativa a quella del “partito del leader” sperimentata recentemente anche dal Pd.
Durante il dibattito congressuale ho guardato con molta simpatia alla “mozione Marino”. Poi, però, ho deciso di non votarla per quei continui richiami “giovanilistici” (in vero più da parte dei sostenitori che non dello stesso Ignazio Marino) che ho trovato un po’ fini a se stessi: la politica delle “facce nuove”, in quanto tali, francamente mi attrae poco.
Ho 33 anni e, quindi, sono giovane (…credo). Però penso che la competenza e l’esperienza servano eccome: il ricambio generazione, sicuramente necessario, a mio parere si fa affiancando i giovani a persone di provata competenza ed esperienza politica e amministrativa. E non ,lanciandoli senza paracadute,in nome di un nuovismo che mi ha già abbastanza stuccato. Per capirsi, sono fra quelli che pensano che la classe politica della c.d. “prima repubblica” fosse, generalmente, assai più competente e preparata di quella attuale: essendo, appunto, giovane non ho conosciuto le scuole di partito … però penso che un po’ di scuola o apprendistato, prima di cominciare a muoversi a certi livelli, serva. Eccome.